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Cipriani (Ufficio nazionale servizio civile): “Ecco perché il sistema è gonfiato”

Una razionalizzazione già impostata da un tavolo tra enti e regioni, ma interrotta a causa della crisi di governo. Il servizio civile riapre da oggi per un mese la possibilità di accreditamento degli enti (che potranno presentare progetti di volontariato) senza aver potuto risolvere i problemi sul tappeto, problemi che il direttore dell’Unsc (Ufficio nazionale servizio civile) continua a spiegare nel colloquio con “Redattore Sociale”. Sede accreditate superiori al numero dei volontari, sedi dormienti, migliaia di sedi con lo stesso indirizzo…

Ma scusi, direttore, tutto questo non è stato forse consentito dalle norme in vigore?
Certamente. È evidente che per molti enti, il possesso di un numero eccessivo di sedi rispetto alle proprie capacità progettuali e gestionali è stato l’artificio col quale ci si è potuti accreditare in una classe superiore e quindi ottenere maggiori benefici dal sistema (maggior numero di volontari richiedibili, maggiore punteggio nella valutazione dei progetti, possibilità di fornire servizi ad altri enti, ecc.). Ciò vale anche per quegli enti che, in assenza di una propria struttura ramificata sul territorio di tipo associativo, hanno stipulato accordi di “partenariato” con soggetti terzi (Comuni, Province, associazioni, onlus, ecc.) inserendo tra le proprie sedi di attuazione quelle dei partner, molte delle quali anch’esse “dormienti”. Tutto ciò è stato favorito dalla mancanza di norme concernenti la tenuta e la gestione degli albi con la conseguente previsione di cancellazione automatica per le sedi non utilizzate. Per questo abbiamo proposto di prevedere la cancellazione delle sedi non utilizzate nei progetti nei due anni precedenti.

Un po’ di pulizia, quindi.
Molto di più! Se oggi si potesse applicare la norma della cancellazione automatica delle sedi non utilizzate (cioè quelle che non hanno mai visti assegnati volontari in servizio e quelle che non sono state inserite nemmeno nei progetti presentati dagli enti per essere valutati) quello che si verificherebbe sarebbe un vero stravolgimento della situazione esistente. Anzitutto, ben 145 enti (il 5% del totale) verrebbe cancellato. Per molti altri enti si verificherebbe un “declassamento”, cioè il passaggio a una classe inferiore (una delle differenze tra le attuali quattro classi di accreditamento consiste proprio nel numero massimo di sedi che si possono accreditare): gli attuali 80 enti di I classe si ridurrebbero 56, gli attuali 128 enti si ridurrebbero a 117, e così via.

Assisteremmo così a un riposizionamento degli enti all’interno dei sistema.

Attenzione: il “declassamento” avrebbe più di una conseguenza. Anzitutto, andrebbe ad incidere sul numero massimo di volontari che possono essere assegnati: in IV classe fino a 30 volontari, in III classe fino a 200, in II classe fino a 700. Perciò, un ente fino ad oggi in I classe (che non ha limiti nel numero di volontari assegnabili) si ritroverebbe ad averne “solo” 700 se diventasse, a seguito di quest’operazione, di II classe. Inoltre, quei servizi che oggi un ente di I classe può fornire (vendere) agli enti di III e IV classe (progettazione, formazione e monitoraggio) non potrebbero essere più forniti e gli enti fruitori di tali servizi dovrebbero ricorrere ad altri enti di I classe. Anche la possibilità di stipulare “accordi di partenariato”, oggi possibile solo per gli enti di I e II classe, verrebbe eliminata, ad esempio, per quegli enti di II classe che dovessero essere declassati alla III classe.

Quali sono le motivazioni che vi hanno portato ad avanzare queste proposte “rivoluzionarie”?
Direi l’esperienza di questi primi 7 anni di attuazione della legge. Esperienza, ad esempio, nella fase di controllo, verifica e monitoraggio che proprio negli ultimi due anni si è particolarmente intensificata e che ha offerto l’opportunità di evidenziare alcuni nodi problematici che minano la qualità stessa dell’esperienza del servizio civile e che, di fatto, ci consegnano un sistema “gonfiato” e non corrispondente alla realtà.

A proposito di controlli, è vero che sono aumentati negli ultimi tempi?
Anche qui i dati parlano chiaro. Nel 2005 furono effettuate 80 “ispezioni”. Nel 2006 salirono a 120. L’anno scorso ne abbiamo fatte più di 300. E nel 2008 contiamo di incrementare ancora.

La revisione dell’accreditamento è perciò rinviata al nuovo governo?
La fase politico-istituzionale legata alla fine della legislatura ha, di fatto, bloccato l’intento riformatore contenuto nelle proposte dell’Ufficio e ha “congelato” il lavoro del “Tavolo”. Parallelamente sia gli Enti sia le Regioni hanno richiesto la riapertura dell’accreditamento, bloccato da due anni. Tuttavia, credo che qualunque sia il governo che uscirà dalle elezioni del 13-14 aprile, non potrà non porsi l’obiettivo di una profonda revisione del sistema che, oggettivamente, l’attuale governo non ha avuto il tempo di realizzare.

Per concludere, quali consigli darebbe a un ente che vuole accreditarsi?
Semplicemente, di non fare il passo più lungo della gamba. Gestire un progetto di servizio civile è molto impegnativo e richiede degli investimenti che non sempre un ente può sostenere. Ai “nuovi”, quindi, consiglierei di iscriversi in III o IV classe, in modo da cominciare un po’ per volta. Agli enti già accreditati direi di… approfittare del periodo e di fare un po’ di “pulizie di primavera”: perché non eliminare tutte quelle sedi “dormienti” che hanno nella propria organizzazione?

(Fonte: Redattore Sociale)

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