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‘Fuori campo’, la mappa degli insediamenti informali per i rifugiati in Italia

Rapporto di Medici senza Frontiere sulle condizioni in cui vivono i migranti esclusi dal sistema di accoglienza

Nuovo rapporto “Fuori campo” di Medici Senza frontiere
Mappa di migranti e rifugiati esclusi dal sistema di accoglienza

E’ stato presentato lo scorso 8 febbraio a Roma la seconda edizione del rapporto “Fuori campo” di Medici senza frontiere. Il rapporto è stato il frutto di un lavoro di monitoraggio compiuto nel 2016-2017 in circa cinquanta insediamenti informali. Secondo il rapporto, sono diecimila le persone, in prevalenza richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale o umanitaria uscite fuori dal circuito dell’accoglienza, finite a vivere in spazi aperti, in edifici occupati oppure in dei veri e propri ghetti nelle aree rurali senza accesso ai beni essenziali e alle cure mediche di base.

Secondo quanto afferma Giuseppe De Mola, advocacy officer MSF e curatore del rapporto Fuori Campo, dopo due anni, il rapporto si conferma una triste mappatura della vulnerabilità e dell’emarginazione sociale cui sono costrette migliaia di uomini, donne e bambini.

Rispetto al quadro delineato nella prima edizione del rapporto riferita al 2015, i recenti sgomberi forzati senza soluzioni abitative alternative stanno determinando la frammentazione degli insediamenti informali e la costituzione di piccoli gruppi di persone che vivono in luoghi sempre più marginali e che non riescono ad accedere non solo ai servizi socio-sanitari territoriali, ma anche ai beni più elementari come l’acqua, il cibo, l’elettricità. Tra loro ci sono persone provenienti dall’Africa sub-sahariana e dal Corno d’Africa, ma anche da Siria, Iraq, Pakistan, Afghanistan, appena arrivati in Italia o presenti nel nostro Paese da anni, titolari di una forma di protezione internazionale o umanitaria ma che faticano a raggiungere un inserimento lavorativo e abitativo stabile. In alcuni siti, ci sono anche italiani a condividere le condizioni dei migranti. In molti casi l’assistenza a migranti e rifugiati esclusi dall’accoglienza viene garantita da gruppi di volontari locali, che spesso per questo motivo subiscono forti pressioni, talvolta culminate in procedimenti giudiziari nei loro confronti.

Mal di Frontiera
Nell’ambito dell’analisi sui migranti in Italia, MSF ha dedicato un’indagine specifica, “Mal di Frontiera”, al caso Ventimiglia. Qui i respingimenti dalla Francia continuano nonostante gli accordi di Schengen sulla libera circolazione siano ancora formalmente in vigore, e quasi 1 migrante su 4 tra quelli intervistati ha dichiarato di avere subito violenze, in molti casi commesse da uomini in uniforme di nazionalità italiana o francese.

A causa della chiusura delle frontiere da parte di Francia, Austria e Svizzera, più di 20 persone negli ultimi due anni sono morte nel tentativo di attraversare i confini e cresce ovunque il numero di migranti, anche minori non accompagnati, bloccati nelle aree di frontiera, che vivono in insediamenti informali, spesso all’aperto, nei parchi cittadini, lungo le rive dei fiumi, presso le stazioni ferroviarie, con un accesso limitato ai beni essenziali e all’assistenza sanitaria.

In alcune città le istituzioni locali hanno cercato di superare la condizione di marginalità di alcuni insediamenti informali, anche all’interno di edifici occupati, rifuggendo dalla logica degli sgomberi forzati (come a Torino, Padova, Cosenza); alcune Aziende Sanitarie Locali hanno promosso l’inclusione degli abitanti di insediamenti informali nel servizio sanitario pubblico, anche in collaborazione con MSF (Torino e Roma). Tutte esperienze concrete, che vanno nella direzione dell’integrazione sociale di uomini, donne e bambini che si trovano comunque a vivere in una condizione di vulnerabilità estrema.

 

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