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Campi rom, una vergogna per Milano e per Verona

Le proposte della Federazione per dare un alloggio a queste comunità marginali. Campi rom: una vergogna per Milano e per Verona. Due situazioni in cui sono all’opera soggetti che non vogliono l’integrazione della diversità.

 

ROMA – Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) esprime il proprio sdegno per l’attacco indiscriminato che – a Milano e a Verona – sta avvenendo contro gruppi rom e associazioni che si battono per garantire loro i diritti minimi.

Se un cittadino straniero, “residente” in un campo rom abusivo di Milano si macchia di un brutale reato di violenza sessuale su una ragazza italiana, oltre a perseguire penalmente il colpevole perché non sgomberare l’intero campo radendolo al suolo?
Se alcuni genitori di bambini rom ospiti di un campo legale a Verona sono sospettati di vendere i propri figli a dei pedofili, perché non scatenare una bufera politica contro una amministrazione tollerante con i delinquenti, una Chiesa locale solo capace di difendere sempre e comunque le persone in difficoltà e alcuni operatori sociali che favoriscono l’immigrazione clandestina con il loro comportamento accogliente anche nei confronti delle persone non in regola con i permessi di soggiorno?
Due situazioni simili, portate alla ribalta nazionale dalla stampa e dalla televisione, sulle quali si sta misurando, in modo emblematico, il grado di civiltà e di inciviltà della nostra politica, delle nostre comunità locali, delle organizzazioni sociali.
Ci chiediamo quale correlazione possa esistere tra lotta alla immigrazione clandestina e alla criminalità organizzata, il contrasto al formarsi di cellule eversive e terroristiche, la tutela della sicurezza dei cittadini e la riduzione in miseria di uomini, donne e soprattutto bambini la cui unica colpa sembra essere quella di appartenere a fasce marginali della popolazione che abita il nostro paese, portatori di una cultura altra rispetto alla nostra, incapaci di far valere il loro diritto ad un minimo di cittadinanza.
La cultura che tenta di imporsi risponde alla logica della tolleranza zero nei confronti di qualsiasi persona o gruppo di persone che possano essere percepite come pericolose, devianti.
E le categorie della pericolosità e della devianza sono quasi sempre sovrapposte e rese equivalenti a quella della diversità: ogni persona che si diversifichi dal nostro concetto di normalità è per ciò stesso pericolosa e, per questo, deve essere messa nelle condizioni di non nuocere. Poco importa se la loro diversità sia determinata prevalentemente od esclusivamente dalla loro condizione di povertà, di marginalità sociale, di impossibilità ad accedere ad un lavoro, ad una casa, al sistema sanitario e scolastico.
Diversi, quindi devianti, quindi pericolosi, quindi da perseguire e punire.
E sempre per difendere la libertà dei cittadini di serie A, gli autoctoni che soli meritano l’attenzione di uno Stato che sempre più si sbilancia verso un regime di sicurezza e di ordine e sempre meno si offre come garante dei diritti minimi di cittadinanza per tutti e tutte gli uomini e le donne che abitano questo nostro paese a prescindere dal colore della pelle, dalla religione, dal censo, dal reddito, dal paese di provenienza.
Uno Stato e delle Istituzioni che dovrebbero preoccuparsi soprattutto di includere, di integrare, di garantire, di dare riconoscimento, di saper valorizzare le risorse presenti in ogni persona.

A nostro avviso, nelle situazioni in cui esistono campi rom, più o meno legali, bisognerebbe:

– realizzare progetti di inclusione non calati dall’alto, ma pensati e attuati ascoltando le persone rom e i lori bisogni;

– favorire la creazione di edilizia residenziale progettata secondo le caratteristiche delle famiglie rom;

– permettere l’accesso dei rom all’edilizia popolare;

– rispettare la volontà delle persone rom a vivere vicino, senza smembrarli artificialmente in gruppi più o meno ridotti.
Non ci sentiamo rappresentati, dunque, da poteri pubblici che spianano e radono al suolo baracche e vecchie roulotte nelle quali vive una umanità umiliata e dimenticata.
Non possiamo sentirci solidali con forze politiche che cavalcano e sfruttano la paura e l’insicurezza dei cittadini italiani per accanirsi contro cittadini non nati nel nostro piccolo paese di frontiera che potrà tornare a crescere solo se saprà aprire orizzonti, demolire frontiere, accogliere culture.

Roma, 15 luglio 2005

CNCA
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