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Le critiche alla Conferenza nazionale di Trieste

Conferenza stampa il 27 febbraio delle organizzazioni che hanno firmato il documento “A Trieste senza dogmi né pregiudizi”

Il 27 febbraio si è tenuta a Roma una conferenza stampa delle organizzazioni che hanno sottoscritto il documento “A Trieste senza dogmi né pregiudizi”.

Qui di seguito pubblichiamo i tre lanci che l’agenzia Redattore Sociale ha dedicato all’evento.

“La V Conferenza nazionale governativa sulla droga e la tossicodipendenza, per come è stata finora progettata, rischia di trasformarsi più in un puro evento mediatico che adempiere alla sue vere finalità istituzionali e alle aspettative e ai bisogni del sistema di intervento”. È l’allarme lanciato questa mattina da Antigone, Cgil, Cnca, Cnnd, Forum Droghe, Forum Salute Mentale, Gruppo Abele, Itaca Italia in vista della Conferenza nazionale sulle Droghe che avrà luogo a Trieste dal 12 al 14 marzo 2009, presso la sede Funzione Pubblica Cgil Lazio parallelamente al convegno nazionale sul tema “Ser.T. Tra nuovi consumi e vecchie risorse”.

Secondo le diverse organizzazioni l’incontro di Trieste, atteso da ben nove anni, “non si presenta come quell’occasione di confronto aperto e di interlocuzione con la politica e con il legislatore di cui si avverte la necessità”. Ma il punto nodale sembra essere un altro, e cioè quello che la conferenza non è destinata alla valutazione dell’applicazione della legge al fine di individuare eventuali correzioni dettati dall’esperienza come invece è previsto dal Dpr 309, all’art.8. “Una discussione sulle ricadute penali e sanzionatorie della normativa – si legge sul documento firmato dalle organizzazioni oggi a Roma – è necessaria in quanto la legge vigente del 2006 fu approvata in fretta come parte di un decreto legge urgente sulle Olimpiadi e con voto di fiducia, senza un opportuno dibattito parlamentare, oltre che di fronte al nuovo sovraffollamento penitenziario”.

Dall’attuale programma ufficiale previsto per la tre giorni di Trieste, diverse sono le lacune e criticità riscontrate dalle organizzazioni. Primo fra tutti il rischio che tra i centinaia di ospiti a carico del Dipartimento politiche antidroga gli operatori pubblici possano essere una minoranza. Manca, paradossalmente, il coinvolgimento effettivo dei principali attori delle politiche e dei servizi nella progettazione della stessa conferenza. Mancano inoltre, come si legge nel documento, momenti di discussione della legge e dei suoi risultati, mentre si dà spazio ad una sfilata di numerosi ministri. Altro punto di criticità la presenza di 25 sessioni di lavoro che in tre giorni non permettono un confronto reale e costruttivo.

Critiche ancora sul “non meglio identificato televoto” nella seduta plenaria finale per orientare le decisioni finali. “Un voto conclusivo – afferma il documento – per esprimere il gradimento o il consenso su una proposta è una forzatura inaccettabile che si presta a enormi rischi di strumentalizzazione”. Grave anche la scelta di escludere riflessioni sui servizi di prossimità e di riduzione del danno, “da 20 anni – spiegano le organizzazioni – presidi importanti del sistema di intervento”. Sono 250, secondo il Cnca infatti, i progetti in tutt’Italia ispirati a tale metodo di intervento con risultati documentati. Mancano, infine, riferimenti alla riduzione crescente delle risorse sociali destinate alle pratiche di accompagnamento e di inclusione sociale mentre “nello stesso tempo – spiega il documento – si assiste ad una recrudescenza della repressione nelle piazze, nei luoghi di aggregazione giovanile e nei contesti del divertimento”.

