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“Ipotesi di lavoro”. Un bilancio dell’esperienza in Veneto

Convegno regionale. Un centinaio di ragazzi coinvolti solo nella regione veneta

Inserire nel tessuto socio-economico i minori autori di reato si può. Lo dimostrano i risultati del progetto “Ipotesi di lavoro”, sviluppato e realizzato all’interno dell’iniziativa comunitaria Equal – Fase II e presentato oggi a Verona nel corso del convegno “Il minore autore di reato. Percorsi. Temi. Responsabilità”. Dodici le Regioni italiane protagoniste dell’iniziativa, che ha coinvolto oltre mille persone tra operatori, formatori, educatori, esperti di giustizia minorile. «Questo progetto ha portato a risultati tangibili e allo sviluppo di nuovi sistemi per l’inserimento dei minori – spiegano gli organizzatori –: le azioni svolte in due anni e mezzo di sperimentazione hanno confermato come la creazione e l’incremento delle reti territoriali siano da considerarsi un’ottima opportunità per sviluppare approcci e modalità che uniscano e producano sinergia tra gli aspetti sociali e di custodia».

Nel concreto, sono stati coinvolti 260 ragazzi, inseriti nel circuito penale esterno o in detenzione, di cui il 90% maschi e un centinaio dal Veneto. Tutti di età tra i 14 e i 21 anni e di nazionalità italiana, rumena, marocchina, dell’ex Jugoslavia. «Da un punto di vista operativo si è trattato di individuare particolari ambiti di interesse dei singoli giovani affinché li si potesse formare in vista di un inserimento lavorativo seguendo le loro capacità e potenzialità», spiega Catia Zerbato, responsabile del progetto per il Triveneto. Questo coinvolgendo in primo luogo il tessuto sociale, a partire dalle associazioni, ma anche intavolando un dialogo con le aziende attraverso il canale privilegiato delle associazioni di categoria. Per i giovani che non avevano particolari ambiti di interesse sono stati attivati una sorta di stage estivi sempre finalizzati all’inserimento lavorativo. Sono stati poi individuati degli “accompagnatori” che indicassero ai giovani come presentare un curriculum o come sostenere un colloquio. «I risultati sono stati più che positivi – continua Zerbato – perché se il ragazzo lavora bene ed è motivato le aziende tendono a mantenere il rapporto lavorativo. Quasi la totalità dei ragazzi è riuscito a inserirsi».

Nel dettaglio, le regioni che hanno partecipato alla sperimentazione sono Lombardia, Liguria, Veneto-Friuli Venezia Giulia, Trentino, Lazio, Abruzzo-Molise-Marche, Calabria-Basilicata, Sicilia. Al progetto hanno aderito il Dipartimento ministeriale della Giustizia minorile, il Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA), il Consorzio Nazionale della Cooperazione di Solidarietà Sociale Gino Mattarelli (CGM), la Sfera Servizi Formativi Emiliano Romagnoli Associati, il Comune di Milano, la Fondazione ENAIP Lombardia. Capofila dell’iniziativa è la Comunità San Benedetto, Istituto don Calabria di Verona.

(29/2/2008 – Fonte: Redattore Sociale)

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