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“Scene pericolose”, un laboratorio su educazione e violenza

“Scene pericolose”

Spazio, relazioni e rischio nei luoghi educativi

La cooperativa Aeper di Bergamo e lo Studio Dedalo di Milano, da un paio d’anni stanno collaborando attorno a questo progetto. All’inizio del percorso, un laboratorio di formazione per operatori provenienti da diversi contesti educativi nei quali si presentavano problemi di aggressività manifesta, rispetto ai quali erano stati espressi forti bisogni di aiuto.

Progettata e realizzata quell’esperienza sulla base dell’approccio di Difesa relazionale che era stato esplicitamente convocato dalla cooperativa Aeper, si è sviluppato poi, prendendo la forma attuale, il laboratorio Scene pericolose che sta registrando un importante successo anche in altri territori.

Forti di quella esperienza, Aeper e Dedalo presentano un progetto di ampio respiro che, partendo da una nuova proposta formativa allargata all’intero territorio bergamasco, punta a raggiungere un pubblico più vasto interessato ai temi in questioni con un taglio anche culturale. Da qui l’idea di organizzare una conversazione pubblica e una giornata di studio collegate all’esperienza formativa.

La giornata di studio: Educazione e difesa

Il progetto Difesa relazionale permette di focalizzare un nesso pedagogico che rischia di sfuggire o consegnandosi all’ovvietà, oppure celandosi nelle pieghe del non detto: quello tra educazione e violenza. Il tema è ovviamente scabroso e, purtroppo, di grande attualità. Sia nel senso che l’educazione viene continuamente chiamata a far fronte alla violenza per porvi in qualche modo rimedio, sia perchè capita che vi si trovi coinvolta con delle proprie responsabilità.

Muovere alla ricerca del filo che lega educazione e violenza, significa misurarsi con temi come il potere, l’assoggettamento, il conflitto, lo scontro, la vulnerabilità, la fragilità, la forza, la seduzione. Nessuno dei quali può considerarsi a priori estraneo all’educazione. Per questo la giornata di studio proporrà di esplorarli dal punto di vista particolare del ruolo che ha, nell’esperienza educativa, la pratica della difesa. Che in quanto pratica educativa non può che essere offerta e insegnata allo stesso tempo.

Saranno chiamate a confrontarsi su questi temi alcune voci, appartenenti ad ambiti di lavoro e culture differenti e in particolare:

– prof. Ivo Lizzola, preside facoltà di Scienze della formazione, Università di Bergamo

– dott. Igor Salomone,

– dott.ssa Antonella Costantino, medico neuropsichiatra, primario reparto neuropsichiatria Ospedale Niguarda (Milano).

La giornata di studio potrà essere seguito anche in videostreaming.

Si svolgerà in data 28 Gennaio 2011, presso l’ Università di Bergamo, Facoltà di scienze della formazione, aula magna.

La conversazione Pubblica con Igor Salomone

Il progetto Difesa relazionale si muove in un orizzonte piuttosto ampio, del quale il laboratorio Scene pericolose è solo una parte. Nasce dalla sintesi originale tra il sapere pedagogico e la pratica delle arti marziali, orientandosi ad alcune domande di fondo: qual’è l’esperienza che uomini e donne della contemporaneità vivono della “difesa”? Quali sono i bisogni espressi o latenti che attendono di essere intercettati? Che rapporto c’è tra il diritto a difendersi e le ossessioni securitarie dilaganti all’inizio del terzo millennio? Se essere difesi è un diritto, in che seno lo è difender-si? e se è un diritto difendersi, è solo un diritto o anche un dovere? e in questo caso, di che dovere stiamo parlando?

Queste domande costituiranno il canovaccio della conversazione che si terrà il giorno 28 Gennaio a Torre de’ Roveri alle 18,00, tra Igor Salomone, titolare dello Studio Dedalo di Milano, esperto di arti marziali, ideatore del progetto di Difesa relazionale e il pubblico presente in sala. Il piano di ricerca che verrà presentato, offrirà un nuovo punto di vista sui bisogni di difesa, analizzandoli nella quotidianità degli incontri e indicando nell’espressività corporea la via per ascoltarli.

