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Papa Francesco porti la Chiesa fuori dalla palude

Presa di posizione di don Armandio Zappolini, presidente del CNCA, rilasciata all’agenzia Redattore sociale

 

“Il nome del nuovo Papa evoca un certo modo di essere Chiesa e di essere cristiani che forse è la risposta anche solo simbolica che tanti nella Chiesa aspettavano”. Così don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza parla del nuovo Papa Francesco, il giorno dopo la sua nomina. Per Zappolini si tratta di un “segnale bello” e di uno “sguardo in avanti”. “Il suo nome richiama questa tradizione anche poetica, legata ai poveri, ad una Chiesa semplice – ha detto don Armando -. Una sensazione bella data anche dal suo saluto, dal chiedere la preghiera della Chiesa e dal suo inchino davanti alla Chiesa. Sono gesti che danno quest’idea di un passo diverso e speriamo che sia confermato e si rafforzi”. Segnali, aggiunge don Armando Zappolini che riportano la Chiesa a “presentarsi con la mitezza che nasce dal porsi davanti agli altri con umiltà. L’autorevolezza è molto meglio dell’autorità, e la Chiesa, che ha cavalcato troppo la ricerca di autorità, forse ha perso quell’autorevolezza che nasce dalla coerenza”.

La speranza di Zappolini, inoltre, è che il nuovo Papa possa portare la Chiesa “fuori dalle paludi”. In un mondo come quello di oggi, spiega Zappolini, “che ha perso i riferimenti etici, che ha visto crollare ideologie che perlomeno idealmente avevano acceso speranze di tanta gente, che vive situazioni di marginalità e ingiustizia come mai nella sua storia, questo Papa si pone in modo propositivo e accogliente al mondo”. Ora, per Zappolini, occorre dar vita a questo cambiamento atteso, intervenendo anche su alcune questioni al suo interno. “Bisogna che lo Ior diventi una banca trasparente – dice Zappolini -, che il Vaticano sia una casa di vetro e occorre che non ci siano neanche situazioni che diano anche solo da pensare. Sono fiducioso, penso si apra una bella stagione”.

(Fonte: Redattore sociale)

CNCA
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