fbpx

Hiv Summit Italia 2009: il 55% dei sieropositivi scopre di esserlo solo quando si ammala di Aids

Si è tenuto oggi a Roma l’Hiv Summit Italia 2009, “diagnosi precoce, qualità della vita”.

Il sito dell’evento è: www.hivsummititalia2009.com.

Qui sotto riportiamo i lanci che all’evento ha dedicato l’agenzia Redattore Sociale.

Sima: ”Sballo e disinformazione, adolescenti a rischio”

Roma – L’Hiv Summit Italia 2009, in corso a Roma, dopo le dichiarazioni fatte da Benedetto XVI in Africa (“Non si puo’ superare l’Aids con la distribuzione di preservativi: al contrario aumentano il problema”), ripropone in modo forte il problema della diffusione della sieropositivita’ HIV attraverso rapporti sessuali a rischio. “Tale problema – spiega Silvano Bertelloni, presidente della Societa’ italiana di medicina dell’adolescenza (Sima) – e’ di particolare rilevanza negli adolescenti per diversi ordini di motivi: inizio sempre piu’ precoce dell’attivita’ sessuale; relazioni di coppia instabili e poco durature; attivita’ sessuale praticata senza prendere adeguate precauzioni. A questo proposito- continua- merita di essere ricordato che in Italia il primo rapporto sessuale e’ di solito spontaneo e senza alcuna protezione in oltre il 60% delle adolescenti e che -in particolare nelle minorenni- intercorre un periodo di 4-5 anni dall’inizio di rapporti completi e la richiesta di consulenza sulla contraccezione”.

Questa situazione, dunque, favorisce la diffusione dell’Hiv e di tutte le malattie a trasmissione sessuale (Mst) proprio nella fascia di eta’ 15-24 anni. Si stima, infatti, che nel mondo circa il 50% di tutti i nuovi casi di Mst, si verifichi proprio in questa eta’. “In Italia- sottolinea Bertelloni- non si hanno dati omogenei. Dal 1^ gennaio 1990 al 31 dicembre 2005 sono stati segnalati al Sistema nazionale di sorveglianza sentinella dell’Istituto superiore di sanita’, 18.243 nuovi casi di Mst tra i giovani di 15-24 anni, pari a circa il 20% di tutti i casi segnalati. La distribuzione per sesso ha dimostrato una lieve prevalenza per quello maschile (51.7%); nel 92.5% si trattava di individui eterosessuali e nel 21% di soggetti non italiani. A conferma di cio’, quasi il 50% ha riferito di non aver utilizzato alcun metodo contraccettivo negli ultimi 6 mesi. Relativamente all’infezione da Hiv, solo il 64% dei soggetti notificati per Mst ha accettato di essere testato e il 4.5% di questi sono risultati positivi, oltre un terzo di questi non sapeva di esserlo”.

La diffusione dellHiv e delle altre Mst e’ influenzata da numerosi fattori particolarmente diffusi tra i giovani. “L’eta’ precoce di inizio dell’attivita’ sessuale – continua il presidente della Sima – i partner sessuali multipli, rapporti omosessuali, basso livello socio-economico, appartenenza a minoranze etniche, disinformazione sul rischio del contagio sessuale, non utilizzo di metodi contraccettivi di barriera, concomitante uso di alcol o sostanze stupefacenti, presenza di fattori immunologici e maturativi dell’apparato riproduttivo. Vi e’ quindi la necessita’ – prosegue con forza – di una migliore informazione degli adolescenti sulle possibili conseguenze dei rapporti sessuali non protetti e sulle Mst, rafforzando il concetto della necessita’ dell’uso del profilattico e di richiesta di consulenza medica in caso di sintomi compatibili con una Mst, sull’effettuazione del test Hiv anche per poter usufruire di un trattamento precoce ed appropriato, che migliora notevolmente l’outcome e la qualita’ di vita”.

E proprio a proposito della richiesta di accertamenti per l’infezione da Hiv (Legge 5 n.135, giugno 1990), Bertelloni sottolinea quanto sia opportuno ricordare che “nessuno puo’ essere sottoposto, senza il suo consenso, ad analisi tendenti ad accertare l’infezione da Hiv, se non per motivi di necessita’ clinica nel suo interesse” e che “la comunicazione di risultati di accertamenti diagnostici diretti o indiretti per infezioni da Hiv puo’ essere data esclusivamente alla persona cui tali esami sono riferiti. La dottrina tende ad affermare come l’avverbio “esclusivamente” sarebbe da intendere “nel senso di escludere anche i genitori qualunque sia l’eta’ di chi ha chiesto l’accertamento” anche in rapporto alla capacita’ di comprensione del minore di esprimere consapevolmente la propria volonta’ in rapporto al proprio stato di salute”.

