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”Le comunità stanno diventando il ricovero dei marginali

Riportiamo di seguito tre lanci dell’agenzia Redattore Sociale sulla nostra conferenza stampa del 21 giugno in cui sono stati presentati i risultati di tre nostra ricerche sull’ambito droghe (“Trattamenti farmacologici negli interventi sulla tossicodipendenza”; “Sostanze senza dimora”; “Maternità In-dipendente”).

 

Tra il 40 e il 50% delle persone tossicodipendenti accolte nelle comunità residenziali del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza presenta disturbi psichiatrici. Presentati dati di tre ricerche nazionali

ROMA – Tra il 40 e il 50% delle persone tossicodipendenti accolte nelle comunità residenziali del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza presenta disturbi psichiatrici; l’84% ha un diploma inferiore o uguale alla licenza media, l’83% è disoccupato, il 35,5% è sieropositivo; ben il 43% ha tra i 30 e i 39 anni, mentre il 18% supera i 40 anni. Sono alcuni dati delle 3 ricerche nazionali promosse dal Cnca sull’uso di farmaci in 150 comunità residenziali per il recupero di tossicodipendenti, sul rapporto tra dipendenze e homeless, sulle madri ex tossicodipendenti con figli alloggiate in 6 comunità specifiche. Le indagini sono state presentate questa mattina presso la sede nazionale della Federazione. Le comunità per tossicodipendenti stanno cambiando, ma “se aumentano i consumi, cala il ricorso al sistema dei servizi e alle comunità: l’uso di sostanze ricade nella normalità”, ha affermato Lucio Babolin, presidente del Cnca, che ha evidenziato come – diversamente dal passato – nelle comunità vengano usati i farmaci nei trattamenti delle dipendenze: metadone, ma anche psicofarmaci.

Lo ha confermato Riccardo De Facci, responsabile del Settore tossicodipendenze del Coordinamento: “Diminuiscono gli accessi nelle comunità residenziali o diurne, che rischiano di diventare contenitori di marginalità sociale; 1/3 degli ospiti ha problemi legati all’Aids, oltre 2/3 presenta altre patologie correlate alla tossicodipendenza (ad esempio, l’epatite C), quasi il 50% ha una diagnosi psichiatrica: dai disturbi della personalità ad altre patologie”. Riguardo all’assunzione dei farmaci, circa 6mila ospiti delle comunità (l’80% di quelle prese in carico) prende uno psicofarmaco, quasi il 60% il metadone o antagonisti. “È in atto una trasformazione-specializzazione della vita di comunità, per rispondere ai nuovi bisogni. Ma per attuarla occorre formare gli operatori, come prevede la legge 328; tuttavia registriamo un ritardo enorme nell’erogazione di risorse da parte dello Stato”, ha osservato Babolin. Così l’invio alle comunità da parte dei Sert “avviene con fatica; e le cose peggiorano se si osservano i servizi innovativi o a bassa soglia che riguardano non solo le dipendenze, ma i consumi problematici”.

Indagine del Cnca. Cambiano le tipologie delle comunità di accoglienza per chi ha problemi di dipendenza: oltre alle comunità per madri e figli, sono nate quelle per coppie e aumentano quelle per persone alcoldipendenti o con doppia diagnosi

ROMA – Cambiano le tipologie delle comunità di accoglienza per chi ha problemi di dipendenza: oltre alle comunità per madri e figli, sono nate quelle per coppie, mentre aumentano quelle per persone alcoldipendenti o con doppia diagnosi, in cui i tempi della presa in carico vengono allungati. Lo evidenzia il Cnca, che ha promosso la ricerca “Maternità In-dipendente”, presentata oggi presso la sede nazionale del Coordinamento e anticipata da Redattore Sociale in 3 lanci pubblicati l’11 febbraio scorso. “Dopo i cannabinoidi, la cocaina è la droga maggiormente assunta, ma in questo caso esistono pochi interventi di prevenzione e vengono proposti percorsi analoghi a quelli degli eroinomani”, ha rilevato Riccardo De Facci, responsabile per la Federazione del settore tossicodipendenze, che ha riferito sull’aumento di ricoveri in psichiatria o di Trattamenti sanitari obbligatori nei confronti di assuntori di cocaina, che abusano della sostanza e compiono atti violenti.

Nel dettaglio, la ricerca “Maternità In-dipendente” curata da Antonella Camposeragna presenta le condizioni in cui si trovano le madri (ex) tossicodipendenti con figli alloggiate in 6 comunità specificamente rivolte a tali situazioni di disagio. Nel 2003 le utenti sono state circa 15-20 per ciascuna comunità, mentre quelle attualmente in trattamento sono tra le 8 e le 12. I bambini, in numero medio di uno per utente attualmente in carico presso la comunità, hanno un’età prevalente compresa tra 1 e 6 anni. Le donne hanno prevalentemente un’età superiore ai 25 anni. Il tasso di ritenzione in trattamento risulta piuttosto alto per l’anno passato, essendo pari all’80% e quindi superiore ai tassi riportati da comunità rivolte ad altra utenza. “La peculiarità di questa utenza adulta è caratterizzata dai bisogni di cura per la dipendenza intrecciati con un altro tipo di bisogni che sono simili a quelli che i loro figli stanno attualmente sperimentando e che proprio per questa sovrapposizione temporale vi è l’incapacità delle madri di leggerli e soddisfarli – evidenzia la ricerca -. Nel caso specifico, le donne che entrano in trattamento hanno sia bisogni di cura per se stesse che necessità di essere supportate nella genitorialità, ed in molti casi la decisione di entrare in trattamento è forzata dal decreto”.

