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Salute mentale: le 10 questioni fondamentali

Presentato ieri l’appello promosso da diverse organizzazioni tra cui il CNCA

Sono circa 600.000 gli italiani con gravi malattie mentali, pari all’1-2% della popolazione. Una percentuale che cresce fino al 20% se si includono anche le patologie più lievi, come la depressione o i disturbi alimentari. Ogni anno sono circa 6.000 i nuovi casi, che coinvolgono soprattutto giovani. E secondo l’Istat le visite psichiatriche e psicologiche hanno visto un incremento del 18,5% dal 2000 al 2005: il 32,5% di queste visite avviene in regime privato. È questo lo scenario in cui si inserisce il manifesto presentato oggi a Roma dall’Unasam (Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale), insieme a un’altra quindicina di associazioni, tra cui Cgil, Anpis, Arci e Fish. A quasi trent’anni dalla legge 180 del 1978, meglio nota come legge Basaglia, queste organizzazioni ripropongono con forza alle istituzioni i capisaldi di quella riforma che ha trasformato il mondo della salute mentale.

Dieci le “questioni fondamentali” individuate dal manifesto, che ha come slogan “Ogni persona per ciò che è, nel rispetto della propria dignità e libertà”: lotta allo stigma, presa in carico, diritto al consenso informato, divieto della contenzione e controllo dell’abuso farmacologico, limitazione dei trattamenti sanitari obbligatori (Tso), indagine conoscitiva sulle strutture residenziali, formazione del personale, superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, sostegno all’impresa sociale e abrogazione della legge sull’interdizione e inabilitazione, con parallelo rafforzamento della figura dell’amministratore di sostegno.

“Grazie alla Legge 180 è stato possibile chiudere tutti i manicomi pubblici, nei quali sono state internate fino a 100.000 persone – si legge nel manifesto -. A trent’anni dalla legge di riforma, dobbiamo però lamentare scarti molto forti nell’offerta di servizi tra una regione e l’altra; in troppi dipartimenti di salute mentale le dotazioni organiche, gli ambienti di lavoro, le capacità operative sono del tutto inadeguate a garantire l’esercizio concreto del diritto alla salute mentale e degli altri diritti di cittadinanza e, talvolta, la stessa dignità della persona”.

Quello che le associazioni chiedono è quindi che “sia completata la riforma e al tempo stesso sia fronteggiata la ripresa di pratiche coercitive come la contenzione e l’elettroshock e i contrattacchi di chi ha sempre osteggiato la 180”, afferma Girolamo Digilio, fondatore dell’Aresam (Associazione regionale per la salute mentale del Lazio), facendo riferimento alle intenzioni del centrodestra, che già nell’ultimo governo Berlusconi programmava di modificare la legge 180.

“È allarmante il dato Istat secondo cui il 32% delle visite psicologiche e psichiatriche avviene in regime privato – ha affermato Massimo Cozza, della Cgil – e preoccupa tutti noi che crediamo che debbano essere i dipartimenti di salute mentale a offrire risorse e risposte”.

“La Fish aderisce con forza la manifesto – ha riferito il vicepresidente Salvatore Nocera – perché anche il movimento di emancipazione delle persone disabili discende da Basaglia. Oggi nelle scuole ci sono quasi 190.000 alunni disabili, il 75% dei quali ha disabilità intellettiva. Occorre difendere con forza la figura dell’amministratore di sostegno – ha aggiunto – che ha scalzato l’obbligatorietà dell’interdizione e impostato un percorso giuridico personalizzato”.

Il significato politico dell’iniziativa è stato sottolineato da Flavio Volpi, d Psichiatria Democratica: “Questo vuole essere anche un presidio in difesa della 180, in un contesto in cui circolano gli appelli per la diffusione dell’elettroshock. Noi vogliamo ribadire l’importanza fondamentale dell’inclusione socio-lavorativa, al di là dei trattamenti farmacologici e terapeutici”.

Potete scaricare il testo integrale dell’appello.

(27-3-2008. Fonte: Redattore Sociale)

CNCA
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