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No agli agenti di polizia penitenziaria negli uffici che regolano l’esecuzione della pena fuori dal carcere

La proposta è contenuta nella bozza di un decreto interministeriale. La funzione di controllo non può inficiare la funzione educativa svolta dagli assistenti sociali

 

ROMA – Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) esprime seria preoccupazione per la proposta contenuta nella bozza del decreto interministeriale relativo alla partecipazione della polizia penitenziaria alle attività di esecuzione penale esterna. Tale bozza, infatti, introduce la presenza degli agenti di polizia penitenziaria negli UEPE (Uffici di esecuzione penale esterna) ad integrazione dell’attività degli assistenti sociali.

A tal proposito, la Federazione ricorda che l’art. 72 dell’Ordinamento penitenziario, prevedendo l’attività degli Uffici di esecuzione penale esterna, ne demanda l’organizzazione al regolamento di esecuzione della legge e tale regolamento – all’art. 118 – afferma chiaramente che l’attività di controllo è prerogativa del servizio sociale. E ciò per una ragione cruciale: tenere unite risposte sociali ed attività di controllo è un prerequisito indispensabile della funzione rieducativa della pena – sancita dall’art. 27 della Costituzione – in quanto permette alle persone in esecuzione penale esterna di compiere un percorso risocializzante grazie al supporto offerto dalle assistenti sociali.

All’interno di una relazione di fiducia – sovente costruita con fatica – le persone trovano lo spazio per confrontarsi, per discutere le difficoltà incontrate ed individuarne possibili vie di superamento. La funzione di controllo svolta dalle assistenti sociali in questi contesti, dunque, non è appiattita sulla sua connotazione più negativa e formale, ma assume una valenza di supporto funzionale al proseguimento del percorso riabilitativo.

La decisione contenuta nella bozza del decreto interministeriale – qualora entrasse in vigore – rischierebbe proprio di inficiare quel rapporto di fiducia che è alla base di un percorso riabilitativo orientato a restituire ad ogni persona la responsabilità delle proprie azioni e delle proprie scelte.

“Educare non punire” non è solo uno slogan caro al CNCA, ma indica la sintesi di una filosofia di intervento che mira ad aiutare le persone ad essere più consapevoli delle proprie scelte e, dunque, più libere. L’interferenza pesante della polizia penitenziaria nell’UEPE sarebbe una vera aberrazione perché rischierebbe di nullificare il lavoro di quest’ultimo istituto, considerando che si risolverebbe in una compressione – fino all’annullamento – delle misure alternative al carcere, sulla scia securitaria della certezza della pena (intesa unicamente come pena detentiva), in netto contrasto con i veri interessi della collettività.

Non si può far finta di non comprendere che il vero bersaglio del provvedimento è la devianza povera, quella che la Cirielli esplicitamente prende di mira con il solo, prevedibile, risultato di ingrassare i costruttori di carceri, visto che i penitenziari si stanno di nuovo, sciaguratamente, riempiendo – così come era già accaduto alla vigilia dell’indulto – in forza di quella legislazione (Cirielli, Fini-Giovanardi, Bossi-Fini) che colpisce soprattutto i più deboli. Non possiamo dimenticare che i detenuti poveri aumentano di mille unità al mese, mentre quelli ricchi in carcere proprio non ci vanno.

In considerazione di quanto sopra esposto, il CNCA chiede con forza che la disposizione ipotizzata venga eliminata.

Qualora, invece, la proposta contenuta nella bozza del decreto interministeriale entrasse in vigore, la nostra Federazione sarebbe costretta a mettere in dubbio la possibilità di accogliere persone in esecuzione penale esterna nelle proprie strutture, in quanto i controlli della polizia penitenziaria interferirebbero troppo pesantemente con il sereno svolgimento delle attività terapeutiche quotidiane: la funzione di controllo non può e non deve inficiare la funzione educativa degli operatori, siano essi educatori di comunità o assistenti sociali degli UEPE.

Roma, 19 luglio 2007

CNCA
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