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Accoglienza Bene Comune. Concluso il progetto sostenuto con i fondi dell’8×1000 della CEI

Nell’anno che ha attraversato il suo 40ennale, il Cnca ha realizzato un progetto dal titolo Accoglienza Bene Comune, grazie al quale ha inteso andare alla riscoperta di un importante radicamento del suo fondamento per coglierne, in senso generativo, le sue implicazioni nel mondo di oggi e di quello che verrà, contribuendo così a delineare tracce di futuri possibili.

L’accoglienza è una dimensione costitutiva dell’essere umano, per questo va rimessa al centro e va fatta diventare patrimonio comune.

L’accoglienza però non basta se si esaurisce nell’appello alla nostra o altrui sensibilità, al sentimento di solidarietà (solidarietà che peraltro dovrebbe essere sempre più ad ampio raggio e non a corto raggio, quando si è solidali solo con chi è simile a noi). Accogliere chiama in causa anche una capacità. Accogliere è infatti una questione di “respons-abilità”. Occorre essere abili a rispondere a questa chiamata e quindi coltivare, qualificandola, la nostra capacità di rispondere, di organizzare e gestire l’accoglienza. Occorre poi agire per creare le condizioni dell’accoglienza attraverso un lavoro d’insieme e quindi anche politico. La prospettiva non è tanto quella di favorire l’acquisizione di «skills» performanti o la ristrutturazione di processi cognitivi disfunzionali finalizzati a un acritico adattamento individuale, quanto quella di attivare percorsi di comprensione delle tematiche di ingiustizia sociale, di comprendere la stretta relazione tra modelli sociali e sofferenze individuali, connetterle con altri soggetti e sviluppare processi di cambiamento comunitario.

Grazie alle attività del progetto si è cercato di contrastare quell’andamento culturale, segno dei tempi che stiamo vivendo, in virtù del quale si è portati ad avere uno stile di vita sempre più individualistico, che spinge in definitiva però le persone in condizione di isolamento. Si vive così in una società sempre più globalizzata che ci rende vicini, ma non fratelli, immersi in una cultura dell’autorealizzazione per cui il successo personale si persegue anche sacrificando legami e relazioni, comportando in definitiva una crescita della solitudine.

Per restare umani occorre invece disobbedire al dettato della pulsione di morte che pervade oggi la politica e che ha inquinato menti e cuori: non si può accogliere, non si può fare, non si può discutere, non si può cambiare, oppure non ne vale la pena, non servirà a niente. Respingimenti, risentimenti, depressione, negazione dell’altro da sé sono forme di questa pulsione mortale e mortifera. La politica ne è imbevuta senza vergogna. Lasciare, di conseguenza, la comoda tristezza “che accomuna oppressi e oppressori. I tiranni hanno bisogno di uomini tristi per insediare la loro oppressione e gli uomini tristi del tiranno per giustificare la loro tristezza” (così argomentava il filosofo Gilles Deleuze).

Degli interventi sostenuti dal progetto ne hanno potuto beneficiare, complessivamente, oltre 3000 persone in condizioni di fragilità e vulnerabilità. Le attività di progetto si sono realizzate in tutta Italia coinvolgendo 80 territori. In particolare su nove linee di attività previste, cinque hanno avuto sede su base locale e 4 su base interregionale. Le azioni locali sono state realizzate a Lamezia Terme con gli interventi a sostegno delle famiglie con figli in condizione di povertà, per contrastare l’abbandono scolastico; ad Ancona nelle Marche, con interventi per favorire l’abitare nelle persone in reinserimento socio lavorativo; a Sesto San Giovanni con un servizio di orientamento e supporto all’inserimento lavorativo per famiglie con figli e donne in condizione di fragilità economica; a Bologna con le attività del centro diurno per disabili; a Reggio Emilia con le attività del centro per il contrasto della violenza specificatamente rivolto agli uomini maltrattanti. Le azioni interregionali sono state realizzate andando a complementare parte della quota di cofinanziamento a carico del Cnca, relativamente a 4 progetti: IEA! Inclusione ed emancipazione per combattere le disuguaglianze, che ha consentito di realizzare interventi in un svariati ambiti, dal budget di salute, all’educazione finanziaria, all’empowerment attraverso l’arte e la psicologia della liberazione; Ohana. In famiglia nessuno è solo, che ha promosso l’affidamento familiare di minorenni migranti soli; Ci Sto? Affare fatica. Verso l’Italia, che ha promosso occasioni di impegno e cittadinanza attiva nei preadolescenti e adolescenti, durante il periodo estivo, di sospensione delle attività didattiche; Tra Zenith e Nadir. Rotte educative in mare aperto, che ha consentito di sperimentare percorsi di giustizia riparativa con minorenni autori di reato.

CNCA
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