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Il CNCA: ”I suicidi in carcere sono omicidi mascherati”

Inutile, come fa il ministro Castelli, promettere più carceri. Le difficili condizioni di vita nei penitenziari e l’assenza di speranza nel futuro sono le vere cause di queste tragedie.

 

ROMA – Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) esprime il proprio dolore per la morte, mercoledì scorso, di Francesco Vendruccio, detenuto nel carcere di Sulmona. Se, come qualcuno afferma, tale carcere è una struttura “modello” come mai in due anni sette “suicidi”? Inoltre, non va dimenticato che circa tre anni fa anche la direttrice del suddetto penitenziario si è suicidata. Di quale modello si va parlando?

Come sia possibile definire modello un carcere dove le persone decidono di ammazzarsi risulta non solo assolutamente incomprensibile, ma decisamente insultante la dignità delle persone che in questa struttura abitano e abiteranno per anni. Il problema vero, come tutti sanno, è il sovraffollamento, l’assenza di relazioni significative, la mancata tutela della salute, un regime a-relazionale, coercitivo e violento. Risulta particolarmente grave che la quasi totalità degli istituti di pena italiani (all’incirca 235 su 250) non abbiano attivato strumenti di accoglienza per coloro che entrano in carcere, e in particolare per i giovani detenuti per reati non gravi, i soggetti più a rischio di atti di autolesionismo e suicidio.

Roberto Castelli, il Ministro di una giustizia inesistente, assicura interventi drastici senza, come sempre, scostarsi da ipotesi che non siano quella di un ampliamento degli edifici di contenimento: più patrie galere, insomma. E la certezza, oltre che della pena, anche dei tempi del giusto processo? E l’impegno a garantire la salute per tutti? E programmi personalizzati di re-inclusione sociale? E percorsi certi, generalizzati, di custodia attenuata? E, ancora una volta, quando saranno possibili e necessari gesti di “riconciliazione” tra comunità nazionale e locale e persone che sono venute meno al loro dovere di cittadinanza responsabile?

È sembrato per qualche giorno, in coincidenza con la morte di Karol Wojtyla che ne fu tra i più autorevoli sostenitori, ridecollare la discussione su ipotesi di amnistia o indulto, ma tutto è stato riassorbito all’interno della farsesca crisi di governo.

Finché perdura questa situazione – conclude il CNCA – saremo costretti a denunciare periodicamente il dramma del sistema carcere italiano, tomba di ogni possibile speranza di futuro, luogo di induzione istituzionale a valutare anche l’ipotesi del proprio suicidio.

È per questo che ogni suicidio non è altro, almeno per noi, che un omicidio mascherato.

Roma, 29 aprile 2005

CNCA
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