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L’ampliamento della base di Vicenza non è coerente con la nostra idea di pace

Appello al presidente del Consiglio. CNCA: “L’ampliamento della base militare di Vicenza non è coerente con la nostra idea di pace e di sviluppo”. Dal Governo italiano ci attendevamo, e ci attendiamo, decisioni diametralmente opposte

 

ROMA – Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) esprime la propria insoddisfazione per la decisione assunta dal Governo italiano di “non opporsi” all’ampliamento della base militare dell’aeroporto Dal Molin di Vicenza e lancia un appello al presidente del Consiglio: la pace e lo sviluppo si perseguono con decisioni diametralmente opposte.
Per il CNCA sono due le principali ragioni di discordanza. La prima si riferisce al fatto che non opporsi all’ampliamento di una base militare in cui sono stanziate, oltretutto, forze armate impegnate fortemente sul fronte della cosiddetta “lotta al terrorismo” – come è il caso della 173esima brigata aviotrasportata americana, impiegata sia in Iraq sia in Afghanistan – significa non ostacolare un modo di intendere e praticare le relazioni internazionali e i conflitti politici che non corrisponde affatto a quell’approccio saggio, equilibrato, equo e realmente aperto al dialogo che pure il nostro paese e l’Unione Europea affermano essere ineludibile per affrontare le gravi situazioni di crisi e di squilibrio che si moltiplicano nel pianeta.
In secondo luogo, in riferimento ai diversi vantaggi economici e sociali che tale ampliamento comporterebbe per Vicenza, il CNCA ribadisce un’idea di sviluppo del tutto differente, fondata sull’aumento del benessere sociale per la più ampia parte della popolazione: affrontare le situazioni di disagio e di povertà e accrescere le possibilità di risposta ai bisogni sociali, a livello nazionale e globale, è la condizione essenziale per ridurre i conflitti e favorire, nel contempo, lo sviluppo di attività economiche che avvantaggiano l’intera collettività.
Tali ragioni ci inducono a non condividere nemmeno il basso profilo che il Governo ha tentato di assumere in relazione all’intera vicenda, derubricandola a semplice “problema di natura urbanistica e amministrativa”, non politica, che – in quanto tale – dovrebbe essere affrontato dall’amministrazione comunale di Vicenza (espressione di una maggioranza di centrodestra). Un atteggiamento che appare pilatesco, così come il riferimento ad impegni già assunti dal precedente esecutivo e accettati dal consiglio comunale di Vicenza.
Il CNCA ricorda come le proprie richieste di riforma dello stato sociale e di maggiori risorse per le politiche sociali siano state motivate anche ricorrendo a un semplice esempio: nel 2004 la spesa sociale ammontava a 18,44 euro per ogni cittadino mentre per la missione in Iraq ognuno di noi ha versato 11,11 euro e per l’acquisto di un solo caccia eurofighter (sui 131 previsti) ben 3,70 euro. E’ vero che la spesa sociale, con questo governo, è aumentata – poco oltre 1,6 miliardi di euro -, ma tale crescita è stata così limitata che rimane ancora oggi attuale la domanda che circa un anno fa ponemmo alle forze politiche: per voi, contano più i bisogni di milioni di cittadini italiani – e di una larga fetta di popolazione mondiale – che soffrono povertà, emarginazione, disagi di ogni tipo o qualche aereo da combattimento? Un dubbio motivato anche dal fatto che la Finanziaria 2007 non solo non ha ridotto, ma ha persino aumentato – significativamente – la spesa militare, istituendo anche un fondo di 1 miliardo di euro per le missioni internazionali e un fondo di 1 miliardo e 700 milioni di euro per le armi ad alta tecnologia.

Riteniamo che una parte consistente dei cittadini italiani si riconosca in una tale visione. Lo testimoniano, oggi, non solo le manifestazioni contro l’ampliamento della base americana realizzate a Vicenza, ma anche la crescente opposizione nel Novarese all’accordo che prevede la costruzione dei caccia F-35 della Lockheed nell’aeroporto militare di Cameri, fatto su cui ha preso posizione anche la diocesi di Novara parlando di “folle corsa agli armamenti”. A tal proposito, il CNCA ritiene che in tutti i casi – nei due appena citati come altrove – in cui si devono assumere decisioni rilevanti per la vita di una comunità locale e in cui vi siano forti divisioni nel corpo sociale, si renda necessario consultare la popolazione interessata con lo strumento del referendum o con altri di pari ampiezza e rilevanza.
Chiediamo, dunque, a Romano Prodi e al suo Governo più coraggio e decisioni politiche future che rispondano realmente a una visione della pace e dello sviluppo capace di puntare sul dialogo, sull’equità e sulla giustizia, non favorendo in alcun modo approcci etici, politici, economici manifestamente diversi – nella teoria e nella pratica – da tali valori, imprescindibili per assicurare coesistenza pacifica in tutto il pianeta.

Roma, 17 gennaio 2007

CNCA
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