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Trasformazione digitale nel Terzo settore. Una prospettiva della ricerca

Trasformazione digitale nel Terzo settore.
Una prospettiva della ricerca

Nel 2021, la Commissione Europea (CE) si è posta come obiettivo l’attuazione di una trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030, mirando a fare di questo il “decennio digitale” dell’Europa, in cui consolidare una certa sovranità digitale e definire dei propri standard, con una particolare attenzione a dati, tecnologia e infrastrutture.

Nel contesto di questa trasformazione, si ritiene che le tecnologie digitali, messe a disposizione di cittadini, imprese e amministrazioni, offrano un enorme potenziale di crescita. Le tecnologie digitali possono, infatti, giocare un ruolo fondamentale per migliorare il funzionamento di organizzazioni e servizi, per qualificare e valorizzare il lavoro degli operatori sociali, per rendere più accoglienti e inclusive le comunità, e per creare opportunità di protagonismo, di crescita e, nel caso di persone fragili, di emancipazione.

I potenziali benefici di una transizione digitale, se attuata in maniera opportuna, possono essere plurimi. Innanzitutto, questa transizione può incoraggiare lo sviluppo di tecnologie affidabili e capaci di garantire la massima sicurezza e promuovere un uso più responsabile degli strumenti digitali, con particolare attenzione agli aspetti etici, di privacy e di tutela dei dati personali. Inoltre, può supportare una società aperta, inclusiva e democratica e, al tempo stesso, aprire nuove opportunità per le imprese, favorendo un’economia dinamica e sostenibile, attenta ai cambiamenti climatici e alla transizione verde. Più nello specifico, le tecnologie digitali possono favorire la connessione tra persone e valorizzarne, non solo le potenzialità, ma anche le specificità e le diversità, compensando possibili vulnerabilità individuali e sociali. Non bisogna, però, sottovalutare anche il rischio di possibili effetti negativi dovuti ad una tecnologia non idoneamente progettata secondo i requisiti reali degli utenti (incluse le categorie fragili) o addirittura dovuti ad un uso improprio della tecnologia stessa che può anche, ad esempio, diventare causa di isolamento o mezzo di controllo delle persone.

Tenendo fortemente in considerazione questo duplice aspetto, i ricercatori del Centro Digital Society (DigiS) della Fondazione Bruno Kessler (FBK), impegnati nell’ambito della trasformazione digitale con attività di ricerca mirate allo sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative, applicano un approccio “hands-on”, ovvero pratico e al tempo stesso concreto e partecipativo, che punta al coinvolgimento dei vari attori interessati all’utilizzo della tecnologia stessa (o dei servizi ad essa annessi) fin dalle fasi iniziali della progettazione per basare la soluzione tecnologica su bisogni effettivi e svilupparla in base alle esigenze del contesto sociale reale.

Un esempio di applicazione di questo approccio nell’ambito della trasformazione digitale è dato dal progetto StandByMe, recentemente finanziato dalla Commissione europea, che opera nel contesto della tutela dei diritti umani e della promozione di una società più inclusiva. Specificatamente, il progetto mira a contrastare la violenza online contro donne e ragazze attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie e il coinvolgimento attivo dei giovani. Lo scopo del progetto è educare e responsabilizzare gli studenti ad agire contro la violenza online, aiutandoli ad affinare la loro capacità di individuare e contrastare queste forme di violenza. In particolare, nell’ambito del progetto, FBK è impegnata nella progettazione e realizzazione di una serie di strumenti digitali in grado di facilitare l’individuazione dell’odio e della violenza di genere sulle piattaforme dei social media. Attraverso l’utilizzo di applicazioni mobili e web, il progetto prevede la realizzazione di azioni di sensibilizzazione in forma di gioco rivolte ai giovani, finalizzate a promuovere una loro partecipazione attiva, a stimolare una riflessione sul tema, ad aumentare la consapevolezza di certe forme di violenza (in particolare, la violenza di genere) e indurre cambiamenti comportamentali positivi. Con il supporto di partner di progetto esperti nella tutela dei diritti umani (quali Amnesty International) e il coinvolgimento attivo di insegnanti e studenti provenienti da Italia, Polonia e Ungheria, i ricercatori FBK possono raccogliere i requisiti i socio-tecnici necessari alla progettazione e allo sviluppo della soluzione tecnologica proposta, puntando così ad una soluzione più rispondente alle esigenze reali.

D’altro canto, la velocità con cui le tecnologie al giorno d’oggi si evolvono inducono trasformazioni troppo rapide e pervasive per permettere una progettazione solo sulla base di uno studio prettamente “in laboratorio”: questo risulterebbe limitato fin dalla partenza, col forte rischio di sviluppare soluzioni tecnologiche che, quando messe in campo, risultano superate, insoddisfacenti o addirittura dannose.

In una visione partecipativa che vede i potenziali utenti e attori al centro del processo di co-progettazione e co-produzione di soluzioni a supporto di specifiche comunità, si ritiene che la collaborazione diretta col Terzo Settore diventi un aspetto essenziale. Solo attraverso questa collaborazione si possono studiare da vicino le caratteristiche del reale contesto applicativo, identificare i bisogni reali ed elaborare soluzioni tecnologiche che siano efficaci, soddisfacenti e veramente inclusive e, come tali, in grado di attuare veramente una trasformazione digitale.

In questa cornice, la collaborazione del mondo della ricerca tecnologica con il Terzo Settore dovrebbe mettere in atto innanzitutto l’individuazione di buone pratiche da diffondere e replicare in contesti diversi, ma anche l’attuazione di azioni esplorative alla ricerca di possibili risposte ad esigenze o problematiche ancora irrisolte. Questo permetterebbe un piano di azione ad ampio respiro, con obiettivi a breve, medio e lungo termine finalizzati ad un accrescimento e miglioramento, sia individuale, sia sociale, nei vari ambiti in cui la CE punta alla concretizzazione della trasformazione digitale, ovvero economico, educativo, sanitario, finanziario e delle pubbliche amministrazioni. 

Nadia Mana (ricercatrice) e Serena Bressan (project manager),
Centro Digital Society della Fondazione Bruno Kessler

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