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Azzardopoli, le mafie ci sono

Ieri è stato presentato alla stampa un dossier curato da Libera. Il commento di Matteo Iori, presidente del Conagga e del CNCA Emilia Romagna

Non stupisce il fatto che un mercato che raccoglie 76 miliardi di euro all’anno possa interessare alla criminalità organizzata. Da tempo le indagini delle Procure segnalavano questa situazione; ma è con l’analisi sul gioco d’azzardo, presentata a fine 2011 dalla Commissione Parlamentare Antimafia, e con il dossier “AZZARDOPOLI”, presentato il 9 gennaio 2012 da Libera, che si riesce ad avere un quadro del fenomeno nella sua complessità. In Italia il gioco d’azzardo legale nel 2011 ha fatturato 76 miliardi di euro, ben 15 miliardi in più dell’anno precedente; un fiume di denaro, che equivale ad una spesa di oltre millecinquecento euro per ogni abitante maggiorenne della penisola. A questi soldi vanno ad aggiungersi tutti quelli legati al gioco illegale che vengono stimati in circa altri 10 miliardi di euro. Sono provate le forti infiltrazioni criminali nel mondo delle slot machine; ma anche nelle Agenzie di scommesse abusive, nelle partite truccate, nei casinò, nel gioco on line (con gli oltre 3700 siti già oscurati), nei gratta e vinci fasulli, nelle corse clandestine, nelle frodi con il lotto. Ma è soprattutto il riciclaggio di denaro sporco quello che interessa la criminalità e che, al pari dell’usura, grazie al gioco d’azzardo riesce particolarmente facile.
Il dossier di Libera approfondisce questi temi, ma senza tralasciare l’impatto che il gioco d’azzardo ha sulla società: dal fenomeno economico e politico, al tema della dipendenza. Sono oltre 1 milione e 700 mila gli italiani che hanno un gioco d’azzardo a rischio e ben 800 mila quelli che hanno sviluppato una patologia. I risultati della ricerca nazionale dell’Associazione “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII”, in collaborazione con il CONAGGA e il CNCA, dimostrano che sono i ceti più fragili a giocare di più: l’80% di chi ha una licenza media, contro il 61% di chi ha la laurea, l’86% dei cassintegrati, contro il 70% di chi ha un lavoro a tempo indeterminato, l’11% dei minorenni contro il 7% dei giocatori adulti. E il problema della dipendenza da gioco è aggravato dall’assenza delle misure di sostegno da parte dei servizi pubblici: la dipendenza da gioco, pur essendo definita come un grave rischio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sin dal 1980, in Italia non è ancora stata riconosciuta e non sono garantite la cura e il trattamento presso le AUSL.
Il fenomeno dell’azzardo riguarda la politica, l’economia, la criminalità organizzata, il marketing e tanti altri settori; per approfondire questi temi è stato pubblicato il libro “Ma a che gioco giochiamo?” e i due dvd omonimi presentati sul sito www.libera-mente.org o al link diretto: http://www.youtube.com/watch?v=o_qUBaE1cdM&feature=mfu_in_order&list=UL
Matteo Iori
Presidente dell’Associazione Onlus “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII”

CNCA
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