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Costruiamo la città dei diritti umani!

Iniziativa di Tavola della pace, Coordinamento Enti locali per la pace, Libera, CNCA, Gruppo Abele, Strada Facendo, Avviso pubblico

I diritti umani devono essere “il cuore” dei programmi politici delle elezioni che si terranno il 6 e il 7 giugno. È questo l‘appello lanciato questa mattina a Roma, attraverso la campagna “Costruiamo la città dei diritti umani”, da diverse organizzazioni, come Libera, la Tavola della pace, Strada Facendo, il Cnca, il Gruppo Abele, il Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani e Avviso Pubblico. “Non si tratta di uno slogan, ma di un preciso programma politico”, sottolinea Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, “perché le elezioni amministrative sono più importanti di quelle europee, anche se nessuno ne parla. Verranno elette persone che avranno la responsabilità di guidare le realtà locali, in un momento difficile di crisi, e devono esserne all’altezza. Questa iniziativa nasce anche come reazione all’indignazione, che speriamo cresca nel paese, di fronte alle leggi razziste che si stanno costruendo e che rappresentano una palese violazione dei diritti umani”.

E per realizzare questo ambizioso progetto, secondo le organizzazioni che aderiscono all’iniziativa, bisogna ripartire da una diversa gestione della cosa pubblica. “Il sindaco deve diventare il difensore dei diritti di ogni cittadino”, sottolinea Adriano Poletti, vicepresidente del Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani e sindaco di Agate Brianza. “Dobbiamo puntare sulla vicinanza e l’ascolto, come metodo amministrativo”. “La politica è lontana dai problemi della gente”, aggiunge Joli Ghibaudi, del Gruppo Abele, “bisogna ridurre la forbice tra i cittadini e gli amministratori delle città”. Altro punto fondamentale, sottolinea Tonio Dell’Olio di Libera, “è fare rete”, non solo a livello locale e nazionale, ma costruendo rapporti che vanno oltre i confini italiani. “Abbiamo portato avanti uno scambio di buone prassi e conoscenza tra il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, costretto a vivere sotto scorta per minacce mafiose e il primo cittadino di Medellin in Colombia, una città simbolo dei cartelli del narcotraffico, dove si stanno verificando violazioni gravi dei diritti umani e infiltrazioni della mafia all’interno delle realtà amministrative”. “Fare rete in questo senso dà più forza”, continua Dell’Olio, “È necessario rimuovere gli ostacoli allo sviluppo, e la criminalità organizzata lo è, così come i narcotrafficanti in Colombia”. “Ho deciso di andare a Medellin anche se sapevo di correre un rischio ma è stata un’esperienza importante”, ricorda Rosario Crocetta, “Mi sono identificato con quella situazione e alla fine dell’intervento, che ho tenuto per una manifestazione, una donna si è avvicinata a me con la foto dei figli, rapiti per essere arruolati dai narcotrafficanti e mi ha detto ‘resta qui’. Era la prima volta che sentiva parole di libertà. Le mafie hanno dappertutto le stesse caratteristiche, ma questa è una battaglia possibile e che va fatta denunciando sempre di più. L’Italia -continua- non è uno stato di diritto se accetta che 1/3 del paese sia sotto il controllo della criminalità organizzata “.

E la lotta alle mafie è anche alla base dell’associazione Avviso pubblico, che racchiude 180 comuni. “Nella mia città negli ultimi dieci anni si sono verificate importanti violazioni dei diritti umani e il consiglio comunale è stato addirittura sciolto per infiltrazione mafiosa”, sottolinea Giovanni Di Martino, vicepresidente dell’associazione e sindaco di Niscemi. “Dove ci sono diritti negati non ci siano cittadini liberi, perché la libertà di impresa è condizionata, il lavoro è controllato e si crea un contesto in cui aumenta la povertà. Per questo è importante portare avanti questa campagna: riconoscere i diritti umani è riconoscere la libertà di tutti i cittadini”.

(7-5-2009; Fonte: Redattore Sociale)

CNCA
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