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Ddl Carfagna, un altro colpo ai diritti di tutti

Presa di posizione delle organizzazioni promotrici della manifestazione del 13 dicembre

COMUNICATO STAMPA

Manifestazione oggi in piazza Farnese a Roma

Ddl Carfagna sulla prostituzione:
un altro colpo ai diritti di tutti

La protesta – e le proposte – di chi si batte per la tutela delle prostitute
e per aiutare le vittime di tratta e di grave sfruttamento

Roma – Un No fermo e deciso al disegno di legge Carfagna sulla prostituzione, di cui si chiede il ritiro immediato non essendo nemmeno emendabile. Sono state tante le organizzazioni che si sono date appuntamento oggi a Roma, a piazza Farnese, per esprimere la propria contrarietà al provvedimento del Governo e per ribadire che un altro modo di gestire la questione prostituzione non solo è possibile, ma è portato avanti da anni, pur con fatica, da chi è impegnato in favore dei diritti delle persone che si prostituiscono o sono costrette a farlo. Un “modello italiano” che ha fatto del nostro Paese il punto di riferimento internazionale in materia di prostituzione e tratta e che dovrebbe, appunto, essere maggiormente sostenuto invece che, di fatto, compromesso con la normativa approvata in Consiglio dei ministri. Un errore anticipato da quei sindaci che hanno emesso le loro ordinanze “anti-prostitute”.

Promotori dell’iniziativa sono stati numerosi enti con storie e matrici culturali anche molto diverse: ARCI, ASGI, Associazione Cantieri Sociali, Associazione Giraffa, Associazione La Strega da bruciare, Associazione Libellula, Associazione Naga, Associazione On the Road, Associazione radicale Certi Diritti, Associazione Transessuali Napoli, Circolo Mario Mieli, Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, Consorzio di cooperative sociali “GESCO Campania”, Cooperativa sociale Dedalus, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Coordinamento Transessuale “Silvia Rivera”, Gruppo Abele, Movimento di Identità Transessuale (MIT), PIAM Onlus, Provincia di Pisa, Rivista “Carta”, Sexyshock, Ufficio pastorale Migranti Piemonte.

Il disegno di legge e le ordinanze, di fronte ad un fenomeno sociale complesso quale la prostituzione, prevedono una unica, semplicistica, ingiusta ed inefficace misura: il divieto di prostituzione in strada.

I promotori della manifestazione hanno sottolineato, prima di tutto, il fatto che “questo disegno di legge riguarda tutti noi, ogni singolo cittadino”, e non solo le prostitute e le associazioni del settore. Questo perché quando dinanzi a problemi sociali rilevanti si ricorre alla tecnica del capro espiatorio e a colpire i più deboli e i più indifesi, la democrazia stessa viene messa in pericolo. Sotto attacco non ci sono soltanto le prostitute – o, per altro verso, i rom o gli immigrati in genere – bensì il quadro stesso dei diritti, con pesanti ricadute per una vasta parte della popolazione.

In secondo luogo, i promotori hanno sottolineato la gravità di un provvedimento che criminalizza proprio quei soggetti che si afferma di voler aiutare: donne e minori, maschi e femmine, che in strada sono spesso soggetti alla tratta e allo sfruttamento; transessuali discriminate che non hanno alternative, donne italiane e straniere in difficoltà.

Ma le misure previste sono ingiuste e inefficaci anche perché:

– l’effetto dei divieti sarà di spostare al chiuso di appartamenti e locali notturni chi si prostituisce, aumentando l’invisibilità di chi è sfruttato, che non potrà esser raggiunto dalle unità di strada degli operatori e neppure dalle forze dell’ordine;

– sarà impedito alle associazioni che operano in strada il lavoro di prevenzione e tutela della salute che abitualmente svolgono, con gravi danni non soltanto per le persone che si prostituiscono ma per l’intera collettività;

– spingere ancora di più nel sommerso la prostituzione, significherà inoltre creare situazioni di disagio in condomini e quartieri;

– si va a distogliere l’attenzione delle forze dell’ordine e della magistratura dalle indagini relative ai reati di sfruttamento della prostituzione e tratta di esseri umani.

“Spostare” la prostituzione dalla strada a luoghi chiusi o più periferici (e dunque più pericolosi), nascondendo il fenomeno secondo il principio ipocrita e ben noto per cui ciò che non si vede non è peccato (e non disturba gli elettori) è dunque inutile e dannoso.

Il disegno di legge, inoltre, prevedendo forme di rimpatrio accelerate e semplificate per i minori che si prostituiscono, si pone in netto contrasto con quanto previsto a livello internazionale per la protezione e tutela dei minori.

Infine, le organizzazioni promotrici hanno presentato le proprie proposte, che il Governo non ha nemmeno voluto ascoltare prima di varare il suo disegno di legge:

attivare, dove i cittadini manifestano il proprio disagio per la presenza della prostituzione, azioni di mediazione sociale che, coordinate dagli Enti locali e condotte dalle associazioni, permettano di affrontare le ragioni dei conflitti e di trovare insieme soluzioni ragionevoli e soddisfacenti per tutti i soggetti coinvolti;

prevedere opportunità alternative – sostegno sociale e inserimento lavorativo – a chi vuole abbandonare la prostituzione;

offrire una reale tutela alle vittime di tratta e di grave sfruttamento garantendo loro il pieno accesso all’assistenza e al permesso di soggiorno come sancito dall’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione e dalla legge 228/2003 contro la tratta di persone, oggi non sempre applicati correttamente;

impegnare le forze dell’ordine e gli apparati giudiziari nel contrasto alle reti criminali, potenziandone l’azione ed evitando perciò di usare il diritto penale contro prostitute e clienti;

– formare le forze dell’ordine a riconoscere le persone sfruttate e ridotte in schiavitù.

I promotori chiedono al Governo di aprire un tavolo in cui siano rappresentati tutti i soggetti più autorevoli nel campo della prostituzione e della tratta, con l’obiettivo di ripensare norme e politiche alla luce di quanto è stato compreso grazie agli studi più autorevoli e alle esperienze più significative, rinunciando così a pericolose e inutili scorciatoie demagogiche.

Roma, 13 dicembre 2008

CNCA
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