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“La politica attuale sembra avere paura di un vero confronto e l’opposizione altrettanto perché sembra non avere una propria idea unica”. È quanto ha affermato stamattina Riccardo De Facci, responsabile dipendenze del Cnca in occasione della conferenza stampa organizzata a Roma da Antigone, Cgil, Cnca, Cnnd, Forum Droghe, Forum Salute Mentale, Gruppo Abele, Itaca Italia in vista della Conferenza nazionale sulle Droghe di Trieste. Nonostante ci sia stata una prima timida reazione alle richieste del mondo dei servizi a livello organizzativo in merito alla conferenza, la politica invece chiude le porte al dialogo soprattutto in merito a temi complessi come la riduzione del danno. “Siamo orfani di una politica che di questo tema non vuol parlare – ha spiegato De facci -. Essendo eticamente sensibile, avendo paura di spaccarsi, anche come opposizione, per cui ci sarà il forte rischio di una conferenza che non sarà significativa dal punto di vista di valutazione della legge”.

Le risposte del mondo politico, rispetto ai temi portati dalle diverse organizzazioni, sono “curiose”, spiega il responsabile dipendenze del Cnca e la coincidenza della conferenza con quella dell’Unodc sul mondo delle droghe a Vienna crea alcuni dubbi. “A fronte della richiesta di discutere della riduzione del danno – ha spiegato De Facci -, il governo italiano ha scelto di arrivare a Vienna cercando di cancellare la riduzione del danno dalle politiche mondiali sul tema delle dipendenze. Non solo non se ne parlerà a Trieste, ma si cercherà di cancellarla dall’agenda dei prossimi dieci anni. La sensazione è che la sovrapposizione non sia stata così casuale. Vogliamo mantenere la buonafede sulla posizione istituzionale, ma il dubbio è forte”.

Critiche forti anche all’operato del governo in materia di droghe, di cui la conferenza di Trieste è quasi solo l’ultimo dei mali. “L’unico danno che noi temiamo è che si cerchi di far passare quello che alcuni operatori e alcune strutture, e non la maggioranza di operatori, diranno sulle droghe – ha affermato De Facci -. Ma non credo che la conferenza possa fare più danni di quello che sta facendo questo governo negli indirizzi. Non credo in danni maggiori, ma il rischio è che sia profondamente inutile”. I dubbi sulla conferenza crescono col passare dei giorni. “A dieci giorni da una conferenza nazionale – ha affermato De Facci – non esiste un vero programma, non esiste il nome dei relatori dei gruppi di lavoro, gli oggetti stessi dei gruppi di lavoro, non ci sono documenti preparatori. Si sa soltanto cosa non ci sarà”. Il rischio effettivo è infatti quello di una forte assenza di operatori del sistema pubblico, delle associazioni e anche dei consumatori, ma il Cnca avverte: “Noi proveremo ad esserci. Se però arriveranno i soliti onorevoli di turno che hanno riempito alcuni momenti perché qualcuno gliel’ha offerto, se qualcuno si presenterà con velleità da padrone della conferenza o a far passare posizioni ideologiche, il Cnca e gli altri operatori saranno presenti probabilmente con qualcosa di più delle sole parole ma anche con i fischi e le urla. Non permetteremo che il mondo delle droghe sia scritto solo da chi ha voglia di scrivere solo alcune pagine”.

Dopo tutto, non senza ironia, secondo De Facci la conferenza ha un merito: “la vacuità di quella situazione ci obbligherà ad organizzare in questo anno un altro paio di iniziative, una con le regioni e un’altra con il sistema di intervento con i sindacati e gli enti, perché l’impostazione e i contenuti non sono quelli del sistema nazionale. Il sistema nazionale merita di più. Merita un’attenzione diversa sia nei tempi che nei contenuti”.

