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La riduzione del danno non è ancora un elemento stabile del sistema dei servizi

Oggi a Roma CNCA, Arcigay e CICA hanno presentato i risultati del progetto “Pas-principi attivi di salute”

Comunicato stampa

La riduzione del danno non è ancora
un elemento stabile del sistema dei servizi
CNCA, Arcigay e CICA hanno presentato oggi
i risultati del progetto Pas-principi attivi di salute.
Realizzate indagini sui servizi di riduzione del danno in Italia
e sul chemsex

Roma, 21 febbraio 2020 – I servizi di riduzione del danno (Rdd) e di limitazione dei rischi (Ldr) sono previsti da tre anni nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) ma continuano a non trovare una collocazione stabile all’interno del sistema dei servizi offerti ai cittadini. Nel sud, in particolare, gli interventi di Rdd sono quasi assenti.
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Arcigay e Coordinamento Italiano Case Alloggio Hiv/Aids (CICA), presentando oggi a Roma i risultati del progetto “Pas-principi attivi di salute”, lanciano un appello alla politica affinché gli interventi di Rdd siano previsti in modo strutturale e continuativo in tutto il territorio nazionale.

“Le morti per overdose continuano a crescere nel nostro paese”, dichiara Riccardo De Facci, presidente del CNCA. “Nuove sostanze psicoattive arrivano sul mercato a ritmo incalzante: l’anno scorso sono state rilevate 18 sostanze totalmente sconosciute. Fasce ampie di adolescenti e giovani consumano droghe. In questo scenario abbiamo bisogno di servizi che siano in grado di agganciare precocemente le persone che sperimentano un consumo problematico delle sostanze psicoattive. Ed è proprio questo che riescono a fare gli interventi di Rdd, grazie alla loro presenza nei luoghi di divertimento, di spaccio e di consumo, alla capacità di aprire relazioni con i consumatori nei luoghi da loro frequentati. Dove sono presenti, le overdose e i ricoveri diminuiscono.”
“Per essere efficaci però”, continua De Facci, “i servizi di Rdd devono essere realizzati in modo continuativo, così da diventare una presenza riconosciuta da parte dei consumatori. E devono costruire relazioni stabili con gli altri attori coinvolti: gestori di locali e organizzatori di eventi formali e informali, forze dell’ordine, personale sanitario, istituzioni locali. L’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza dei consumatori sui rischi che corrono, limitando i danni. Un risultato che si raggiunge anche attraverso gli strumenti di drug checking, che consentono di analizzare una sostanza per sapere cosa realmente sia, risultando spesso diversa da quanto dichiarato dallo spacciatore, permettendo così al consumatore di valutare effetti e rischi e anche se assumerla o meno. Eppure il drug cheking incontra ancora troppe difficoltà burocratiche e ideologiche che ne limitano o impediscono l’utilizzo.”

“Il chemsex”, spiega Michele Breveglieri, responsabile Salute e lotta all’HIV di Arcigay, “è un fenomeno emergente per quanto ancora poco visibile, che ha una sua assoluta specificità nella sessualizzazione dell’uso di sostanze e richiama quindi la necessità di affrontarlo tenendo conto non solo degli aspetti più classici di riduzione del danno rispetto all’uso delle sostanze, ma anche degli aspetti vissuti come problematici nell’ambito della sessualità e della salute sessuale. Questo connubio di problematicità, però, incontra in Italia una doppia inadeguatezza istituzionale: da una parte l’incapacità di dare risposte ai bisogni di salute sessuale dei cittadini, per non parlare delle persone LGBTI, dall’altra l’assenza di una politica nazionale sulla riduzione del danno capace di dare risposte innovative, tempestive e flessibili a fenomeni nuovi e complessi come quello del chemsex. Solo l’informazione sui rischi e le pratiche di riduzione del danno nei contesti di incontro e l’integrazione innovativa tra servizi che si occupano di dipendenze da sostanze e servizi che si occupano di salute sessuale, in particolare in ambito LGBTI, possono dare risposte a questo fenomeno”.

