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CNCA: “No al profit travestito da impresa sociale”

Chiusa oggi a Napoli l’Assemblea nazionale della Federazione. Presa di posizione sulla legge di riforma del terzo settore

 COMUNICATO STAMPA

CNCA: “No al profit travestito da impresa sociale”
Si è chiusa oggi a Napoli l’Assemblea nazionale della Federazione.
Presa di posizione sulla legge di riforma del terzo settore.
Analisi e proposte per sostenere l’agricoltura sociale

Napoli, 13 giugno 2015

No al profit, e alle logiche del mercato, travestiti da impresa sociale. E’ questo il messaggio lanciato dall’ultima Assemblea nazionale del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), che si è tenuta ieri e oggi a Napoli, al centro sociale La Gloriette, gestito dalla cooperativa sociale L’Orsa Maggiore in una struttura confiscata a un boss della camorra.

L’Assemblea ha avuto due momenti chiave: un approfondimento sulla legge delega di riforma del terzo settore e il convegno finale del progetto “Semi di cambiamento”, dedicato all’agricoltura sociale.

La legge delega di riforma del terzo settore. Pur apprezzando alcuni obiettivi della riforma – in particolare, l’esigenza di armonizzare normative diverse e la necessità di assicurare maggiore trasparenza e vigilanza – il CNCA esprime forte preoccupazione per l’emergere di una concezione dell’impresa sociale, di derivazione anglosassone, che finirebbe per assicurare i vantaggi del non profit (vedi l’Iva al 4%) a organizzazioni che non hanno quei requisiti su cui si è sviluppato il terzo settore italiano. Il rischio, qualora questa concezione di impresa sociale dovesse affermarsi, è che nascano organizzazioni di grandi dimensioni interessate principalmente al rendimento economico, anche ricorrendo alle donazioni di privati, semmai in parallelo a una riduzione della presenza del pubblico. Imprese non interessate a favorire coesione sociale e partecipazione, ma principalmente a fornire servizi a singoli nelle fette di ‘mercato sociale’ più remunerative.

A fronte di tale rischio, il CNCA ribadisce il valore del modello italiano di impresa sociale, radicata nel contesto territoriale e nella collaborazione con tutti gli attori della comunità, con il pubblico in funzione di regia e controllo e in un’ottica universalista. Proprio per rilanciare questo visione del terzo settore la Federazione auspica che si realizzi quanto prima una grande manifestazione nazionale, d’intesa con il Forum del terzo settore e le altre reti nazionali, un’occasione per chiedere anche un forte investimento pubblico nel welfare, che può contare oggi su una dotazione economica molto ridotta rispetto ai partner europei.

Il CNCA sottolinea anche il fatto che proprio gli sviluppi di Mafia Capitale mostrano chiaramente che un terzo settore che smarrisce la sua ispirazione solidale per prediligere il risultato economico finisce per produrre gravissime distorsioni e illegalità e diventare strumento della politica e persino della criminalità.

Il CNCA e l’agricoltura sociale. Il progetto “Semi di cambiamento” è un’iniziativa realizzata dal CNCA per favorire la diffusione dell’agricoltura sociale nella propria rete. Sono stati organizzati 15 incontri di formazione e confronto in 10 regioni italiane (Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Lazio, Marche, Toscana, Veneto, Lombardia e Piemonte), coinvolgendo circa 400 partecipanti. Oltre a esponenti delle organizzazioni aderenti alla Federazione e altri soggetti del terzo settore sono intervenuti diversi rappresentanti delle istituzioni locali, delle imprese agricole e del Forum nazionale dell’agricoltura sociale.

Il progetto ha promosso una ricerca che ha censito 54 organizzazioni del CNCA presenti nell’agricoltura sociale, in particolare in Sicilia (9 realtà), Lombardia (7), Lazio (7), Veneto (5), Piemonte (4) e Toscana (4). L’attività sociale prevalente è quella del reinserimento lavorativo, che dimostra come l’agricoltura sociale possa offrire valide occasioni di integrazione al lavoro per persone in situazione di svantaggio, più adeguate e efficaci di altri settori di lavoro. Per quanto riguarda invece le attività agricole svolte, ben 40 realtà praticano l’orticoltura, 20 la commercializzazione e vendita diretta, 17 la frutticoltura, 16 l’allevamento e la zootecnia, 13 la manutenzione del verde, 12 agriturismo e ristorazione, 10 l’olivocoltura. Il 42% di queste realtà si affida esclusivamente al biologico nella coltivazione, il 20% ha scelto un metodo integrato e solo il 22% quello convenzionale. Dal punto di vista del personale impegnato emerge una quota consistente di persone in situazione di svantaggio (disabili, minori, tossicodipendenti, detenuti, senza dimora, migranti) direttamente coinvolta nell’attività produttiva: su 252 persone retribuite, ben 72 sono “svantaggiate”. I volontari sono 138. Le persone non retribuite in condizione di svantaggio sociale coinvolte in attività di agricoltura sociale sono 1.014.

Questi e altri dati sono presenti nel volume “Year Book 2015 Agricoltura sociale Bene comune”, presentato proprio in occasione dell’Assemblea. In esso, oltre ai risultati del lavoro di ricerca, trovano spazio le storie di alcune esperienze particolarmente significative e un approfondimento sulle normative, oltre a una presentazione del modo in cui il CNCA intende l’agricoltura sociale: un mezzo per affermare diritti sociali e nuovi modelli di sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibili. Per sostenere lo sviluppo dell’agricoltura sociale occorre che le Regioni varino proprie normative ad hoc, che dovrebbero essere coerenti con la legge nazionale che dovrebbe essere approvata entro qualche mese, creare forum regionali per l’agricoltura sociale, costruire piani di affidamento di terre pubbliche e terre confiscate e, per quanto riguarda il CNCA, costituire una rete commerciale interna alla Federazione.

Info:
Mariano Bottaccio – Responsabile Ufficio stampa
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)
tel. 06 44230395/44230403 – cell. 329 2928070 – email: ufficio.stampa@cnca.it
www.cnca.it

CNCA
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