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“Una conferenza truffa”, “ridicola per alcuni aspetti”, “organizzata con autoritarismo e centralismo, oltre che in maniera escludente”. Antigone, Cgil, Cnca, Cnnd, Forum Droghe, Forum Salute Mentale, Gruppo Abele, Itaca Italia non usano mezzi termini per definire la V Conferenza sulle droghe di Trieste e già progettano un dopo Trieste che tenga conto delle reali esigenze e della realtà dei fatti. È questa la posizione emersa in conferenza stampa oggi a Roma, durante la presentazione del documento unico firmato dalle diverse organizzazioni in vista della Conferenza nazionale sulle droghe. “Vogliamo costruire un grande appuntamento nazionale dal basso – ha spiegato Giuseppe Bortone, responsabile dipendenze della Cgil -, con le persone che ogni giorno sono impegnate in questa trincea, con le regioni che sono diventate interlocutori principali nella gestione dei servizi. Trieste è una cosa talmente ridicola per alcuni aspetti e in molti non ci andranno. Il punto è far qualcosa oltre Trieste, sui contenuti che ogni giorno si affrontano nella realtà quotidiana”.

Secondo Bortone quello di Trieste è un evento che non nasce dalla volontà di creare confronto, ma da una posizione rigida presa dal governo. “A Trieste non avremo una polifonia di interventi – ha spiegato -, ma dei megafoni che strillano slogan propagandistici e trionfalistici. Andrà glorificato ed elogiato l’asse normativo vigente. Non c’è nessun interesse ad uno studio problematico del fenomeno che turberebbe quel quadro. L’esigenza propagandistica si scontra con l’esigenza del pluralismo e della scientificità”. Dello stesso parere Claudio Cippitelli, presidente Cnnd, secondo cui durante la conferenza non ci sarà la possibilità di uno sguardo limpido sulla realtà italiana. “La rappresentazione del fenomeno – ha spiegato Cippitelli – sarà data da una parte dal sottosegretario Govanardi tutta secondo una logica etica e morale. Dall’altra, avremo una copertura scientifica soltanto dal lato delle neuroscienze”.

Anche l’associazione Itaca Italia ritiene che a Trieste non ci siano le possibilità di fare un quadro della situazione. “Come si può fare un quadro della situazione nazionale – ha affermato Maurizio Coletti – quando ci sono pregiudizialmente solo esclusioni? Di punti di vista, di proposte, di aspetti centrali dell’intervento, di punti deboli come la valutazione degli effetti della legge. L’organizzazione ha accuratamente evitato qualsiasi tipo di momento collegiale e di confronto”. Coletti, non risparmia giudizi sull’organizzazione secondo cui “la preparazione, l’accesso alla conferenza e la partecipazione sono state gestite con autoritarismo e centralismo, oltre che in maniera escludente”.

Di conferenza truffa parla Franco Corleone, segretario del Forum Droghe. “Noi come associazione denunciamo questo carattere di una conferenza truffa perché questo momento per noi aveva due nodi da affrontare. Uno era la valutazione della legge Fini-Giovanardi. Questo punto che avrebbe essere centrale nella conferenza, anche per eventuali modifiche della legge. Secondo, non si parlerà della riduzione del danno. Non si potrà parlare di somministrazione controllata di eroina, di sale da iniezione sicure, tutte cose che dalla Spagna, alla Svizzera, dall’Olanda alla Germania vengono fatte da decenni”. A questo punto si guarda già oltre Trieste. Alcune date già ci sono e si organizzano conferenze con le regioni come ha spiegato Lorena Splendori, Responsabile politiche delle dipendenze della Funzione Pubblica Cgil. “Il nostro obiettivo è quello di iniziare ad articolare a livello nazionale queste iniziative, in contesti locali. Sono state già fissate delle date, il 2 aprile saremo in Umbria per fare l’analisi della situazione nella regione, poi in altre regioni fino ad arrivare ad un’iniziativa a livello nazionale, facendo crescere dal basso l’analisi della realtà, andando a capire cosa succede nei servizi e nei contesti che i servizi rappresentano. È un processo ormai è avviato”.

CNCA
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