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Di nuovo la cultura nel parco di Rogoredo

Secondo appuntamento, il 24 dicembre, promosso dal critico e scrittore Gian Paolo Serino. Partecipa tra gli altri Cecco Bellosi dell’associazione Il Gabbiano 

Di nuovo la cultura nel parco

Il 17 novembre, su iniziativa del critico letterario e scrittore Gian Paolo Serino, abbiamo organizzato un momento di Book City all’interno del bosco di Rogoredo, con gli scrittori a condividere alcune pagine dei loro o di altri libri.

Su tutti il riferimento drammaticamente simbolico a “Cappuccetto Rosso”.

Il bosco di Rogoredo è un luogo massiccio dello spaccio, ma è soprattutto un luogo popolato da un’umanità sofferente.

Con cui, il 17 novembre, abbiamo condiviso il pane.

Vogliamo farlo ancora, la mattina del 24 dicembre. All’interno di uno sguardo che riconosce le fatiche di chi interviene in quei luoghi e che intende consolidare e costruire momenti di ascolto, dialogo, confronto e aprire spazi di accoglienza.

Per aiutare queste persone, spesso drammaticamente troppo giovani, a sopravvivere; e accompagnale, quando possibile, nell’uscita da una situazione che le vede spesso prigioniere.

I parchi vivono normalmente per respirare salute. Quando sono vivi e riescono a esprimere la sintonia tra uomo e natura. Quando sono abbandonati a se stessi, rischiano di diventare luoghi di degrado, della natura e dell’uomo, di raccolta di marginalità e di esclusione, generativi di conflitti.

Come tutti i luoghi che perdono la loro identità.

Il bosco di Rogoredo non è solo il luogo dello spaccio visibile di sostanze stupefacenti: è anche il parco del dolore invisibile, dove centinaia di solitudini arrivano e fuggono via per cercare di sopravvivere. Spesso senza neanche incontrarsi, ritirandosi ognuna nella propria sofferenza. A differenza delle scene della droga negli anni Ottanta, quando la tribù dei tossici aveva un’identità comune.

Sulla situazione attuale occorre aprire uno sguardo ampio, in grado di comprendere e di tenere insieme la prevenzione, l’informazione, l’aiuto alla sopravvivenza, la terapia, il controllo.

Questi interventi possono vedere in campo in una prospettiva comune le istituzioni e le realtà sociali.

La cultura non è un antidoto a luoghi e tempi dello spaccio e non può essere solo un buon viatico consolatorio, ma può diventare un supporto allo sguardo complessivo di contrasto al fenomeno e di inclusione delle sofferenze.

Ed è cultura dell’incontro, a provare a superare insieme le paure.

Le nostre iniziative vogliono dire con molta semplicità che il problema delle droghe non è solo una questione di tossicodipendenti, spacciatori e addetti ai lavori.

Oggi è una grande questione sociale, che coinvolge tutti: le istituzioni, la famiglia, la scuola, il mondo del lavoro e del non lavoro, le comunità del territorio e le loro organizzazioni.

E che dovrebbe suscitare anche un’attenzione meno distratta e monocorde della politica.

Il parco di Rogoredo può e deve avere una vita diversa. Ma le sofferenze che oggi l’attraversano devono trovare accoglienza: altrimenti troveranno soltanto un altro luogo dove cercare un precario e illusorio rifugio.

Associazione Comunità Il Gabbiano

Milano, 15 dicembre 2018

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