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Il carcere come occasione per ripensare il progetto di vita

Si è tenuto il 27 e 28 marzo, a Palermo, l’evento finale di “Ipotesi di lavoro”, iniziativa dedicata al tema minori e giustizia

La mortalità scolastica è l’anticamera della devianza, ma la soluzione non è l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni. Magistrati, operatori sociali, psicologi, insegnanti bocciano il sistema dell’istruzione e della formazione professionale che in Italia, oggi, non riesce a garantire il diritto-dovere di istruzione e obbligo formativo soprattutto a chi vive in una condizione di marginalità o è già finito in carcere. Da un’analisi sulle storie dei ragazzi che transitano nel circuito penale in Sicilia (ma i dati sono simili nel resto del Sud Italia), emerge che oltre il 60% ha avuto difficoltà gravi già a partire dalla scuola elementare, con un 30% rallentato da bocciature, frequenza a singhiozzo, ritiri. Un dato che lievita se si passa alle scuole medie, dove l’84% ha avuto grossi problemi e non ha raggiunto il successo scolastico. Solo il 20% degli intervistati ha frequentato le scuole superiori, non arrivando oltre il terzo anno. E la formazione professionale risulta inadeguata, se l’89% degli intervistati iscritti a un corso di durata triennale non è riuscito a conseguire una qualifica.
È il quadro drammatico che emerge dal convegno su “Diritti e doveri all’istruzione e alla formazione nei percorsi di inclusione di minori in area penale”, che si è svolto a Palermo per fare il punto sul progetto Equal “Ipotesi di lavoro”, destinato alla valorizzazione di modalità di intervento e cooperazione fra enti e organizzazioni pubbliche e private per favorire l’inserimento del giovane, entrato nel circuito penale, all’interno della comunità e del mercato del lavoro. Un progetto che ha coinvolto 12 regioni e che è stato ispirato dal principio che «il periodo di detenzione debba essere non pena e privazione, ma apprendistato alla vita sociale, e che le esperienze di formazione e istruzione non siano solo un atto formale dovuto, ma un’attività informata dalla necessità di costruire progetti di vita realmente perseguibili», sostiene Claudio Nizzetto, dell’Enaip Lombardia.

«I minori non sono destinatari di interventi, ma titolari di un percorso di crescita e di formazione – sottolinea Serenella Pesarin, direttore generale per l’Attuazione dei provvedimenti giudiziari del Dipartimento di Giustizia minorile -. Il carcere deve essere un’occasione, una risorsa, ma per fare questo occorrono percorsi unitari. Per questo lo scorso 19 marzo abbiamo siglato un patto sulle politiche sociali fra ministeri, regioni e volontariato giudiziario, perché si riesca ad affermare la cultura del sistema». Una situazione particolarmente critica nelle regioni del Mezzogiorno, che conferma ancora una volta, anche in questo settore, l’esistenza di un’Italia a due velocità. «Dalle ultime rilevazioni emerge che la Sicilia ha un tasso di abbandono scolastico nei primi due anni delle superiori del 3,8% – sottolinea Roberto Uboldi, direttore generale per lo Studente del ministero della Pubblica istruzione -, malgrado i grossi investimenti ministeriali contro la dispersione scolastica. A questo scopo sono stati erogati 59 milioni di euro per Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, ma temo che manchi una cultura del progetto, una collaborazione fra scuola e enti locali. Non servono i finanziamenti distribuiti a pioggia.»

E parte anche un duro atto d’accusa attacco all’innalzamento dell’obbligo a 16 anni. «Come può realizzarsi visto che oltre la metà dei ragazzi del penale escono dal sistema scolastico già a partire dalla frequenza della scuola media inferiore – fa notare Francesco Di Giovanni del Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza per il progetto Ipotesi di lavoro? Inserire questi ragazzi a 15 o 16 anni nel percorso scolastico, significa metterli in classi di bambini di 11 o 12 anni, col rischio di creare il bullo dentro la classe. Occorre invece individuare percorsi di alternanza scuola, formazione e lavoro, puntando sull’orientamento.»

(Fonte: “Avvenire”, 29-3-2008)

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