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Inutili e dannose le ordinanze comunali contro la prostituzione

Presentato in un seminario nazionale un rapporto di monitoraggio messo a punto da numerose associazioni, tra cui il CNCA


Prostituzione: un accanimento ingiusto e insensato fatto di ordinanze, pacchetto sicurezza e Ddl Carfagna

Presentato oggi a Roma, da parte di alcune importanti associazioni attive in Italia,
un rapporto sugli effetti delle ordinanze comunali contro la prostituzione in strada.
Il testo predisposto in materia dal Governo va ritirato

Roma, 7 luglio 2009

Roma – Se alle nuove norme sulla sicurezza, appena approvate in Parlamento, si aggiungeranno le disposizioni contenute nel Ddl Carfagna sulla prostituzione, l’effetto sulle persone straniere costrette a prostituirsi sarà devastante. Sarebbe un accanimento ingiusto e insensato nei confronti di persone che vanno invece sostenute, specie se vittime di tratta e di grave sfruttamento.

Lanciano un grido d’allarme le organizzazioni che hanno promosso oggi a Roma un seminario nazionale intitolato “Prostituzione. Quali politiche e quali risposte”.

Associazione On the Road, Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, Cooperativa Dedalus, Consorzio Nova, Coordinamento Nazionale delle Comunità d’Accoglienza (CNCA) e Movimento di Identità Transessuale (MIT) hanno presentato nel seminario, a riprova delle proprie critiche al testo del Ddl Carfagna, un rapporto di monitoraggio in cui vengono esaminate le ordinanze contro la prostituzione di strada emesse in ben 46 comuni, distribuiti su 20 province e 10 regioni, che di fatto anticipano l’applicazione del disegno di legge proposto dalla ministra Carfagna per vietare l’esercizio della prostituzione in “luogo pubblico o aperto al pubblico”.

Dall’approvazione del “pacchetto Maroni” – che l’estate scorsa ha conferito ai sindaci il potere di intervenire in materia di sicurezza pubblica – infatti, sono state circa 600 le ordinanze emesse dai Comuni e il 16% di esse ha riguardato la prostituzione in strada.

Dal rapporto emerge con evidenza che l’unico effetto prodotto dalle ordinanze è quello di spostare temporaneamente il “problema”, senza rispondere all’esigenza di sicurezza dei cittadini e aggravando le condizioni di insicurezza e sfruttamento di chi si prostituisce.

In tutte le aree geografiche monitorate dalle unità di strada delle 26 associazioni che hanno contribuito alla realizzazione del rapporto è stata registrata una forte riduzione delle presenze in strada nei primi giorni di attuazione delle ordinanze e un significativo spostamento verso aree limitrofe non soggette a tali provvedimenti; il numero delle persone in strada, tuttavia, è generalmente tornato a salire non appena i controlli sono diminuiti.

La prima reazione delle reti criminali che controllano la prostituzione è stata quella di intensificare il turn over in strada e di spostare l’attività prostituiva verso i luoghi chiusi (sono aumentati gli annunci di offerta prostituiva in appartamento, molti locali notturni sono diventati punti di offerta anche di prestazioni sessuali a pagamento).

Le principali conseguenze registrate sono state:

l’aumento della dipendenza dalla rete dello sfruttamento, per il controllo che quest’ultima ha rispetto al reperimento di appartamenti e all’ingresso al lavoro nei night;

la diminuzione delle possibilità di contatto con operatori sociali e forze dell’ordine, con una conseguente riduzione delle tutele, dell’informazione e dell’orientamento alle opportunità di uscita dai circuiti di tratta e sfruttamento;

un aumento dei rischi connessi alla salute, in quanto lo spostamento verso zone nascoste produce una concentrazione di donne nella stessa area, costrette da tale concorrenza a non rispettare anche le più elementari norme di protezione nei rapporti con i clienti.

La recente approvazione del disegno di legge sulla sicurezza – con l’introduzione del reato di clandestinità e la conseguente difficoltà ad accedere anche a basilari servizi pubblici per paura di essere denunciati – renderà ancora più difficili le condizioni di vita di tante donne, uomini e minori stranieri che si prostituiscono in Italia in condizioni di forte disagio o di grave sfruttamento. Il Ddl Carfagna darebbe loro il colpo di grazia.

È dunque per ragioni di fatto e non ideologiche che le associazioni che hanno promosso il seminario ritengono inemendabile e totalmente da respingere il disegno di legge predisposto dal Governo e chiedono alla Ministra di aprire un vero dialogo con gli addetti ai lavori – mai realmente avviato – per arrivare a definire un testo che non sia un’altra legge-manifesto, ma una risposta concreta ad efficace alla cittadinanza, alle persone che si prostituiscono, alle vittime di tratta e sfruttamento.

Scarica un resoconto degli interventi in forma di comunicato stampa

Vai al sito di YouTube dove è possibile visionare alcune interviste fatte a promotori del rapporto da Federica Pezzoli di Art. 21

Info:

Cristiana Bianucci
[c] 346 2172876 [@] comunicazione@ontheroadonlus.it

Mariano Bottaccio
[c] 329 2928070 [@] ufficio.stampa@cnca.it

Mirta Da Pra
[c] 335 7423588 [@] u.comunicazione@gruppoabele.org

CNCA
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