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Spaccio a Rogoredo, un monito per la politica

De Facci: “Le politiche per la sicurezza rischiano di oscurare i problemi, lasciandoli intatti”

COMUNICATO STAMPA

Spaccio a Rogoredo,
un monito per la politica
De Facci: “Le politiche per la sicurezza
rischiano di oscurare i problemi, lasciandoli intatti.
La Relazione al Parlamento sulle dipendenze è passata sotto silenzio”

Roma, 15 ottobre 2018

“La situazione che si è creata a Rogoredo, la più grande piazza di spaccio d’Europa, allarma comprensibilmente l’opinione pubblica”, dichiara Riccardo De Facci, vicepresidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA). “Ma dobbiamo evitare che ciò inneschi semplicemente, come un riflesso condizionato, risposte all’insegna della sicurezza: polizia, esercito, muri, pattugliamenti e presidi. Quello che dovremmo chiederci è: chi sono le circa mille persone ¬– dai ragazzini che vanno a scuola agli anziani di settan’anni – che, ogni giorno, si recano a Rogoredo per acquistare droghe? Quale vicenda li porta lì? Di cosa hanno bisogno? Altrimenti, lasciamo i problemi intatti. Ci limitiamo a spostarli altrove.”

“Rogoredo, dove il CNCA è presente quattro giorni a settimana con una propria équipe, è diventato il simbolo di un mondo – quello delle droghe – che le istituzioni e la politica continuano a non voler vedere, a non voler conoscere”, continua De Facci. “L’ultima Relazione al Parlamento sulle dipendenze è passata sotto silenzio. Eppure le ragioni di preoccupazione non mancano: aumento delle overdose; più di 600 nuove sostanze psicoattive chimiche rilevate in Europa, acquistate spesso sul dark web; un aumento dei consumi per tutte le sostanze e contesti e per quasi tutte le fasce d’età (solo per gli adolescenti si registra una situazione tendenzialmente stabile, con una crescita però del consumo di cannabis sintetica); una presa in carico da parte del sistema che arriva mediamente tra gli 8 e i 10 anni dall’inizio del consumo di droghe; un mix di vecchie e nuove droghe presente in strada potenzialmente molto pericoloso perché non sappiamo quali effetti potrà avere. Tutto questo non si può affrontare con la forza pubblica e i cani poliziotto. O con una legge, la 309/90, con la quale si finisce per rincorrere le nuove sostanze che il mercato immette a ritmo continuo, con tempi ben più rapidi di quelli della burocrazia.”

“Dobbiamo riscrivere il sistema di intervento, fuori dalle ideologie e dalle emozioni suscitate dagli allarmi oggi su Rogoredo domani su chissà quale altro luogo”, conclude il vicepresidente del CNCA. “La priorità è puntare sui servizi di prossimità, sul creare relazioni con le persone che assumono sostanze. Non basta più nemmeno la riduzione del danno, la realizzazione di servizi di cura, bisogna favorire processi di “care”, un prendersi cura che è contatto, attenzione, dialogo e ¬– grazie a questo – presa in carico precoce. Chiediamo al governo e a tutti gli addetti ai lavori di aprire al più presto un tavolo di confronto sulla riforma del sistema di intervento.

 

CNCA
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