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CNCA: ”I poveri non si aiutano con la beneficenza”

Il ministro Sacconi elogia il dono e dimentica i diritti

COMUNICATO STAMPA

CNCA: “I poveri non si aiutano
con la beneficenza”
Il ministro Sacconi elogia il dono e dimentica i diritti


Roma, 15 febbraio 2010

“È significativo”, dichiara Lucio Babolin, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), “che il ministro Sacconi abbia deciso di inaugurare l’Anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale presso una mensa per i poveri. Le mense servono, certo, ma coprono le emergenze. Il volontariato ne ha favorito la nascita come uno stimolo rivolto allo stato e all’opinione pubblica: ‘Guardate che qui ci sono persone che hanno fame, che intendete fare per affrontare questo problema?’ Ma forse il ministro questo non lo ha capito.”

“Affermare che ‘è il dono di denaro, di tempo, di attenzione, in fondo il dono di sé, il primo strumento di lotta alla povertà’, come si dice in un comunicato del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali,” nota Babolin, “ci riporta indietro di una cinquantina d’anni nell’approccio alla marginalità sociale. D’altra parte, sia il Libro bianco del Governo sul futuro del modello sociale – con l’elogio finale a una carità intesa come mera beneficenza – sia il messaggio su cui è basata la campagna del ministero contro la povertà – ‘Aiuta l’Italia che aiuta’ – sono chiaramente fondati su un’impostazione ‘compassionevole’ e significano una sola cosa: che lo stato si ritira, lascia i poveri a se stessi e alla bontà dei donatori privati e del volontariato.”

“Ma la povertà non è cosa che si possa affrontare solo con l’azione caritatevole di privati cittadini e associazioni”, continua Babolin. “Basta dare un’occhiata ai numeri. Se per l’Istat i poveri sono il 13,6% della popolazione italiana, per Eurostat sono poveri il 20% degli italiani, dato che colloca il nostro paese al quart’ultimo posto dell’Ue a 25, seguito solo da Lettonia, Bulgaria e Romania, 4 punti percentuali sopra la media europea.”

“Piuttosto,” afferma il presidente del CNCA, “il ministro ci dica perché il nostro paese è l’unico dell’Europa a 27 – insieme a Grecia e Ungheria – a non aver varato una misura contro la povertà che sostenga tutti coloro che ne hanno bisogno. La social card voluta dal Governo è stata un fallimento. Come ha dimostrato la Commissione di indagine sull’esclusione sociale nel suo ultimo Rapporto, le misure predisposte dall’Esecutivo per sostenere le famiglie più povere hanno determinato una riduzione dal 4,27% al 3,89% della quota di famiglie assolutamente povere (meno di 0,4 punti percentuali). L’incidenza sulla povertà relativa è altrettanto modesta: meno di mezzo punto percentuale.”

“Il Governo”, conclude Babolin, “non può limitarsi a fare l’elogio della carità e del dono. Deve assumersi il compito di aiutare le persone povere e di evitare che la povertà si crei e si espanda. Servono politiche strutturali – non misure una tantum -, un Piano nazionale di lotta alla povertà, con impegni precisi da parte delle Istituzioni. Proprio per questo il CNCA, insieme a tante altre organizzazioni del volontariato e del terzo settore, promuove la campagna ‘I diritti alzano la voce’, che organizza una prima mobilitazione nazionale per un nuovo welfare il prossimo 27 febbraio. Perché sono i diritti dei cittadini a essere in gioco, non il loro buon cuore.”

CNCA
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