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Inchiesta sul lavoro sociale, due incontri in Toscana

Un’occasione per far discutere soggetti diversi su alcuni nodi critici che riguardano la condizione degli operatori sociali

Il CNCA Toscana e Rifondazione comunista hanno organizzato due appuntamenti per discutere pubblicamente, con altri addetti ai lavori, i risultati della ricerca sul lavoro sociale “Voci e volti del welfare invisibile”, promossa da CNCA, Rifondazione comunista, FISH e Libera.

I due incontri, tenutisi il 14 e il 15 dicembre rispettivamente a Livorno e Firenze, sono serviti ad almeno due scopi: diffondere i risultati della ricerca e creare un’occasione di incontro tra soggetti del sociale diversi.

Per il primo punto, i risultati della ricerca – oltre a ribadire la marcata femminilizzazione del lavoro sociale (oltre il 65% degli operatori sono donne) – hanno confermato che la maggioranza dei lavoratori (66%) guadagna meno di 1200 euro al mese. La situazione retributiva si affianca a quella contrattuale: il 40% dei questionari racconta di situazioni lavorative precarie. La motivazione risulta in generale alta (il lavoro sociale è una prima scelta), come il senso d’appartenenza alle organizzazioni, ma la responsabilità della situazione è attribuita alle Istituzioni e all’Ente locale dal 26% degli intervistati, alle cooperative e agli altri soggetti gestori dei servizi dal 17%, ad entrambi (Enti locali e cooperative insieme) dal 41%. Nell’analisi dei dati i ricercatori hanno evidenziato che la situazione attuale – con gli 11 contratti presenti nel settore – non facilita il riconoscimento e la stabilizzazione del lavoratore sociale.

Per il secondo punto l’incontro di Firenze ha visto la partecipazione, tra gli altri, del sindacato confederale CGIL insieme alle RDB-CUB: nel confronto, inevitabilmente serrato, che ne è venuto fuori, è stata condivisa da tutti la necessità di una maggiore assunzione di responsabilità da parte del pubblico rispetto ai servizi dati in affidamento al privato sociale.

CNCA
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