Laboratorio di difesa relazionale “Scene pericolose”

Aggressività e violenza appartengono a ognuno di noi e anche se non si manifestano attraverso un contatto fisico diretto, non significa affatto siano scomparse dall’orizzonte delle nostre relazioni. Il problema, semmai, è che la loro progressiva simbolizzazione, le rende più difficili da riconoscere e identificare al punto che più facile sentirsene vittime che riconoscerle nei propri gesti.

Ogni incontro è potenzialmente fonte di aggressività e violenza. Il nostro corpo lo presagisce perchè conosce la propria vulnerabilità e si atteggia sempre in comportamenti difensivi, ne siamo o meno consapevoli. Il problema non è quindi evitare di “mettersi sulla difensiva” aprendosi in modo incondizionato all’altro, anche perchè è probabile che l’altro guardi con sospetto un’eccesso di disponibilità da parte nostra. Il problema è riconoscere le strategie difensive che abbiamo sviluppato nel corso di una vita incorporandole nei nostri gesti relazionali, assumendosene la responsabilità innanzitutto e imparando a renderle più sostenibili sia sul piano energetico che su quello etico.

Difesa relazionale significa dunque ascoltare come il corpo entra in relazione avvicinandosi e, insieme, proteggendosi. E significa quindi sviluppare nuove capacità di difesa, orientandole a proteggere gli incontri, invece che a proteggersi dagli incontri.

I luoghi educativi costringono corpi per lo più estranei tra loro, a una prossimità inaudita e imbarazzante. Ci vuole un attimo. Ci vuole un attimo e i confini svaniscono, il conflitto si manifesta,lo scontro diventa un’opzione subitanea e la violenza, di qualunque genere essa sia, varca la soglia.

Non è detto che si varchi la soglia del contatto fisico, anzi, nella maggioranza dei casi lo scontro si produce poco prima, nelle sue immediate vicinanze. Ma è probabile faccia male lo stesso senza che il dolore e la paura riescano a esplicitarsi. Per questa via accade che talvolta quella soglia venga superata, nello sgomento comune per un evento che si considerava impensabile. E dunque non era mai stato pensato.

In un luogo educativo, il fatto che una parte di quei corpi si occupi della parte restante, non ne fa un luogo di per sè più sicuro. Mette in scena, piuttosto, un nuovo tipo di pericolo e farvi fronte, imparando e insegnando a evitare o, per lo meno a controllare, gli esiti violenti, è una responsabilità individuale non cedibile.

Tre giornate di formazione a cadenza quindicinale praticate in palestra con una forte prevalenza della dimensione corporea. Il contatto fisico con l’altro costituisce la via per l’esplorazione dei gesti e delle strategie difensive di ognuno. Destinato agli operatori impegnati nei contesti educativi, il laboratorio permette di comprendere che l’utente, in quanto persona in difficoltà che abita un luogo difficile, ha diritto di proteggersi. E che l’operatore di riflesso ha il dovere di proteggere l’altro, proteggendo nel contempo se stesso.

La profonda conoscenza dei luoghi educativi sulle quali poggia questa esperienza, sarà occasione per mettere in scena le situazioni più critiche per rivederle con gli occhi del corpo e la sapienza delle arti marziali cui attinge offrirà molteplici indicazioni sui gesti e le strategie possibili per prevenirle. Oppure per affrontarle quando si presentano evitando o, per lo meno, contenendo i danni.

Il laboratorio Scene pericolose si terrà nei giorni 19 Febbraio, 05 e 19 Marzo dalle 9,00 alle 18,00, a Torre de’ Roveri, Via Giovanni XXIII, 45/A presso il Centro di formazione permanente “Il Pitturello”.

Le iscrizioni sono da inviare a:
Cooperativa Sociale Aeper
Fax: 035-4132266

Scarica la scheda di iscrizione

Il materiale è presente sul sito www.aeper.itcooperativa@aeper.it

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