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”Caso Bianzino, doveroso continuare le indagini”

Il CNCA chiede al Gup del Tribunale di Perugia di non archiviare il procedimento per omicidio, come richiesto dal Pm

COMUNICATO STAMPA

CNCA: “Caso Bianzino, doveroso continuare le indagini”
La Federazione chiede al Gup di non archiviare
il procedimento per omicidio, come richiesto dal Pm

Roma, 11 dicembre 2009

Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) chiede al Gup del Tribunale di Perugia, che dovrà pronunciarsi a breve sulla richiesta di archiviazione del procedimento per omicidio riferito alla morte di Aldo Bianzino, di non accogliere tale richiesta e di permettere la continuazione delle indagini fino all’accertamento della verità.

il CNCA, inoltre, esprime la sua vicinanza al Comitato Verità e Giustizia per Aldo, che ha organizzato oggi, insieme al Partito radicale, un sit in davanti al Tribunale di Perugia in occasione della camera di consiglio in cui il Gup ha ascoltato le parti.

Per la Federazione, infatti, le pesanti ombre che avvolgono la scomparsa di una persona incarcerata con l’accusa di spaccio solo perché trovata in possesso di alcune piante di marijuana – e il cui corpo senza vita è stato poi rinvenuto in cella 36 ore dopo – rendono doverosa la prosecuzione del procedimento. Il CNCA ricorda che nel referto della prima autopsia eseguita sul cadavere si parla esplicitamente di lesioni “compatibili con l’ipotesi di omicidio”. Da quanto emerso finora, non appare sufficiente il rinvio a giudizio di un agente di polizia penitenziaria per la sola omissione di soccorso.

Lascia sconcertati, poi, il fatto che il Pm responsabile delle indagini, e che ora ha chiesto l’archiviazione del procedimento, Giuseppe Petrazzini, sia lo stesso che decise – più di due anni fa – l’arresto di Bianzino e della sua compagna. Evidenti ragioni di opportunità avrebbero dovuto consigliare una scelta diversa.

La Federazione esprime, poi, la propria forte preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare nelle carceri italiane, causa anche l’insostenibile sovraffollamento che si registra in tutti gli istituti di pena. I casi di Aldo Bianzino, Stefano Cucchi e Marcello Lonzi – tutti morti in carcere per ragioni non ancora definitivamente appurate, ma fortemente sospette – sono solo gli esempi più clamorosi di una condizione intollerabile, in cui i casi di violenza e maltrattamenti contro i detenuti appaiono sempre più numerosi.

È ormai evidente che i penitenziari italiani non sono più in grado non solo di assicurare la “rieducazione” del detenuto, ma persino di garantirne le condizioni minime di salute. I casi di sospetto omicidio, ma anche quelli relativi ai suicidi e agli episodi di autolesionismo ne sono terribile conferma.

Il CNCA chiede, per questo, alle autorità competenti provvedimenti urgenti e incisivi, attesi ormai da troppo tempo, che non devono andare nella direzione di costruire nuovi penitenziari, bensì di una riforma delle normative penali e delle pratiche giudiziarie che determinano un ricorso massiccio alla detenzione e dell’uso sempre più ampio e realmente perseguibile delle misure alternative al carcere.

Scarica alcune foto del sit di questa mattina dinanzi al Tribunale di Perugia:
foto 1
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CNCA
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