“La partecipazione al progetto PAS da parte del Coordinamento Italiano Case Alloggio per persone con HIV/AIDS, una cinquantina di strutture sparse sul territorio nazionale,” afferma Paolo Meli, presidente del CICA, “nasce dalla necessità di portare l’attenzione sul rischio, troppo spesso sottovalutato, di contrarre l’infezione da HIV, in particolare nelle situazioni di perdita di controllo correlata all’assunzione di alcol o sostanze. Riteniamo che, all’interno delle strategie di riduzione del danno, occorre oggi collocare anche l’opportunità di fornire una corretta informazione sui rischi di contrarre l’HIV e le altre infezioni sessualmente trasmissibili e di mettere a disposizione il preservativo. Ma è anche importante, dove è possibile, offrire l’occasione di fare il test rapido e, in caso di positività, fornire un aggancio diretto ai centri di cura. Bisogna informare sull’opzione della PreP (Profilassi pre Esposizione, cioè assunzione di farmaci specifici da parte di persone non infette ma che agiscono frequentemente comportamenti a rischio, con l’obiettivo di ridurre le probabilità di contrarre l’infezione) e sul valore della TasP (terapia come prevenzione) che assume un’importanza cruciale grazie all’assunto scientificamente provato che le persone in trattamento terapeutico con carica virale non rilevabile, non tramettono il virus.”

Il progetto “Pas-principi di salute” si è proposto di fornire una fotografia dei servizi di Rdd e Ldr in Italia e di favorire la conoscenza e lo sviluppo di tali interventi sul territorio nazionale. A tal fine sono state realizzate quattro specifiche ricerche, un’azione di formazione rivolta ad operatori del terzo settore e dei servizi pubblici, e una serie di interventi nei luoghi del consumo e del divertimento giovanile. È stata anche realizzata una valutazione dell’impatto sociale degli interventi di Rdr/Ldr in collaborazione con un’équipe dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata.

Le quattro ricerche hanno avuto come oggetto: una mappatura dei servizi di Rdd e Ldr in Italia; un’indagine sul chemsex, un fenomeno che prevede il consumo di specifiche sostanze psicoattive nell’attività sessuale tra uomini per facilitare, migliorare e prolungare l’esperienza sessuale; una ricerca etnografica sui servizi di Rdd nei luoghi del divertimento giovanile; una ricerca etnografica sui drop in, i servizi a bassa soglia aperti soprattutto a un’utenza di persone marginali (senza dimora, stranieri anche in condizione di irregolarità…).

LA MAPPATURA DEI SERVIZI DI RDD E LDR. Sono stati rilevati 152 servizi di Rdd e Ldr. Le principali tipologie di servizio censite nella ricerca, che si riferisce al periodo 1 gennaio-31 dicembre 2017 sono: unità mobili in contesti di consumo e spaccio (come nella zona di Rogoredo), drop in (luoghi a bassissima soglia dove si può anche fare una doccia e dormire, rivolti soprattutto a un’utenza marginale, spesso senza dimora), unità mobili per grandi eventi (festival musicali, rave, free party, eventi in discoteca), unità mobili nei luoghi del divertimento giovanile (bar, pub, piazze, luoghi di ritrovo).
Dei 152 servizi censiti, 37 erano attivi in Emilia Romagna, 26 in Lombardia, 22 in Piemonte, 15 nel Lazio, 13 in Toscana, 9 in Umbria. Nel sud Italia sono stati rilevati 6 servizi in Campania, 2 in Puglia e 1 in Calabria. Nessun servizio è stato rilevato in Basilicata, Sicilia e Sardegna.
I contatti totali sono stati forniti da 122 servizi e ammontano a 381.931. Quanto, invece, alle persone entrate in contatto con i servizi, sono state in totale 33.284 (dati forniti da 116 servizi). (Il numero dei contatti è superiore a quello delle persone perché una stessa persona può essere entrata in contatto con il servizio più volte.)
Per quanto riguarda il target dei servizi, quello prevalente sono le persone che usano droghe (indicate da 133 servizi), subito dopo i giovani (76 servizi), le persone fragili (63) e le persone con Hiv (48). 41 servizi hanno indicato le persone migranti, 44 la popolazione generale.
Le persone più giovani (i minori di 25 anni) rappresentano quasi la metà dell’utenza (40%). Un quarto dell’utenza è rappresentata da persone adulte di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Le persone ultra 65enni sono utenti di case alloggio. Il 71% sono maschi, il 28% femmine e l’1% transgender. Il 75% italiani, il 25% stranieri.
I servizi sono gestiti in prevalenza da parte di organizzazioni del terzo settore (63%), i restanti da enti pubblici, anche se la titolarità del servizio è in genere pubblica, in primis delle aziende sanitarie locali.
I servizi rilevati vantano una lunga storia: la maggior parte è attiva da oltre 11 anni e solo 4 (3,4%) sono stati avviati da meno di un anno. Le attività di Rdd/Ldr sono prevalentemente a carattere settimanale (5 giorni alla settimana) con circa 4 ore di servizio al giorno. I servizi che hanno un funzionamento sporadico, ovvero 1 giorno o meno al mese, sono meno del 10%, mentre i servizi continuativi (almeno 3 giorni alla settimana) rappresentano oltre il 50% del campione.
Per quanto concerne le prestazioni offerte, troviamo in primo luogo la “distribuzione siringhe/aghi e altro materiale per uso sostanze per via iniettiva”, la “distribuzione materiale informativo sulle sostanze”, la “distribuzione di profilattici” e la “raccolta di siringhe usate”. Ma un rilievo significativo hanno anche le attività di counselling, l’invio ai servizi sociali e sanitari, le prestazioni mediche di vario genere, la distribuzione di naloxone e di kit per la riduzione dei rischi sanitari nell’assunzione di sostanze per via polmonare e la somministrazione di etilometri.