Allarme sommerso: ”Il 55% dei sieropositivi lo scopre ammalandosi”

Roma – Se negli anni 90 solo una persona su 5 (20%) veniva a conoscenza del proprio stato di sieropositivita’ al momento della diagnosi di Aids, oggi questo avviene in piu’ di un caso su due, in pratica quasi nel 60% dei casi. Si stima che siano ben 120 mila gli italiani sieropositivi che ignorano di esserlo e arrivano troppo tardi al test. Un sommerso enorme che e’ stato messo in evidenza oggi da Stefano Vella dell’Istituto superiore di sanita’, e che sara’ affrontato domani all’Hiv Summit Italia 2009 alla presenza dei politici e dei massimi esperti italiani della malattia.

“Chi vive nel Sud e nelle isole ha una maggiore probabilita’ di arrivare tardi al test rispetto a chi vive al Nord – spiega il responsabile del dipartimento del farmaco dell’Iss – mentre gli stranieri sono in assoluto coloro che hanno il rischio maggiore di fare tardi il test. Maggiore, inoltre, e’ la probabilita’ di test ritardato nei maschi e soprattutto nei non tossicodipendenti”. Vella spiega che cio’ “ha sicuramente a che fare con una bassa percezione del rischio: una persona che ha acquisito l’infezione per via sessuale, a differenza di un tossicodipendente, non ritiene di essere a rischio di infezione, anche se ha avuto rapporti sessuali non protetti con persone di cui non si conosceva lo stato di salute”.

Il problema della disinformazione e della trascuratezza sull’effettuazione del test non riguarda solo l’Hiv ma tutte le malattie sessualmente trasmesse: “Sono ben un milione, secondo i dati Oms, i casi di malattie sessualmente trasmissibili accertate in Italia- spiega Giampiero Carosi, direttore istituto di malattie infettive e tropicali dell’Universita’ di Brescia e presidente Simast- delle quali sono solo 8 mila le notificate. Ci sono persone alle quali viene fatto il test per la sifilide ma non quello per l’Hiv, e sono in aumento anche epatite C ed herpes. Anche l’incremento degli immigrati – sottolinea Carosi – spesso provenienti da paesi pesantemente colpiti dall’epidemia puo’ giocare un ruolo rilevante, soprattutto per un accesso piu’ difficoltoso a test e cure”.

L’invito rivolto alla commissione Sanita’ che nei prossimi sei mesi lavorera’ sulle linee-guida della legge 135, e’ di focalizzare l’attenzione su coloro ai quali effettuare il test, e sui luoghi piu’ adatti: “Nei centri di trattamento dei tossicodipendenti in primo luogo, persone sulle quali l’attenzione e’ calata – sostiene Carosi – nonostante pratichino piu’ promiscuita’ sessuale degli altri (oggi fanno il test solo nel 30% dei casi), poi nei centri specializzati nelle malattie infettive, dove a volte si testa la sifilide ma non l’Hiv, nelle carceri, e negli ospedali, dove – conclude l’esperto – aggiungere insieme a tante analisi anche questo test puo’ avere un costo contenuto”.

Vella (Iss): ”Il preservativo non risolve? D’accordo con il Papa”

Roma – “Per motivi completamente diversi da quelli espressi dal papa in Africa penso che comunque ci sia una parte di ragionevolezza nel dire che la soluzione all’Aids non e’ nei preservativi e concordo con lui”. Cosi’ Stefano Vella, direttore del dipartimento del Farmaco all’Istituto superiore di sanita’, risponde alle sollecitazioni dei giornalisti sulle affermazioni di ieri del papa in Africa (“Non si puo’ superare l’Aids con la distribuzione di preservativi: al contrario aumentanoil problema”, ha detto ieri Benedetto XVI in Camerun) alla presentazione dell’ Hiv Summit Italia 2009 che si terra’ domani a Roma con i massimi esperti della patologia per fare il punto sulla situazione. “I motivi del papa sono etico-comportamentali – spiega Vella – dal mio punto di vista, invece, ritengo che non e’ facile introdurre il condom in Africa. Si tratta di uno strumento molto occidentale, e’ un oggetto di gomma che non e’ facile far accettare in quelle culture. E’ difficile esportare la’ metodi occidentali. Lo strumento del profilattico e’ dalla parte dell’uomo e in Africa la condizione della subalternita’ e’ molto forte”.

