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Cristian De Cupis, il ricordo della Comunità del Giambellino

Nel 2010 è stato ospite per cinque mesi in una struttura della cooperativa

Abbiamo accolto in comunità Cristian De Cupis per 5 mesi, e a fianco di tutte le notizie che stanno rincorrendosi ci piace ricordarlo così:

“La prima volta in cui ho visto Cristian, ciò che mi ha colpita è stata l’energia con cui portava la sua voglia di rimettersi in gioco. Sembrava una persona che si affacciasse per la prima volta alla vita. Finalmente aveva concluso positivamente un programma piuttosto lungo ed articolato a Comunità DIANOVA e si guardava con grande entusiasmo alla possibilità di una svolta definitiva. La sua esistenza era stata purtroppo segnata da una infanzia ed una adolescenza che non auguro a nessuno, con figure di riferimento primarie profondamente devastanti. Forse la nonna materna era stata in grado di stargli un poco vicino. Ricordo Cristian come una persona di estrema sensibilità e grande intelligenza, sorridente, gentile e molto caloroso e coinvolgente nell’approccio relazionale, al punto che dopo una sola settimana che era entrato in comunità pareva vi fosse sempre stato. Soprattutto nel periodo iniziale in cui è stato presso di noi ha manifestato una vitalità ed una capacità di attivarsi su aspetti concreti della sua vita davvero sorprendente. In pochissimo tempo – una manciata di giorni – era stato in grado di portare a termine una serie di pratiche burocratiche e, soprattutto, di trovare una attività lavorativa – cosa che persone da tempo nostre ospiti non erano riuscite a fare nell’arco di mesi. Era generoso, curioso e collaborativo ; nel periodo in cui da noi è stato bene, aveva creato ottimi rapporti con tutti ed era una di quelle persone la cui assenza si percepiva molto fortemente. Purtroppo il devastante carico di dolore che portava con sé a causa del suo difficilissimo passato a volte faceva capolino e lo tormentava distogliendolo dal presente e non consentendogli di utilizzare ed attingere a piene mani per sé dalle sue personali risorse – che erano davvero tante.
“Ho appreso la notizia della sua morte questa mattina mentre facevo colazione e sfogliavo il giornale. Mi resta l’immensa tristezza del senso di ingiustizia per questa vita spezzata – qualunque sia stata la causa del decesso – poiché in qualche modo fino al momento in cui è vissuto ha fatto tantissimi sforzi per potersi affacciare ad una vita normale… ma purtroppo forse certi traumi sono così immani nella vita di una persona che in qualche modo pesano sempre di più rispetto a tutta la voglia di questo mondo di lasciarli nel passato o imparare a conviverci con la maggior serenità possibile e pensare ad un presente/ futuro differenti e “sufficientemente buoni”. Cristian era una persona che si faceva benvolere da chiunque entrasse in contatto con lui. Tuttavia tutta l’accoglienza che ha sperimentato non era stata sufficiente per fargli fare il salto che gli avrebbe consentito di darsi un poco di pace, trovando un contenitore buono diverso dal carcere e utilizzando positivamente, costruttivamente ed in modo costante le tante cose buone che possedeva dentro di sé.
“Ho l’immagine dei suoi occhi azzurri, trasparenti e penetranti, del viso pulito e sorridente della sua indimenticabile e coloratissima parlata romanesca.”

D.ssa Alessia Coari
Comunità del Giambellino

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