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Nona Summer School sulle droghe, la riduzione del danno applicata all’alcol

Un resoconto dell’iniziativa di formazione organizzata da Forum Droghe, CNCA e CTCA. Disponibili i materiali e la registrazione audio integrale degli interventi

Si è conclusa il 10 settembre a Firenze, presso il centro Studi Cisl, la nona edizione della Summer School promossa da Forum Droghe, CNCA, CTCA, dal titolo “Consumi di Alcol nell’approccio di Riduzione del danno. Culture del bere, politiche pubbliche, interventi”. L’appuntamento ha avuto un grande successo di partecipazione, con più di 100 richieste di iscrizioni fra operatori delle terzo settore, operatori pubblici e persone interessate.

I tre giorni di lavoro hanno coinvolto i partecipanti in una riflessione sull’approccio della riduzione del danno applicato all’alcol: inteso non solo e non tanto come un insieme di interventi “a bassa soglia”, quanto come una precisa modalità di lettura dei consumi di alcol, che non rimane confinata in ambito clinico e sanitario ma è attenta a cogliere i significati e le culture del bere nella vita quotidiana, coi rituali sociali che tanta importanza rivestono per gli individui, come “guida informale” al “bere controllato”. In questa accezione, la Riduzione del danno può divenire un modello di politiche pubbliche che abbandona il tradizionale obiettivo di “riduzione del numero dei bevitori” per tutelare la salute attraverso la promozione dei modelli del bere più sicuri.

Seguendo questo filo di ragionamento, Franca Beccaria ha illustrato l’evolversi dei consumi di alcol in Italia e in Europa e lo sviluppo delle culture “bagnate” (come la nostra) e di quelle “asciutte” (nei paesi nordici), sotto la spinta della globalizzazione: scoprendo che l’Italia ha visto dal dopoguerra un netto calo del consumo pro capite di alcol e che anche il bere eccessivo (binge drinking) tra i giovani, oggetto di tanto allarme sociale, non solo non è aumentato negli ultimi anni, ma si è anzi ridotto. Dal canto suo, Allaman Allamani ha affrontato l’esame delle politiche pubbliche nel contesto europeo, cercando di individuare le variabili significative, mostrando che la riduzione dei consumi di alcolici è molto più legata a fattori socio-economici e demografici che agli interventi legislativi restrittivi e alle politiche alcologiche.

Per ciò che concerne la rete dei servizi, preziosa per la discussione è stata la relazione di Valeria Zavan, con una panoramica nazionale di come si siano evoluti gli interventi sull’alcol nei servizi socio-sanitari e quali siano le culture che li sostengono e anche sui diversi approcci con cui sono trattati i consumatori di droghe illegali e i bevitori problematici.

Particolarmente interessanti sono stati i contributi dei quattro gruppi di lavoro, che hanno esplorato le possibilità di innovazione nella realtà dei loro servizi, e la presentazione di esperienze italiane (Venezia, Bologna – Open Group, Milano – Colce, Firenze – cooperativa Cat) con interventi dei organizzazioni aderenti al CNCA.

L’intervento chiave è stato svolto dal sociologo Harald Klingemann, uno dei più importanti studiosi di consumi di alcol a livello europeo, che ha esposto le evidenze sul fenomeno del self change, ossia del “recupero naturale” dei bevitori intensivi che non si rivolgono ai servizi. Nonostante questa realtà sia ormai documentata anche dalla ricerca epidemiologica, la gran parte degli operatori continua a ignorarla: come se i modelli (espliciti o impliciti) che guidano il loro operato (segnatamente il modello focalizzato sulla dipendenza) costituissero un ostacolo alla comprensione della realtà. Aprirsi a questa conoscenza permetterebbe invece agli operatori di rinnovare l’offerta di servizi, creando un sistema “self change friendly”: in una parola, un tipo di intervento attento a cogliere e valorizzare le strategie “naturali” di recupero e di autoregolazione delle persone. Iniziando con tenere in (nuova) considerazione gli intendimenti degli utenti rispetto agli obiettivi dell’intervento e considerando che, contrariamente a quanto si pensi, il “bere controllato” risulta essere la forma di recupero più comune fra i bevitori eccessivi, compresi quelli diagnosticati come alcolisti. Nella sua analisi Klingemann ha anche evidenziato alcuni dei fattori che ostacolano il percorso di self change: fra questi, la stigmatizzazione sociale e la credenza diffusa sull’incapacità dei bevitori intensivi di tornare a modelli moderati di consumo, che funziona come profezia che si auto avvera.

Il seminario curato da Grazia Zuffa si è concluso con una tavola rotonda i cui sono intervenuti fra gli altri Riccardo De Facci, vicepresidente del CNCA, Paolo Jarre del Dipartimento dipendenze della Asl Torino 3, Stefano Vecchio della Asl Napoli 1, Susanna Ronconi della rete Itardd e Maria Stagnitta dell’Associazione Insieme e presidente di Forum Droghe.

Tutti i materiali presentati sono disponibili sul sito di fuoriluogo nella sezione dedicata alla formazione:
http://formazione.fuoriluogo.it/formazione/summer-school/consumi-alcol-nellapproccio-riduzione-del-danno/documentazione-summer-school-2016/

La registrazione audio integrale del seminario, a cura di Radio Radicale, è disponibile sul sito:
http://www.radioradicale.it/scheda/485575/summer-school-consumi-di-alcol-nellapproccio-di-riduzione-del-danno-culture-del-bere

(articolo di Hassan Bassi)

CNCA
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