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Nuovo appello degli operatori sociali napoletani

Un’iniziativa del cartello “Il welfare non è un lusso”

Ormai da qualche anno il terzo settore napoletano è in stato di mobilitazione (quasi) permanente per la grave situazione che si è venuta a creare nel capoluogo campano e, più in generale, in tutta la regione.

I ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione sono da tempo del tutto insostenibili. Ora, però, mancano proprio i soldi, a causa del dissesto finanziario della Regione e delle grandi difficoltà del Comune. Le condizioni di lavoro nelle organizzazioni sociali sono sempre più precarie. E rimane assente un riconoscimento vero del ruolo e della stessa dignità del terzo settore da parte degli Enti locali.

A ottobre 2010 il cartello “Il welfare non è un lusso” – a cui aderiscono circa 150 cooperative sociali e associazioni – ha lanciato una nuova mobilitazione, che ha portato anche diversi operatori, nel mese di dicembre, a cominciare uno sciopero della fame. Ora tale coordinamento lancia l’appello che trovate qui sotto.

Il Welfare non è un lusso

Sotto la montagna di rifiuti che sta sommergendo – nuovamente – la città di Napoli e la Campania vengono seppellite molte altre drammatiche emergenze sociali. Da mesi assistiamo alla chiusura di decine di case-famiglia, di centri diurni e di strutture residenziali, luoghi accoglienti e percorsi per persone, bambini e adulti, segnate dall’abbandono, dall’abuso e dal maltrattamento, dalla povertà, dall’emarginazione, dal fallimento. Persone che soffrono di disagi mentali e fisici. Persone la cui assistenza, nella migliore delle ipotesi, ricadrà sulle famiglie o spingerà unicamente al ricorso a nuove e vecchie istituzioni totali: non solo carceri, manicomi e istituti per bambini ma anche risposte inappropriate come ospedali e cronicari. Di fatto, a Napoli sono stati tagliati oltre cento servizi territoriali e quasi mille posti di lavoro per operatori sociali.

Per noi uno Stato è civile quando è in grado di garantire i diritti inviolabili dei cittadini; assicura pari dignità sociale ad ogni persona; tutela la salute come diritto fondamentale; assicura cure gratuite a tutti; garantisce l’esercizio degli stessi diritti civili e sociali su tutti i territori del paese; promuove coesione e solidarietà sociale, rimuove gli squilibri e le ingiustizie sociali; è in grado di garantire ai lavoratori il diritto ad una retribuzione certa ed adeguata. Questi principi sono enunciati nella nostra Costituzione.

Questo non è uno Stato giusto, perché al Sud più di una famiglia su quattro vive in condizioni di povertà, perché i disoccupati sono il doppio rispetto al resto del paese, perché la spesa sociale è cinque volte più bassa della media nazionale, perché essere anziani, bambini, disabili o semplicemente cittadini al Sud significa vivere in una condizione di difficoltà, peggiore di quella del resto del Paese.

Il Comitato «Il Welfare non è un lusso», insieme agli operatori e alle operatrici sociali in sciopero della fame e ai 300 che occupano l’ex Manicomio Leonardo Bianchi di Napoli, simbolo di questa lotta di civiltà, chiede al Governo, alle Regioni e ai Comuni di evitare ogni genere di taglio alla spesa sociale in Campania, al Sud ed in tutto il Paese, di ritornare ad investire seriamente sullo stato sociale, di valorizzare il lavoro sociale, di definire con la massima urgenza un piano per il superamento dell’emergenza in Campania e l’immediata riapertura dei servizi.

Il welfare non è un lusso: le politiche sociali garantiscono il benessere delle persone, più legalità e più sicurezza nei territori. Senza il lavoro di chi tutela la salute, l’assistenza, il benessere, la socialità e la legalità, le città saranno più povere, meno sicure e più violente.

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