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Droghe, il Governo cambi strada

Oggi il seminario organizzato a Roma dal CNCA per ragionare sulle politiche sulle dipendenze. I materiali dell’incontro

 COMUNICATO STAMPA

Oggi a Roma il seminario organizzato dal CNCA
Droghe, il Governo cambi strada
Bisogna superare oltre dieci anni di politiche sbagliate.
Assurdo pensare di affidare la delega al ministero degli Interni

Roma, 23 maggio 2013

“Cambiare si può… si deve!”. È questo il messaggio che arriva dal seminario organizzato oggi a Roma dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) – in collaborazione con Federserd, Gruppo Abele, Antigone, Forum Droghe, Società della Ragione, Itaca, Social Pride – per chiedere al Governo una nuova politica sulle droghe. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, gli onorevoli Federico Gelli (PD) e Daniele Farina (SEL). L’incontro è stato aperto con un commosso ricordo di don Andrea Gallo.

“La forte precarietà sociale, la mancanza di lavoro, le incertezze per il futuro”, nota Riccardo De Facci, vicepresidente del CNCA, “hanno portato a un aumento consistente di consumi che generano dipendenza, come nel caso di alcol, sostanze psicoattive, gioco d’azzardo. Ma il sistema dei servizi non è in grado oggi di intercettare pienamente e dare risposte a fenomeni così ampi e complessi. Mancano le risorse economiche, ma anche una nuova legislazione e un nuovo quadro strategico.” Per quanto riguarda la legge Fini-Giovanardi sulle droghe, continua De Facci, “si tratta di una normativa criminogena, che ha portato in carcere il 37% dei 65mila detenuti in Italia e ha contribuito all’invio di più di un milione di persone in Prefettura. È nata da un’ossessione securitaria e repressiva che ha fallito comunque i suoi obiettivi: i consumi non diminuiscono affatto. Per questo la nostra Federazione è impegnata con tanti altri per eliminarne le parti peggiori grazie all’iniziativa della campagna ‘Tre leggi per la giustizia e i diritti’. È assurdo che qualcuno abbia pensato di assegnare la delega sulle droghe al ministero degli Interni: avremmo fatto un passo indietro di almeno quarant’anni. Questi consumi diffusi non sono prioritariamente un problema di ordine pubblico, ma soprattutto indice di dinamiche sociali e di carenza di politiche giovanili o preventive su cui dobbiamo tornare a investire.”

I costi sociali dell’uso di droghe in Italia sono altissimi. Secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (rapporto 2008) in Italia il consumo di droghe costa ogni anno alla collettività 6.473 milioni di euro (il 43% per attività di repressione e controllo, il 27% per attività di cura e riabilitazione, il 30% per perdita di produttività) a fronte di una spesa per acquisto di droghe di 3.980 milioni di euro. L’ultimo rapporto Espad realizzato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR rileva che fra gli oltre 28.000 studenti considerati, più del 36% dei giovani in età 15-19 anni ha fatto uso di sostanze illegali nell’arco della vita e il 20% negli ultimi 30 giorni. Dunque, almeno 1 ragazzo su 5 sarebbe un consumatore e non solo uno sperimentatore.

A fronte di fenomeni così rilevanti, c’è da ripensare un sistema di intervento in affanno. “Ogni Regione”, afferma De Facci, “ha organizzato il suo sistema di intervento in modo del tutto autonomo. Così l’accesso ai servizi e la tutela della salute variano da territorio a territorio. Una disuguaglianza che colpisce i cittadini. Bisogna ricreare una cornice nazionale. E in questa nuova architettura il terzo settore non può essere il soggetto su cui semplicemente si scaricano i problemi. Oggi il privato sociale gestisce il 90% dei servizi di prossimità, il 90% dei servizi nei contesti del divertimento giovanile, almeno l’80% dei servizi di reinserimento e supporto socio lavorativo, il 90% dei servizi residenziali di cura. Bastano questi dati per capire che non è un attore residuale e non può essere trattato con sufficienza. Appare poi chiaro alla maggior parte degli operatori che il Dipartimento politiche antidroga, com’è oggi, non va bene perché si limita a emanare linee guida, e a spendere i non pochi soldi che gli sono stati messi a disposizione, spesso con criteri discutibili, senza un reale confronto con le Regioni e con il terzo settore. La Consulta nazionale che dovrebbe permettere questo dialogo non viene convocata da anni.”

“Il Governo non può limitarsi a tenere i conti in regola. Le domande sociali inascoltate finiscono così per aggravarsi”, conclude De Facci. “Chiediamo alla politica di definire, finalmente, una politica sulle droghe non ideologica, non punitiva, basata sui reali bisogni delle persone coinvolte, fondata sulle evidenze scientifiche e supportata da un investimento economico adeguato.”

Scarica:
slide De Facci
slide Lucchini
contributo Corleone

CNCA
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