Indagine del Cnca. Delle circa 30mila persone contattate dalle unità di strada il 70-80% ha problemi psichiatrici (patologie franche o disturbi di personalità) e ”circa un terzo è senza fissa dimora”

ROMA – Circa 40 gruppi attivi in Italia sul fronte della marginalità estrema, membri del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, hanno contattato tramite unità di strada circa 30mila persone nel 2004: il 70-80% ha problemi psichiatrici (patologie franche o disturbi di personalità) e “circa un terzo è senza fissa dimora”. Lo ha riferito Riccardo De Facci, responsabile del settore tossicodipendenze della Federazione, durante la conferenza stampa svoltasi nella sede nazionale per presentare la ricerca “Sostanze senza Dimora”, a cura di Antonella Camposeragna e Maria Stagnitta.

Tramite focus group con i responsabili operativi di servizi pubblici e privati, Varese, Bologna, Roma e Palermo, a cui si aggiungono brevi interviste a 14 tossicodipendenti homeless da almeno 3 mesi a Roma, è emerso che “vi è una cospicua porzione di persone tossicodipendenti che vivono in un condizione di senza dimora”, soprattutto in città grandi e metropoli; sono prevalentemente uomini (9 italiani, 3 stranieri e 2 donne italiane), di età compresa tra i 35 e i 39 anni. La sostanza di abuso primaria è l’eroina, “ma il pattern di abuso più consueto è quello del policonsumo (alcol, psicofarmaci)”; inoltre “la patologia della tossicodipendenza si associa fortemente ad altre patologie (droga correlate e di tipo psichiatrico) con un elevata presenza di comorbilità”, evidenzia la ricerca, osservando: “Non esiste una modalità di raccolta sistematica di informazioni su tossicodipendenti senza fissa dimora e questo rende i dati dei vari osservatori difficilmente comparabili”. Tra i motivi per cui si rivolgono al servizio, gli intervistati sottolineano “il soddisfacimento dei bisogni primari, quali mangiare, lavarsi e dormire, ma accanto a questi vi sono altresì necessità di essere accolti, ascoltati e poter stare insieme ad altre persone”. Sono quindi momenti di “tregua” dalla vita di strada “a rivestire la massima importanza dell’utenza: non si tratta quindi della mera erogazione di vitto e alloggio, ma del creare un ambiente di accoglienza della persona, dove essa possa avere un sostegno da parte di personale qualificato ad essere la vera attrattiva del servizio”.

I servizi che hanno compilato la scheda di rilevazione (“mappatura”) sono stati complessivamente 37. La rilevazione è avvenuta in tutta Italia, con una prevalenza del Nord, dove è situato il 43.2% (16) dei rispondenti, mentre il Centro ha costituito il 32. 4% (12) e il 24.3 (9) % il Sud. In generale la titolarità dei servizi è per il 54.1% (20) dei casi di Enti Pubblici. Sebbene non esistano differenze significative per area geografica, tuttavia si riscontra che il Centro è la zona in cui vi è in proporzione la maggior prevalenza di servizi con titolarità pubblica; la tipologia prevalente risulta essere il Drop in o Centro a bassa soglia diurno. “I servizi in generale riportano un’integrazione con altri servizi, sia del privato sociale che del pubblico; la differenza principale sta nel fatto che con i primi si tende ad avere una modalità di raccordo di tipo informale, tra operatori, mentre con i secondi si utilizzano strumenti ben definiti, quali convenzioni e/o protocolli di intesa”, rileva la ricerca. Il personale è composto mediamente da circa 7 persone, in prevalenza educatori professionali (82.6%) e operatori di base (60%). Alta la prevalenza di poliassuntori: l’eroina viene spesso associata all’alcol, alla cannabis e agli psicofarmaci. “L’utenza esprime una generica richiesta di aiuto, seguita da un bisogno di ascolto e da un momento di tregua dalla vita di strada. La domanda meno frequente è la disintossicazione – evidenzia la ricerca -. Riteniamo anche rilevante la frequenza di richieste relative all’inserimento lavorativo, paritarie alla necessità di un alloggio. Mancano, in sostanza, strutture post-dormitorio, di transizione, che consentano alle persone che hanno ritrovato un lavoro, di potersi riappropriare anche di un’abitazione o viceversa”.

CNCA
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