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Occhiogrosso: ”Creiamo case di accoglienza anche per i padri”

Almeno duecento persone hanno partecipato, ieri ed oggi, alla due giorni di studio organizzata all’Istituto degli Innocenti di Firenze sul tema del “Sostegno alla genitorialità nei servizi di accoglienza madre bambino”, organizzata insieme al Coordinamento nazionale delle Comunità per Minori. Tra i numerosi relatori anche Angelo Mari, direttore generale della Struttura di Missione “Dipartimento per le politiche della Famiglia” che ha annunciato: “Stiamo ancora riorganizzando il dipartimento dopo il cambio di governo, ma molto probabilmente verranno mantenute dicitura e funzioni della struttura di missione”. Mari nel suo intervento si è soffermato su alcune questioni aperte sul tema, complesso, dei servizi di accoglienza per minori accompagnati dalle mamme: “Ci sono molte disparità tra le diverse Regioni- ha spiegato- ed è necessario un dialogo perché vengano “perequate” a livello centrale. È inoltre importante stabilire dei livelli di assistenza essenziali anche per i servizi di accoglienza madre bambino e un’integrazione tra le iniziative private e l’intervento pubblico”.

Sul palco dell’Istituto degli Innocenti anche Franco Occhiogrosso, presidente del Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza e del Tribunale per i minorenni di Bari. Nel suo intervento ha analizzato la complessa questione delle “responsabilità” all’interno di queste strutture, in bilico costante tra la tutela del diritto al genitorialità e quella dei diritti dei minori: “Queste sono strutture molto specifiche – ha spiegato – che puntano al recupero familiare, da una parte, eppure dall’altra rappresentano comunque un affidamento alla comunità. Gli operatori che ci lavorano devono essere molto professionali, e tutelare prima di tutto i diritti dei minori, accompagnando, quando non ci sia altra scelta, la madre verso una scelta di rottura: devono attenuarne il senso di colpa, ma soprattutto loro per primi non dovrebbero viverlo come un fallimento”. Occhiogrosso ha anche rilanciato un’ipotesi: “Perché non istituire anche case di accoglienza che includano i padri all’interno del percorso? Si potrebbe immaginare una prospettiva nella quale gli operatori sostengono l’intero nucleo familiare, magari prevedendo un sostegno domiciliare”. Alla due giorni ha partecipato anche l’assessore regionale alle politiche sociali della Toscana, Gianni Salvadori, che ha posto l’accento anche su un altro fenomeno, quello dell’incremento dei minori non accompagnati che hanno bisogno di ospitalità nelle strutture: “Non abbiamo ancora le condizioni sufficienti per accoglierli adeguatamente, per questo dobbiamo stare attenti a non illuderli e insieme trovare nuovi tracciati, dove quelli esistenti non hanno evidentemente funzionato”. Lucia Viti, membro del tavolo nazionale dedicato ai minori fuori famiglia ha annunciato invece: “Stiamo lavorando, a livello nazionale, per l’approvazione di un nomenclatore unico che aiuti prima di tutto a risolvere il problema burocratico delle disparità di definizione delle case di accoglienza madre-bambino”.
(30-5-2008; fonte: Redattore Sociale)
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