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Lombardia, le case alloggio per persone con Hiv rischiano di chiudere

RETTE FERME A FEBBRAIO 2005:
SENZA AIUTI IMMEDIATI E ADEGUAMENTO DELLE RETTE
LE CASE ALLOGGIO PER PERSONE CON HIV/AIDS
CHIUDONO!

CHI SIAMO
Le prime Case Alloggio per persone con HIV/AIDS sono nate alla fine degli anni ’80, nel corso degli anni ‘90 si sono diffuse in buona parte delle Province lombarde, per dare risposta alle crescenti situazioni di abbandono e di emarginazione di persone che dovevano fare i conti con l’AIDS, la sindrome allora incurabile causata dal virus HIV, e con un’epidemia ancora peggiore fatta di paure infondate, di stigma e di pregiudizio.
Per anni, abbiamo accolto e accompagnato giovani uomini e giovani donne, cercando di dare un senso e dignità alle fasi terminali della loro vita. Lo abbiamo fatto, all’inizio, con pochissime risorse ma con molta determinazione, combattendo non poche battaglie per trovare spazi accoglienti ed essere riconosciuti e per chiedere il rispetto dei diritti di ogni persona.
Se nel tempo le terapie hanno cambiato radicalmente il decorso di questa infezione per quanti hanno potuto o saputo curarsi adeguatamente, le Case Alloggio continuano ad accogliere ed accompagnare, con competenza e professionalità, persone fragili con multiproblematicità sanitarie e sociali.
Il diritto all’accoglienza nelle Case Alloggio è riconosciuto in Italia dalla legge 135 del 1990 “Piano degli interventi urgenti in materia di prevenzione e lotta all’AIDS” e sempre ribadito dalle successive norme nazionali. In Regione Lombardia le Case Alloggio sono strutture residenziali ad oggi ancora convenzionate con le singole ATS sulla base della Delibera Regionale n. VII/20766 del 16 febbraio 2005. Negli ultimi 20 anni più volte la Regione ha dichiarato di voler passare ad un regime di accreditamento ma ad oggi questa resta la norma di riferimento. Le rette stabilite con la delibera del 2005 non sono mai state adeguate all’aumento del costo della vita.

COSA È SUCCESSO DURANTE L’EMERGENZA COVID-19
Le 23 Case Alloggio Lombarde sono state letteralmente dimenticate dal sistema Regione Lombardia/ATS proprio perché strutture residenziali semplicemente convenzionate e non accreditate. Citiamo, a titolo esemplificativo, l’esclusione iniziale dai circuiti di accesso al vaccino stabiliti per le persone fragili ospiti presso strutture socio-sanitarie ma potremmo dire anche del fatto che non ci sono mai stati forniti dispositivi di sicurezza o tamponi, fatto salvo eccezioni determinate dall’attivazione di canali diretti con le singole ATS.
Soprattutto, NESSUN AIUTO ECONOMICO, RISTORO O ADEGUAMENTO DELLE RETTE È STATO PREVISTO E CONCESSO A DIFFERENZA DI QUANTO È AVVENUTO ANCORA DI RECENTE PER TUTTE LE STRUTTURE SOCIO-SANITARIE ACCREDITATE.
Abbiamo posto la questione prima all’Assessore Gallera, poi al nuovo assessore Letizia Moratti.
Ci è stato confermato che il fatto di essere strutture solo convenzionate ci escludeva dai meccanismi di sostegno previsti dalle normative per le strutture accreditate e che l’unica strada era quella di attivare un percorso rapido finalizzato all’accreditamento.
Abbiamo segnalato la situazione anche direttamente al Presidente Attilio Fontana.
I 250 posti in tutta la Regione sono forse troppo pochi per farsi ascoltare dai vari Assessori al Welfare che si sono succeduti dal dicembre 2020 e ora anche dal Presidente Attilio Fontana e dal Consiglio Regionale?
Ci è stata manifestata attenzione formale e plauso per il nostro operato e l’iter per l’accreditamento è stato avviato ma i tempi si sono prefigurati da subito lenti e lunghi.
Abbiamo ribadito più volte che la situazione economica delle Case Alloggio stava diventando sempre più insostenibile e che le ragioni formali che rendevano non possibile un aiuto tempestivo diventavano sempre meno accettabili, perché laddove esistono ostacoli di norma o di procedura è la politica a fare la differenza, se si crede davvero nel valore di certi servizi.
Con la crisi determinata dalla situazione ucraina e il contestuale aumento dei costi per l’energia e dei costi generali, parlare di insostenibilità non descrive più in modo adeguato la drammatica situazione delle NOSTRE CASE CHE SONO, DI FATTO, A RISCHIO DI CHIUSURA.

COSA CHIEDIAMO
L’UNICO AIUTO POSSIBILE per scongiurare la prospettiva della chiusura delle nostre Case Alloggio e ridare dignità al nostro operato è un IMMEDIATO CONTRIBUTO STRAORDINARIO che ci consenta di “respirare” e un SUCCESSIVO RAPIDO ADEGUAMENTO DELLE RETTE, che non può attendere la chiusura del percorso di accreditamento.
Chiediamo risposte immediate e non possiamo, a questo punto, non denunciare pubblicamente la situazione, consapevoli di quanto “piccola” sia la nostra voce e del poco peso politico della nostra vicenda, data anche la scarsa attenzione dell’opinione pubblica e della politica, sostanzialmente indifferente alla problematica HIV/AIDS, forse anche in virtù dello strisciante stigma e dei silenti pregiudizi che ancora circondano questa malattia.
Pertanto, vogliamo fa sentire la nostra VOCE DECISA E RISOLUTA MERCOLEDÌ 30 NOVEMBRE ALLE ORE 11.00 SOTTO PALAZZO LOMBARDIA: una voce decisa tanto quanto lo è stata all’inizio dei nostri percorsi, quando si trattava di difendere il diritto all’accoglienza e al rispetto della dignità di chi, per primo, è stato colpito da questo virus.

Solo se verranno a brevissimo soddisfatte queste legittime e da tempo note richieste, potremo continuare a partecipare al percorso verso l’accreditamento.
ALTRIMENTI NON CI ARRIVEREMO OPERATIVI E SAREMO COSTRETTI A DIMETTERE I NOSTRI 250 OSPITI, riconsegnandoli alle famiglie (per chi ancora le ha), alla strada o ad un sistema dei Servizi aspecifico!

Per informazioni:
Giovanni Gaiera Presidente CRCA Lombardia 3316557134 gaiera.gio@gmail.com
Maria Deghi Presidente CICA 3484737674 maria.deghi@gabbianoodv.it

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