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Giorno della Memoria. Nello specchio del passato, il presente diviene più nitido

Dichiarazione di Lucio Babolin sulla Giornata della Memoria 2008. “Le leggi razziali di fatto prepararono l’Olocausto anche in Italia”. Le parole pronunciate dal capo dello Stato qualche giorno fa ci ricordano che la Shoah riguarda la nostra storia assai più che quella di altri Paesi.

Sessanta anni fa, infatti, il 25 luglio 1938, veniva definitivamente licenziato il Manifesto degli scienziati razzisti, caposaldo di quei provvedimenti antisemiti e razzisti che il governo fascista di allora promulgò in rapida successione con il benestare della stessa monarchia: «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista», «Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri», «Dichiarazione sulla razza» (tutti approvati con regio decreto in quello stesso anno).

Forse, nell’istituire questa Giornata della Memoria – che ricorre il 27 gennaio – avremmo dovuto tenerne conto e non limitarci a fissarla – come hanno fatto altri Paesi e la stessa Onu – nel giorno in cui l’Armata rossa abbattè i cancelli di Auschwitz, nel 1945. Avevamo, noi italiani, altre date a disposizione, ben più gravi e significative.

E’ dunque, il nostro, un Paese in cui il ricorso al capro espiatorio – strumento assai usato nella vita politica e sociale – è arrivato fino a un punto particolarmente alto di barbarie, fino ad ipotizzare – a sostenere – l’eliminazione di un intero popolo.

La memoria serve, prima di tutto, a ricordare le proprie responsabilità, a non rimuoverle e a non minimizzarle (semmai scaricando tutto sul potente alleato di allora e sulla “follia” del suo fuhrer). E, nel contempo, è esercizio necessario e prezioso dinanzi ai tanti fenomeni di discriminazione e di razzismo che attraversano sempre più le nostre società, la vita delle nostre città oggi. Razzismo che, in parecchi casi, prende la forma di un vero e proprio antisemitismo, con il consueto repertorio di paranoia e falsificazioni; in altri, invece, si accanisce contro soggetti che, per ragioni precise, si prestano bene a divenire bersagli di paure e violenze. Il catalogo delle “alterità” spiacevoli e/o pericolose si sta di molto allungando: dagli immigrati ai “romeni”, dagli “islamici” ai mendicanti.

Le paure che attraversano i luoghi in cui viviamo, i nodi irrisolti della convivenza civile, di un tessuto sociale disconnesso e, a volte ferocemente, individualista favoriscono stereotipi sbrigativi e insieme solidissimi, raid repentini, risentimenti profondi.

La Giornata della Memoria ci ricorda tutto questo: non riguarda solo gli ebrei, riguarda soprattutto noi stessi. Nello specchio del passato, il presente diventa più nitido.

Lucio Babolin

Presidente nazionale CNCA

CNCA
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