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Giovani: un bene in comune

All’incontro organizzato dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Roma e dalla rete Iter ha partecipato anche don Zappolini

Pubblichiamo una nota di Massimo Ruggeri, del Gruppo Giovani Politiche del CNCA, sul seminario “Giovani: un bene in comune. Un patto per nuove politiche giovanili nelle città”, organizzato nella capitale, il 26 ottobre, dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Roma e dalla Rete Iter, un’associazione di enti locali e associazioni non profit. 

Negli ultimi anni si è definitivamente affermata la consapevolezza che la crisi del Paese è strettamente collegata con la condizione dei giovani. Le politiche giovanili sono necessarie e determinanti per uscire da una crisi che non è solo economico-finanziaria, ma di prospettive.

Senza un rinnovato senso di fiducia, di responsabilità, di cura del bene comune, senza coesione e partecipazione non è possibile immaginare un qualche futuro. È urgente, dunque, mettere al centro dell’attenzione la questione giovanile, perché l’esclusione dei giovani dal lavoro o dalle responsabilità di cittadinanza non impoverisce solo loro, ma tutto il Paese.

In questo percorso le reti diffuse a livello locale e nazionale hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale per camminare insieme. Esse, nella ricchezza delle loro diversità, sono in grado di aggregare risorse, scambiare pensieri e prassi, favorire la partecipazione diretta delle giovani generazioni.

Con questa iniziativa – promossa congiuntamente dall’Assessorato alle Politiche giovanili di Roma Capitale e dalla Rete ITER – si è voluto riflettere con i responsabili e gli operatori delle Istituzioni territoriali e delle Reti nazionali sulla strada da percorrere insieme, per dare un futuro alle politiche dei giovani.

 

Dall’intervento di Marco Mietto, rete ITER

Ad uscire dalla crisi pare non bastino interventi economici, finanziari, politici.

Mentre peggiora la condizione giovanile, emerge il timore che si tratti di crisi di civiltà, dei suoi valori e delle sue credenze.

Si reclama la necessità di  rinnovare “la tensione al bene comune”, virtù civiche, ethos civile condiviso, estetica dei diritti e dei doveri.

In questo passaggio/conflitto sembra  aprirsi nuovo spazio per Politiche Giovanili che sviluppino insieme/contemporaneamente (in un unico processo), capitale sociale, capitale territoriale,  capitale umano e capitale civico: perché una cultura della cittadinanza democratica, una democrazia partecipativa effettivamente inclusiva e non d’élite sono NECESSARI per uscire dalla crisi.

Le politiche giovanili della fiducia possono ricostruire gli argini etici che tengono insieme gli uomini, agendo contro la privatizzazione dei poteri decisionali.
 


Dall’intervento di don Armando Zappolini, CNCA (in rappresentanza  di diverse Reti nazionali del settore non profit)

Per uscire dalla situazione attuale  c’è bisogno di un nuovo “patto sociale” che ridia spazio e prospettiva al ruolo dei giovani nella società.

La posizione dei giovani nella società non è un fatto privato, che riguarda il singolo individuo, ma un aspetto che riguarda tutta la società in quanto incide sulle prospettive di sviluppo di un territorio e sulle dimensioni dell’inclusione e della coesione sociale.

I giovani sono, oggi, tra i soggetti vulnerabili più esposti in termini di precarizzazione/esclusione dal mercato del lavoro, di compressione del “peso” politico e sociale, di allontanamento dai processi decisionali. Gli effetti di questa fragilità si stanno già manifestando in un’ampia “fuga” dei giovani dalla nostra società.

Le “giovanili politiche” investono sui giovani come strategia per un cambiamento della società.  Legalità, cittadinanza attiva, auto imprenditorialità, autonomia, sviluppo sostenibile, capitale sociale… sono le parole chiave di un “discorso” sulla società: partire dai giovani, con i giovani,  per superare quei meccanismi autoreferenziali che oggi non permettono di trovare soluzioni di lungo respiro alla crisi.

Oggi le politiche giovanili hanno significato solo se prevedono il concorso di tutti: giovani, istituzioni, società civile…

Il ruolo, la funzione e la responsabilità oggi di chi è prossimo ai giovani, di chi è sul campo e agisce sul campo è quello di attivare e promuovere le precondizioni e i fattori che costituiscono l’attivarsi di questi luoghi di apprendimento, dove l’interazione nella riflessione e nella prassi genera valore sociale. E il valore sociale genera valore civico.

CNCA
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