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Vittime di tratta: occorrono nuove politiche

Presentato oggi a Roma il documento “Da vittime a cittadine e cittadini”. Vittime di tratta: occorrono nuove politiche
Le proposte di 157 enti pubblici e non profit.

 

ROMA – “Da vittime a cittadine e cittadini”. È questo il titolo che 157 organizzazioni del pubblico e del non profit hanno dato al documento presentato oggi a Roma per rilanciare le politiche e gli interventi in favore delle vittime di tratta. Le organizzazioni che hanno sottoscritto il testo chiedono di partecipare attivamente ai processi di modifica legislativa e di ridefinizione delle politiche di settore. Tra i soggetti aderenti figurano: 92 enti non profit (tra cui 8 reti nazionali e 1 rete regionale), 4 Regioni, 18 Province, 36 Comuni, 3 Consorzi dei servizi sociali, 4 Aziende sanitarie locali.

A promuovere per primi l’idea di elaborare un tale documento sono stati il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) e l’Associazione On the Road.

La necessità di intervenire sulla questione della tratta e del grave sfruttamento è testimoniata, in primo luogo, dagli stessi dati sugli interventi realizzati in favore delle vittime (fonte: Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità). Nel periodo marzo 2000-maggio 2006 sono stati registrati:

44.701 persone contattate e accompagnate ai servizi sanitari, psicologici e sociali perché possibili vittime di tratta;

11.226 vittime di tratta e grave sfruttamento avviate ai programmi di protezione, assistenza e integrazione sociale (di cui 619 minori; a partire dal 2004 il 53% dei minori proviene dalla Romania);

4.697 permessi di soggiorno art. 18 (dato riferito al periodo 2000-2004);

7.959 percorsi di formazione socio-occupazionale per vittime di tratta;

5.386 inserimenti nel mondo del lavoro di vittime di tratta.

In secondo luogo, occorre che il percorso di protezione e tutela per le vittime di tratta stabilito nell’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione del 1998 e il recente programma di assistenza stabilito dall’art. 13 della normativa sulla tratta (legge n° 228/2003) siano realmente applicati non solo a coloro che rientrano nei circuiti della prostituzione, ma anche a tutte le altre diverse situazioni del fenomeno tratta: lavoro forzato e grave sfruttamento lavorativo, servitù domestica, accattonaggio, attività illegali, adozioni internazionali illegali, traffico di organi, ecc.

A fronte di una situazione estremamente complessa, bisogna ripensare le politiche per renderle più efficaci nel contrastare la tratta e nell’aiutare le vittime. In particolare, gli autori del documento propongono:

istituzione di un Tavolo Interistituzionale Nazionale sulla Tratta, in cui trovino posto i Ministeri competenti, la Commissione interministeriale per l’attuazione dell’art. 18, la Direzione Nazionale Antimafia, Regioni, Enti locali, enti non profit e sindacali;

dare continuità e stabilità agli interventi passando dai progetti annuali a interventi inseriti strutturalmente nella rete dei servizi, aumentando – conseguentemente – le risorse disponibili;

dare una piena e omogenea applicazione all’art. 18 sul piano della concessione dei permessi di soggiorno, in modo che il godimento di tale diritto non sia subordinato – come avviene in alcuni contesti locali, contro la lettera e lo spirito della legge – alla collaborazione della vittima nelle indagini sui suoi sfruttatori;

rilanciare il Numero Verde sulla Tratta – non attivo per ben sei mesi – promuovendo una campagna di informazione rivolta non solo all’ambito della prostituzione e assicurando coordinamento e formazione alle 14 diverse postazioni attivate sul territorio nazionale;

promuovere reti di soggetti competenti in materia di tratta: enti pubblici, soggetti non profit, forze dell’ordine, ispettorati del lavoro, magistratura, sindacati, ecc., anche assicurando a tali soggetti la necessaria formazione;

abrogare le disposizioni di legge – contenute nella legge Bossi-Fini – che prevedono l’arresto per chi non ottempera al decreto di espulsione, almeno per coloro che sono vittima di tratta;

consentire l’accesso ai programmi previsti nell’articolo 18 da parte dei cittadini dei paesi comunitari, diversamente da quanto stabilito ora nella normativa vigente. Considerando che il 30% delle persone che, attualmente, usufruiscono dei benefici previsti dalla legge sono romene, si capisce come l’ingresso della Romania nell’UE, fissato per il primo gennaio 2007, richieda urgentemente una modifica legislativa su questo punto specifico;

implementare azioni di sensibilizzazione della cittadinanza e delle comunità locali in Italia;

promuovere l’inserimento del tema tratta nelle politiche sociali regionali e locali;

attivare interventi nei paesi di origine e di transito della vittime di tratta (informazione e prevenzione, ma anche progetti di sviluppo locale).

Le organizzazioni promotrici si attendono dalle istituzioni competenti il rapido avvio di una reale e stabile interlocuzione che, ad avviso dei firmatari del documento, potrebbe avere proprio nel Tavolo Nazionale sulla Tratta la sede di discussione e confronto più adeguata.

Roma, 19 dicembre 2006

CNCA
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