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Incontro a Foggia del Gruppo Internazionale

Sintesi riunione Gruppo ad hoc Internazionale – Martedì 19 aprile 2005 presso Comunità Emmaus (Foggia)

 

Erano presenti all’incontro:

– Armando Zappolini (Bhalobasa – Coop. Sociale Il Delfino, Pisa),

– Fabrizio Longhi (Il Cortile, Foggia),

– Carla Bartolucci (Eureka I°, Roma),

– Valentina Manco (Eureka I°, Roma),

– Gigi Nardetto (Ass. ne Maranathà Onlus),

– Matteo Calliari (Progetto 92, Trento),

– Davide Lasta (Progetto 92, Trento),

– Pina Mangifesta (Soggiorno Proposta, Ortona, Chieti),

– Simona di Stefano (Soggiorno Proposta, Ortona, Chieti),

– Margherita Locatelli (Il Cantiere Albino, Bergamo),

– Imerio Locatelli (Il Cantiere Albino, Bergamo),

– Osvaldo Belotti (Il Cantiere Albino, Bergamo),

– Fabio Ceseri (OFS – Borgo San Lorenzo),

– Patrizia Viscoso (Progetto Kairos, Puglia),

– Rossella Mianulli (Progetto Kairos, Puglia),

– Cristina Calella (Progetto Kairos, Puglia),

– Veronica Ilacqua (Cooperativa Utopia, Milazzo, ME),

– Tonino Mendolia (Cooperativa Utopia, Milazzo, ME),

– Nicola Bazzoli (Comunità dei giovani, Verona),

– Chiara Castellani (Comunità dei giovani, Verona),

– Ginetto Corradini (Bhalobasa – Coop. Sociale Il Delfino, Pisa)

– Stefania Ricci ( Servizio Civile Nazionale, Coop. Il Delfino, Pisa – Bhalobasa)

Alle ore 9.00, don Armando apre i lavori della mattina con un breve accenno alle note tecniche.

Il prossimo ed ultimo dei 3 seminari del gruppo ad hoc internazionale sulla “Economia globale e i diritti dei popoli” si terrà a Verona il 6 e il 7 giugno, probabilmente presso Corte Molon. Il programma dei due giorni sarà lo stesso sperimentato per i questi primi due seminari di Roma e di Foggia: il pomeriggio del primo giorno sarà dedicato alle relazioni di esperti esterni che porteranno il loro contributo sul tema dell’economia globale e dei diritti dei popoli e la mattina del secondo giorno sarà riservato a una riflessione interna al gruppo in merito ai temi discussi il giorno precedente. Tra i relatori che interverranno il pomeriggio del 6 giugno sono stati ipotizzati Serrano e un rappresentante di Etimos, forse Marco Santori. Sarà, inoltre, valutata la proposta di Carla di invitare a parlare qualcuno che ci faccia un quadro sugli accordi commerciali del GATT, così da avere una visione globale più ampia e più completa.

Il gruppo di Verona provvederà all’organizzazione del seminario e a contattare i relatori.

Al termine di questo ultimo seminario, faremo un piano di lavoro su come mettere insieme ciò che è emerso dai 3 seminari. L’idea è quella di arrivare a fine estate con un quadro delle cose che ci sono e che sono venute fuori per poi identificare la parole forti che ci rappresenteranno e sulle quali indirizzeremo il nostro percorso di lavoro.

Tornando al tema delle migrazioni, Armando propone di chiedere contributi e testimonianze anche a stranieri presenti in Italia, dal momento che per problemi tecnici ciò non è stato possibile all’assemblea del giorno precedente.

Dopo questa breve introduzione inizia il confronto tra i presenti.

Pina Mangifesta apre il dibattito elencando quali sono state per lei le parole chiave più significative tra le relazioni del giorno precedente:

– coinvolgimento

– vicinanza

– accoglienza

– protagonismo

Come i politici, anche noi abbiamo la “paura di avere il consenso”, che deriva dalla “paura della diversità” e sono entrambi fattori di debolezza. A questo proposito può essere interessante il libro “Lo specchio dell’altro”, dove si assiste a un rovesciamento del punto di vista, per cui tutto è visto dalla parte dell’altro. È necessario creare una cultura dal basso, mettere insieme persone diverse, per lavorare sugli obiettivi comuni di solidarietà, protagonismo, ecc. Sotto questo punto di vista sono interessanti le associazioni interetniche.

Dobbiamo fare anche una riflessione a carattere più personale: in un contesto pubblico posso accettare uno straniero che lavora con me, ma in un contesto privato (es. straniero che sposa mia figlia) quanto io posso accettarlo?

È inoltre fondamentale focalizzarci sull’affermazione di diritti e giustizia, considerando le pesanti condizioni di vita cui sono sottoposti gli stranieri.

MSF fa il punto sull’emergenza dei lavoratori stagionali. Il 75% di questi non ha contatto con le strutture di tutela e di inclusione sociale. Il problema di fondo è quello della responsabilità, nel senso che non è facile trovare un responsabile: il datore di lavoro, i sindacati, le associazioni di categoria non si fanno carico di questo problema. È difficile trovare qualcuno che si occupa di queste cose e neanche l’Ufficio Stranieri lo fa.

Al primo contatto con l’intervento sanitario ci sono il pronto soccorso o la guardia medica, ma poi c’è difficoltà di accesso a un secondo livello di assistenza sanitaria.

