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Corridoi umanitari, il CNCA accoglie due famiglie siriane con persone disabili

Accordo con la FCEI. Don Zappolini: “Una risposta a chi vuol far credere che l’accoglienza è impossibile e a chi infanga le ong”

COMUNICATO STAMPA

Corridoi umanitari, il CNCA accoglie due famiglie siriane con persone disabili
Accordo con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
Don Zappolini: “Una risposta a chi vuol far credere che l’accoglienza è impossibile e a chi infanga le ong”

Roma, 28 aprile 2017

Sono arrivate questa mattina a Roma, insieme a tanti altri connazionali, le due famiglie siriane inserite nel progetto dei “corridoi umanitari” – promosso dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI) e dalla Comunità di Sant’Egidio e finanziato con i soldi dell’Otto per mille valdese – che verranno ospitate in centri aderenti al Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA). Ad accoglierle la vicepresidente del CNCA, Marina Galati, e i rappresentati delle due associazioni – “Il Gabbiano” di Lecco e la Comunità Emmaus di Foggia – che si prenderanno cura dei due nuclei familiari.

“Abbiamo risposto con entusiasmo alla proposta che ci è stata fatta dalla FCEI di partecipare alla splendida iniziativa dei ‘corridoi umanitari’ accogliendo in strutture aderenti alla nostra Federazione famiglie al cui interno ci sono persone con disabilità”, dichiara don Armando Zappolini, presidente del CNCA. “Le due famiglie arrivate oggi a Roma – in tutto otto persone – hanno, una, due figli con disabilità e, l’altra, il padre disabile. Ci è parsa subito una risposta concreta a chi afferma, mentendo, che non è possibile ospitare migranti senza creare problemi per le comunità locali. Il problema non è dato dai rifugiati, e dal loro numero, ma dal pervicace rifiuto da parte della politica di mettere in piedi un sistema strutturale ed efficace di accoglienza dinanzi a una questione – quella delle migrazioni – che non ha niente di emergenziale, ma è piuttosto uno dei tratti più importanti della nostra epoca.”

“Per questo”, conclude il presidente del CNCA, “si resta ancora più sorpresi e indignati quando, di fronte a precise e gravi responsabilità istituzionali – più volte denunciate dalle associazioni e dagli addetti ai lavori –, si deve assistere a un ribaltamento delle responsabilità, mettendo sul banco degli imputati proprio coloro che hanno coperto i buchi delle istituzioni, prime tra tutte le ong che evitano le morti in mare di tanti esseri umani. E spiace vedere che persino un procuratore della Repubblica lancia accuse infamanti senza avere alcuna prova, venendo così meno al suo dovere di intervenire tramite atti giudiziari. Salvare vite umane è un dovere e, ovviamente, chi a quest’obbligo non vuole sottrarsi mette in atto le strategie più efficaci per farlo, va incontro a chi è in pericolo, non aspetta che naufraghi alla ‘giusta distanza’ per intervenire. Ci pare che questa vicenda non sia altro che l’ennesimo capitolo di un dibattito politico sempre più imperniato sulle macchine del fango, con cui si sollecita il risentimento delle persone per carpirne il consenso. Un gioco molto pericoloso, tanto più in un paese che attraversa una fase di forte instabilità. Una politica lungimirante, invece, considererebbe le migrazioni all’interno di quel mondo – il Mediterraneo – che è un interesse vitale e strategico per il nostro paese: invece di raccattare una manciata di voti, si pensi a elaborare un grande progetto che veda l’Italia come protagonista degli scambi politici, economici e culturali di quello che ancora chiamiamo Mare Nostrum.”

 

CNCA
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