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Presentata l’edizione 2009 del ”Rapporto sui diritti globali”

Il CNCA tra i promotori dell’iniziativa

E’ stata presentata oggi a Roma, in una conferenza stampa, l’edizione 2009 del “Rapporto sui diritti globali”, promosso anche dalla nostra Federazione.

Pubblichiamo qui sotto un lancio dell’Agenzia Redattore sociale dedicato all’evento.

Diritti globali, situazione peggiorata: ”Cambiare paradigma culturale”

Arretramento pesante anche in Italia secondo il Rapporto 2009. Beni (Arci): ”L’alternativa non può essere rispolverare l’intervento pubblico e l’economia, ma mettere in discussione un modello di sviluppo che sta implodendo”

ROMA – Non basta rispolverare l’intervento pubblico e l’economia, occorre un netto cambio di paradigma culturale perché i diritti dell’uomo vengano rispettati. È questa l’idea portante che ha accompagnato questa mattina a Roma presso la sede nazionale della Cgil, la presentazione del Rapporto sui diritti globali 2009, una ricerca annuale sulla globalizzazione e sui diritti nel mondo a cura di Associazione SocietàINformazione e promossa da Cgil, Arci, ActionAid, Antigone, Cnca, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente. “Ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza culturale derivata da una crescente frantumazione sociale – ha affermato Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci -. L’alternativa a questo stato di cose non può essere rispolverare semplicemente l’intervento pubblico e l’economia, non può prescindere dalla messa in discussione delle basi di quel modello di sviluppo che oggi sta implodendo perché insostenibile, ma non può prescindere anche da un vero e proprio cambio di paradigma culturale, dal rovesciamento delle priorità”.

Diversi gli ambiti di ricerca di un rapporto che evidenzia un peggioramento rispetto a quello dell’anno precedente. “Il rapporto – ha spiegato Beni – evidenzia sia sul piano globale che nel caso specifico italiano un arretramento pesante sul terreno dei diritti. Sta allargandosi il divario Nord- Sud e il divario sociale nei singoli paesi, come nel nostro paese”. Oltre mille e trecento pagine per una descrizione minuziosa dei problemi dell’economia e del lavoro, la situazione del welfare, le violazioni dei diritti, la globalizzazione, ma anche i conflitti dimenticati, l’ambiente ed altro ancora, proprio per in quadrare la comunità internazionale in tutto il contesto in cui opera. “Il rapporto – ha spiegato Nicoletta Rocchi, segretario confederale Cgil – è una testimonianza di chi pur nella presentazione oggettiva e scrupolosa dei dati non rinuncia alla visione critica, segnalando i limiti, le grandi ingiustizie e alla ricerca delle possibili vie d’uscita”. E una possibile strada verso il riconoscimento e il rispetto dei diritti per tutti passa, secondo Beni, dal “ripensare l’interdipendenza fra gli umani e l’ambiente in cui vivono, fra gli esseri umani nella comunità, ridefinire l’idea di bene comune, di una nuova etica alla base di un ripensamento di un economia che sia al servizio e fondata sui diritti delle persone, sulla sostenibilità sociale ed ambientale. Un processo che non può che partire dal basso, dai territori e dalle comunità locali”.

Uno dei temi salienti quello della fame nel mondo e l’intervento dei governi per rispondere ai bisogni delle popolazioni in difficoltà, spesso carente. Dopo gli interventi per contrastare la crisi finanziaria, “non poter trovare 30 miliardi all’anno – ha detto Alice Grecchi, dipartimento comunicazione di ActionAid – per risolvere il problema della fame fa venire qualche dubbio”. Perplessità irrisolte anche per quanto riguarda il panorama italiano della cooperazione. “Le Ong in Italia – ha affermato Grecchi – raccolgono dalla società civile più di quello che il governo italiano mette a disposizione per la cooperazione. Quindi la domanda è se le Ong si stanno sostituendo allo Stato, e non deve essere così. I governi non possono delegare il ruolo di lotta alla povertà e baluardo dei diritti umani alle associazioni”. Su questi temi, però, il rapporto non dà buone notizie. “Il problema della fame è uno degli Obiettivi del millennio – ha spiegato Grecchi -, che nel 2010 raggiunge i due terzi del percorso al suo raggiungimento lo sappiamo tutti, ed è inutile far della retorica. Nel 2015 ci diremo che gli Obiettivi del millennio sono inattuabili e lo sappiamo da qualche anno. È inutile fare promesse se poi non ci sono investimenti concreti in questa direzione. La situazione è drammaticamente peggiorata. Alla fine dell’anno scorso, la Fao ha affermato che sono aumentati di oltre 75 milioni le persone che soffrono la fame”.

Secondo Maurizio Gubbiotti, coordinatore nazionale di Legambiente, infine, oggi molti dei fattori che determinano le difficili condizioni di vita per tanti esseri umani al mondo sono interconnessi, come nel caso degli sfollati ambientali. “C’è una situazione drammatica dei mutamenti climatici nel mondo che oggi ci porta a chiedere che si parli di giustizia climatica, e non solo di mutamenti climatici”. Un esempio eclatante quello della Namibia, in Africa. “Ultimamente ci sono state un numero di inondazioni tali da colpire 350 mila persone, ma questo ha causato anche la distruzione del 50% delle strade del paese africano e del 63% dei raccolti. Questo significa che 544 mila persone in questo e nel prossimo anno non avranno di che vivere. Oggi – conclude Gubbiotti – abbiamo bisogno di aprire una nuova stagione dei diritti, ambiente, salute, accesso all’acqua, lavoro”.

CNCA
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