Iardino: ”Bene l’ok del Senato alla mozione sulle linee guida del test”

Roma – “Sono felice per l’approvazione di questa mattina al Senato della mozione bipartisan che obbliga il la commissione nazionale Aids a tornare in Aula entro 6 mesi per presentare le nuove linee guida della legge 135 per la risoluzione del problema della diagnosi precoce e dell’accesso al test”. Esordisce felice della notizia Rosaria Iardino, presidente dell’associazione Npd Italia Onlus, network persone sieropositive, oggi alla presentazione dell’Hiv Summit Italia 2009 che si apre domani a Roma. “Il problema da affrontare – spiega Iardino – e’ che le persone sono pigre, non fanno il test, 2/3 delle sieropositive non sanno di esserlo e vanno in giro ad infettare altre persone e poi si ammalano di Aids”. La vera emergenza e’ nelle scuole, tra i ragazzini: “Ho fatto delle lezioni in una scuola occupata di Faenza e le conoscenze di questi adolescenti dell’Aids erano che: si ammalano solo gli africani, non sanno come si trasmette, pensano che possa essere eliminata con la ‘pillola del giorno dopo’. Un livello di ignoranza di informazioni – conclude – praticamente praticamente totale. Per non parlare dell’uso del preservativo, non sanno neanche come si usa”.

Aids, ecco il manuale del Comitato internazionale Cri: ”Sì alla riduzione del danno”

Dopo l’Oms, l’Unaids e l’Unodc anche la Croce Rossa si unisce alle voci che vedono nelle politiche di riduzione del danno il mezzo più efficace per prevenire la diffusione dell’Hiv/Aids: ”No a pregiudizi, ideologie e paternalismo”

ROMA – Dopo l’Oms, l’Unaids e l’Unodc (Ufficio delle Nazioni unite per crimini e droghe), anche il Comitato internazionale della Croce Rossa si unisce al coro di voci a sostegno delle politiche di riduzione del danno, ormai universalmente riconosciute come il mezzo più efficace per prevenire i danni da abuso di sostanze e contenere la diffusione dell’Hiv/Aids. In un manuale del Cicr (http://www.icrc.org/Web/fre/sitefre0.nsf/html/p0953) sono dettagliatamente descritte strategie e attività. Importanti le raccomandazioni relative alle prigioni, frutto dell’esperienza derivante dall’aver visitato oltre 500 mila detenuti nel 2008 in tutto il mondo: terapie sostitutive (metadone e buprenorfina); distribuzione di aghi e siringhe sterili; fornitura di varechina per sterilizzare aghi e siringhe; disponibilità di profilattici. Secondo Massimo Barra, vicepresidente della Croce Rossa Internazionale (Commissione Permanente), “il documento ci conferma che solo un atteggiamento basato sulle evidenze scientifiche e scevro di ideologie e preconcetti deve ispirare il mondo nell’intraprendere azioni di lotta all’Hiv/Aids e pianificare programmi di riduzione del danno derivante dall’uso di droghe, e si affianca al manuale ‘Spreading the light of science – guidelines on harm reduction related to injecting drug use’ con cui la Federazione Internazionale già nel 2003 suggeriva alle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa di superare pregiudizi di tipo paternalistico e di intraprendere, tra le iniziative di lotta alla droga quelle di provata efficacia”.

Prevenzione, riduzione del danno e terapia non sono in antinomia tra di loro. Come ha recentemente scritto l’Unodc, “la riduzione del danno è stata fatta divenire senza necessità una questione controversa come se ci fosse una contraddizione tra prevenzione e trattamento da un lato e riduzione delle conseguenze sociali e di salute dall’altro. Questa è una falsa dicotomia. Esse sono complementari”.

CNCA
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare. Inoltre, questo sito installa Google Analytics nella versione 4 (GA4) con trasmissione di dati anonimi tramite proxy. Prestando il consenso, l'invio dei dati sarà effettuato in maniera anonima, tutelando così la tua privacy.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy
X