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Il CNCA aderisce all’Appello ”La salute non ha passaporto!”

Un’iniziativa promossa da Cittadinanzattiva

Il CNCA aderisce – insieme a diverse altre organizzazioni – all’Appello “La salute non ha passaporto!”, promosso da Cittadinanzattiva e riferito alla possibilità di denuncia da parte dei medici, introdotta dal Governo in carica, nei confronti degli immigrati che accedono al sistema sanitario nazionale.

Qui sotto il testo dell’Appello.

Per avere maggiorni informazioni, si può anche andare sullo spazio attivato su Facebook.

APPELLO “LA SALUTE NON HA PASSAPORTO”

Chiediamo che la Camera dei Deputati faccia tesoro delle osservazioni, delle perplessità e delle critiche sollevate dalla società civile sul testo approvato del pdl “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” (approvato dal Senato) (2180). In particolare nei confronti dell’emendamento con il quale il Senato ha soppresso nei giorni scorsi il comma 5 del DLgs 25 luglio 1998, n. 286 dal titolo “T.U. di disciplina dell’immigrazione”.

Il comma soppresso recitava: “L’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.

Chiediamo con forza che la Camera dei Deputati sopprima questa modifica e ristabilisca il testo originario poichè la norma appena approvata – nel quadro del c.d. “pacchetto sicurezza” – lascia fortemente perplessi per le seguenti ragioni:

nega il fondamentale diritto alla salute delle persone che deve essere garantito a prescindere da ogni altro tipo di considerazione, coerentemente con l’articolo 32 della nostra Costituzione;

crea non solo una sanità di serie A e una di serie B, ma anche una sanità di ‘polizia’ dove i medici, violando anche il codice deontologico, dovrebbero denunciare gli immigrati tradendo il rapporto di fiducia medico-paziente;

scarica sui servizi socio/sanitari responsabilità che attengono agli organi di polizia o agli accordi fatti (e non rispettati) tra il nostro paese e i paesi di provenienza;

– introduce un pericoloso precedente in tema di diritti civili e di privacy perché rende “superabile” il segreto professionale in un settore così delicato come la salute;

– impedendo la cura degli immigrati irregolari, espone tutti i cittadini ai rischi di malattie trasmissibili (perché non gestite e non prevenute), aumentando l’insicurezza e con costi in prospettiva molto più alti;

non tiene conto dei pareri dei presidenti delle Regioni che hanno competenza in tema di servizi sanitari;

– espone al gravissimo rischio di sviluppo di una “sanità ombra” – che in alcuni casi potrebbe essere gestita dalla criminalità organizzata – i cui utenti potrebbero rappresentare un inesauribile serbatoio di ‘manovali del crimine’;

non risolverà il problema della presenza degli immigrati irregolari, ma scaverà un solco profondo tra i popoli, aumentando a dismisura tensioni sociali e disuguaglianze;

– rischia di dividere il paese dove crescono le reazioni critiche (provenienti da tante organizzazioni civiche come Medici senza Frontiere, dai sindacati dei medici e da organi di stampa come Famiglia Cristiana).

Al di là delle conseguenze concrete della norma che potrebbe anche restare sostanzialmente inapplicata come purtroppo molto spesso accade in Italia, è in gioco una scelta di civiltà. Su questa richiesta stiamo raccogliendo il sostegno di un ampio numero di interlocutori, organizzazioni civiche, soggetti del mondo medico e del lavoro. Mentre ci sembra importante far rilevare che alcune istituzioni regionali e provinciali si stanno muovendo su questo fronte.

Seguiremo, dunque, con molta attenzione i lavori parlamentari.
Non escludiamo di adottare azioni concrete o simboliche a supporto di questo nostro impegno. Tra queste la possibilità di assistenza legale per tutti quegli operatori che fossero stigmatizzati o, addirittura, perseguiti per non aver denunciato gli immigrati. In casi estremi, ci mettiamo a disposizione dei soggetti discriminati per valutare le condizioni e l’opportunità di un ricorso alla Corte Costituzionale per un giudizio sulla norma.

Nel frattempo, ringraziamo molto per l’attenzione e la disponibilità e restiamo a disposizione se fosse necessario stabilire contatti, fornire informazioni o produrre valutazioni comuni.

Saluti cordiali,

Le organizzazioni firmatarie…

Per Contatti:
Vittorino Ferla Tel. 06 36718303, mail: v.ferla@cittadinanzattiva.it
Daniela Quaggia Tel. 06 36718315, cell. 328 2676142, mail: d.quaggia@cittadinanzattiva.it

CNCA
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