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I minori stranieri non accompagnati non hanno bisogno di ‘strutture ricettive temporanee’

Nel Ddl in fase di approvazione in Parlamento si rischiano il mancato rispetto dei diritti e un puro accaparramento di risorse pubbliche

COMUNICATO STAMPA

I minori stranieri non accompagnati
hanno bisogno di un sistema di accoglienza qualificato,
non di “strutture ricettive temporanee”
Nel Ddl in fase di approvazione in Parlamento
si rischiano il mancato rispetto dei diritti
e un puro accaparramento di risorse pubbliche

Roma, 29 agosto 2016

Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) esprime il proprio dissenso e la più viva preoccupazione per quanto previsto nelle “Misure straordinarie di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati” contenute nel disegno di legge di conversione in legge del decreto legge 24 giugno 2016, n. 113. Nel testo del Ddl, infatti, si prevede che, in presenza di arrivi consistenti e ravvicinati di minorenni non accompagnati, ove temporaneamente non siano disponibili posti nelle strutture governative di prima accoglienza o nell’ambito dello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e l’accoglienza non possa essere assicurata dal Comune in cui il minorenne si trova, il prefetto disponga l’attivazione di strutture ricettive temporanee esclusivamente dedicate ai minorenni non accompagnati.

“Sappiamo bene”, afferma Liviana Marelli, responsabile Infanzia, adolescenza e famiglie del CNCA, “che il nostro paese deve far fronte a un arrivo di ragazzi stranieri che eccedono di molto, per numero, i posti disponibili all’interno del sistema di accoglienza ordinaria. Ma la soluzione a un problema oggettivo – peraltro, ampiamente prevedibile – non è quella dei famigerati Cas, i centri di accoglienza straordinaria che non assicurano adeguati standard strutturali e che dovrebbero essere ‘temporanei’ ma in cui si finisce per passare parecchi mesi. Se tali centri sono del tutto carenti per gli stranieri adulti, figuriamoci per dei minorenni. La capienza ampliabile fino a 50 posti non permette di creare un ambiente di tipo familiare, a cui ogni ragazzo ha diritto, e può portare a rischi maggiori di conflitti con la popolazione locale. In tali strutture, inoltre, non sono previsti servizi per l’inclusione sociale (iscrizione a scuola o centro professionale, avviamento al lavoro, ecc.) e nemmeno tutele specifiche per i minorenni che presentano particolari situazioni di vulnerabilità (gravi disagi psichici, vittime di tratta, tortura, violenza o abusi). Infine, non dimentichiamo i tanti casi di puro accaparramento di risorse pubbliche che ha visto protagonisti numerosi Cas, che non si sono fatti scrupolo di tenere in condizioni vergognose i propri ospiti.”

“Per tutte queste ragioni”, conclude Marelli, “ribadiamo, ancora una volta, in accordo con quanto già raccomandato dall’Asgi, che per i minorenni stranieri non accompagnati, così come per gli adulti, dovrebbe essere rafforzato il sistema di accoglienza ordinario, aumentando i posti disponibili per loro nello Sprar e adottando misure che favoriscano la partecipazione dei Comuni a tale sistema. E andrebbe garantita una distribuzione più equa, tra le diverse regioni italiane, di questi ragazzi, coinvolgendo a tal fine il Tavolo di coordinamento nazionale, come già avviene per gli stranieri adulti.”

 

CNCA
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