Il datore di lavoro potrebbe offrire un alloggio decente allo straniero, ma non lo fa e questo avviene anche perché glielo permettono. È necessario farsi valere e rivendicare i diritti degli stranieri nei luoghi giusti, cosa che finora non è stata fatta.

Un’ attenzione particolare va riservata anche al problema dei rifugiati, dal momento che in Italia manca una legge organica a questo riguardo.

Osvaldo Belotti puntualizza che è necessario fare in modo che gli immigrati acquisiscano il diritto di parola, di iniziativa, di presenza sempre più riconosciuta, di accesso ai vari servizi e di reciprocità. E’ importante rafforzare questi diritti e creare soggetti con una partecipazione politica e culturale sul territorio: non “per”, ma “con” gli immigrati.

La miopia politica continua a viaggiare sull’onda della repressione, di fronte alla quale c’è una rassegnazione anche da parte della Chiesa Cattolica. Dobbiamo costringere anche i livelli locali e regionali a uscire e a confrontarsi apertamente. Si deve andare oltre l’autoreferenzialità e creare una valenza, un’azione politico-culturale pubblica continuativa su determinati temi che vengono da azioni e da un lavoro che partono dal basso.

Carla Bartolucci afferma che la situazione è molto diversa da area ad area: c’è una differenza enorme la città di Roma e il Lazio. L’obiettivo è quello di “monitoraggio”, per individuare le varie forma di immigrazione. Carla mette a fuoco alcuni nodi critici:

– precarietà del lavoro che colpisce anche gli stessi lavoratori italiani;

– necessità di lavorare sulla Sicurezza, che essendo sotto il Ministero degli Interno, è in rapporto solo con la Questure. Questo costituisce un grosso limite, perché viene ad essere un problema solo di ordine pubblico. Dobbiamo elaborare un piano di sicurezza e di rispetto dei diritti per tutti: dobbiamo dar voce agli immigrati e non parlare per loro.

– recuperare la memoria delle esperienze italiane di immigrazione, che può avvenire mediante il racconto di un anziano o di chi oggi vive in determinate condizioni.

Fabrizio Longhi sottolinea come oggi si parla molto di immigrazione straniera e si parla di quella italiana come quella della memoria. Il fenomeno pesante dell’immigrazione straniera ha provocato l’invisibilità di quella interna, che quest’anno ha superato quella degli anni ’60. Il 100% dei giovani diplomati nei piccoli paesi della Puglia va via.

Dobbiamo, inoltre, ascoltare la voce degli immigrati e considerare la flessibilità a cui devono sottoporsi, che non gli permette di avere stabilità e le condizioni di profonda incertezza e insicurezza in cui vivono.

Nel CNCA non c’è ancora una sufficiente riflessione nel coinvolgimento degli stranieri. Se prestiamo maggiore attenzione, possiamo notare come lo stesso CNCA sia una sorta di associazione interetnica e interculturale: chi lavora con le carceri, con le tratte ha a che fare con gli stranieri.

Gigi Nardetto rilancia il tema della “memoria” e a questo proposito suggerisce un libro interessante di Giannantonio Stella, L’onda – quando gli albanesi eravamo noi. È ormai un luogo comune che va assolutamente smentito il fatto che la popolazione italiana non si sia mai trovata in questa situazione. Siamo stati trovati impreparati dall’immigrazione per i servizi sociali, insegnanti, scuole, gruppi, ecc. E’ importante lavorare sulla sfera culturale.

Dobbiamo essere capaci di separare le questioni dell’immigrazione da problematiche economico- sociali preesistenti (casa, lavoro, stato sociale, ecc) e trovare chiavi di lettura complessive.

Un altro tema da affrontare è quello dell’accoglienza dei minori stranieri: dobbiamo rispondere alle urgenze e fare un ragionamento culturale di tipo educativo.

Armando rilancia l’importanza di questo richiamo culturale e politico e un rafforzamento della memoria: molto spesso si crea una lontananza anche tra persone all’interno dello stesso territorio. L’obiettivo culturale ha lo scopo di rendere vicine persone lontane anche con processi di “inclusione segmentata”. Occorre superare questa lontananza ideologica facendo vicino l’altro.

Fabio Ceseri fa notare come anche lo stesso mercato del lavoro crei una lontananza. La legge Biagi sui contratti di inserimento lavorativo mette gli stranieri in una condizione di forte svantaggio rispetto agli stessi lavoratori italiani. Ci sono difficoltà anche per il riconoscimento dei titoli. Borgo suggerisce una riflessione su questo tema, chiedendo anche il contributo di qualche sindacalista. Dal punto di vista dei diritti anche il lavoro deve unire gli immigrati agli italiani.

MSF puntualizza il fatto che l’Italia non ha ratificato la “dichiarazione sui diritti dei lavoratori migranti e della famiglia”, emanata dalla commissione europea e emanata con risoluzione 45/158.

Gigi Nardetto precisa come la riforma del lavoro abbia reso il lavoro precario. Così come la riforma dell’obbligo scolastico è molto discutibile.

Carla Bartolucci propone anche un coinvolgimento delle aree regionali del CNCA sul tema dell’immigrazione per non correre il rischio di rimanere ad un livello troppo teorico. Carla preparerà una scheda a questo proposito, che poi verrà diffusa a tutte le regioni.

Alle ore 12.30 don Armando chiude i lavori.

CNCA
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