LA RICERCA SUL CHEMSEX. Sono state intervistate 16 persone con età media 38,6 anni, ma alcuni intervistati segnalano l’abbassamento dell’età media dei partecipanti agli incontri a base di chemsex negli ultimi anni, soprattutto nel contesto milanese, con l’ingresso di diversi under 25. Le persone che praticano chemsex cercano un aumento del desiderio sessuale e dell’eccitazione psicologica unita a una forte disinibizione. Le sostanze che caratterizzano il chemsex sono comunemente denominate chems (crystal metanfetamina, mefedrina, GHB/GBL) e vengono spesso associate ad altre sostanze come alcol, ketamina e cocaina. La maggior parte degli intervistati dichiara che l’attività sessuale si svolge solitamente in gruppo. Il chemsex si presenta come un rituale sociale con codici e riti specifici in cui è spesso presente un utilizzatore esperto che guida, controlla e vigila sui partecipanti. I luoghi in cui si pratica maggiormente sono le abitazioni private, spesso dopo una pre-serata in un locale.

LA FORMAZIONE. Il progetto Pas ha organizzato momenti formativi su tutto il territorio nazionale, toccando 16 città. Sono stati coinvolti oltre 1000 operatori. Alcuni di questi incontri si sono concentrati sulla Rdd nel contesto del chemsex e delle case di accoglienza per persone con Hiv. Agli incontri hanno partecipato, in qualità di docenti, rappresentanti del Consiglio nazionale delle ricerche.

GLI INTERVENTI. All’interno del progetto sono stati realizzati anche 55 interventi di Rdd/Ldr in 16 regioni, attraverso unità mobili nei luoghi di divertimento notturno formali e informali, piazze frequentate da giovani, locali e club privati, grandi eventi musicali o di altro genere, rave party non autorizzati. Gli operatori sono entrati in contatto con più di 15mila persone, la maggior parte dei quali sotto i 30 anni, e hanno erogato più di 17mila prestazioni.
La maggior parte degli interventi è stata fatta con automezzi adeguatamente attrezzati, allestendo spesso in loco spazi aggiuntivi dedicati al chill-out (rilassamento), ai colloqui riservati, all’eventuale drug-checking.
In cinque città italiane (Bologna, Milano, Roma, Verona e Palermo), poi. sono state realizzate 25 uscite sul tema specifico del chemsex.

Info:
Mariano Bottaccio – Responsabile Ufficio stampa e Comunicazione
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)
cell. 329 2928070 – email: ufficio.stampa@cnca.it

 

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