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A un anno dall’approvazione della legge Fini-Giovanardi (quasi) niente è cambiato

Ora, una nuova legge. Grido di allarme del Cartello “Non incarcerate il nostro crescere”

 

ROMA – E’ passato un anno dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del testo di legge Fini-Giovanardi sulle droghe e, a dispetto di quanto indicato nel programma dell’Unione, quasi niente è mutato, né a livello legislativo, né per quanto riguarda le difficili condizioni in cui si trovano a lavorare gli operatori pubblici e privati del settore dipendenze. La modifica delle tabelle indicanti i valori sopra i quali può scattare l’accusa di spaccio, infatti, operata dal ministro Livia Turco, è stata un’azione positiva, ma del tutto insufficiente rispetto alla complessità dei problemi sul tappeto.
Pur in presenza di una gravissima crisi politica, il Cartello nazionale “Non incarcerate il nostro crescere” ritiene necessario richiamare l’attenzione delle istituzioni, delle forze politiche, degli addetti ai lavori e dei mass media sulle notevoli criticità della situazione attuale e avanzare le proprie proposte per rilanciare un’azione politica incisiva in materia di droghe.
I punti critici che il governo dovrà urgentemente affrontare, qualunque siano gli esiti della crisi, sono numerosi e rilevanti:

– Negli ultimi mesi il numero delle segnalazioni per reati di rilevanza penale connessi alle droghe è nettamente cresciuto; allo stesso modo alcune migliaia di segnalazioni alle prefetture lasciate in stand by perché non immediatamente e certamente definibili come di rilevanza penale – in attesa anche dei possibili cambiamenti normativi – potrebbero ora configurarsi, per la maggior parte, come reati penali. Ciò vuol dire che l’effetto più nefasto della legge – l’ingresso nel circuito penale, con pene pesantissime, per persone che non sono spacciatori, ma semplici consumatori di sostanze – potrebbe ora cominciare a dispiegarsi compiutamente, provocando danni gravissimi, soprattutto per il mondo giovanile.

– Si verifica un irrigidimento della magistratura competente nel concedere le pene alternative ai tossicodipendenti in carcere (rallentamenti e difficoltà connessi all’esame clinico che dovrebbe comprovare lo stato di tossicodipendenza, introdotto proprio dalla Fini-Giovanardi).

– Si aggrava il processo di deterioramento dell’intero sistema dei servizi: il settore pubblico continua a perdere operatori, mentre quello privato è sempre più piegato dai ritardi nel pagamento delle rette e dal loro mancato adeguamento persino al tasso di inflazione calcolato dall’Istat.

– Rimane sostanzialmente bloccato il Fondo nazionale lotta alla droga, che in questi mesi ha finanziato esclusivamente piccole azioni progettuali delegate alle Regioni.

– Pur apprezzando l’avvio dei lavori della Consulta nazionale tossicodipendenze presso il ministero della Solidarietà sociale e della Commissione dipendenze presso il ministero della Salute, si registra un ridotto investimento sulle strutture centrali del ministero presieduto da Paolo Ferrero dedicate al coordinamento delle politiche sulle droghe.

La gravità della situazione, a cui non è corrisposta un’adeguata attività istituzionale, ad avviso del Cartello “Non incarcerate il nostro crescere” va affrontata aumentando le risorse destinate ad un settore in forte crisi finanziaria (essendo disponibili oltre 40 miliardi di euro provenienti dalle maggiori entrate) e attraverso alcune azioni urgenti relative a:

– Un forte investimento sulla prevenzione.

– Il rispetto da parte delle Regioni degli impegni presi a Bologna in occasione della “Conferenza per un progetto delle Regioni sulle dipendenze” (7-8 febbraio 2005) in cui sette amministrazioni regionali (Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna, Toscana e Umbria) e la Provincia autonoma di Bolzano presentarono un documento in cui si impegnavano, tra l’altro, a “garantire tutti i trattamenti riconosciuti efficaci ed appropriati, ambulatoriali e residenziali, compresi i farmaci oppioidi, per tutte le persone dipendenti da sostanze” e a “garantire l’accoglienza e il supporto alle persone che abusano o sono dipendenti da sostanze a prescindere dalla loro intenzione a cessarne o meno l’uso”. I diritti di cittadinanza devono essere garantiti in modo omogeneo sul territorio nazionale attraverso un livello essenziale di servizi assicurato da tutte le amministrazioni regionali.

– La fissazione della data della prossima Conferenza nazionale sulle droghe.

– La presentazione, da parte del Governo, di un disegno di legge che sia coerente con le linee guida espresse in materia dal ministro Paolo Ferrero in occasione della sua audizione presso la commissione Sanità del Senato in data 8 febbraio 2007 e, contemporaneamente, la calendarizzazione del dibattito sulla proposta di legge Boato e altri, n° 34.

“Ci rendiamo conto”, dichiara Riccardo De Facci, coordinatore del Cartello, “che in questo momento l’attenzione di tutti è sulla crisi di governo e i suoi possibili esiti, ma il mondo degli operatori – che quotidianamente si impegna sul fronte droghe sostenendo persone in difficoltà, dialogando con giovani e adulti sul significato delle loro scelte, innovando i propri servizi – combatte ogni giorno una dura battaglia per sopravvivere. Vorremmo che le istituzioni, oltre che mandare segnali di preoccupazione in conseguenza dei continui allarmi lanciati dai mass media in materia di droghe, si facessero carico di aiutare un sistema che rischia seriamente il collasso.”

Roma, 27 febbraio 2007

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