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Una piattaforma digitale per misurare l’impatto sociale dei servizi di Riduzione dei danni

Una piattaforma digitale per misurare l’impatto sociale
dei servizi di Riduzione dei danni. L’esperienza del CNCA

Nel contesto del gruppo nazionale del CNCA in cui sono rappresentati la quasi totalità dei servizi e dei progetti di Riduzione dei danni e Limitazione dei rischi gestiti o cogestiti da soci della federazione, era ed è particolarmente sentita l’esigenza tecnica, ma anche politica di misurare e restituire l’impatto sociale ed economico delle proprie attività: è abbastanza palese che se grazie ad un drop-in o a una unità mobile è possibile evitare un certo numero di ricoveri in ospedale, di overdose, di carcerazione, di invii impropri al pronto soccorso sanitario o di siero conversioni, i risparmi correlati diretti e indiretti sono notevoli, e nei loro moltiplicatori sensibilmente superiori ai costi dei servizi stessi. Tuttavia, non è semplice poterli misurare e garantire una misura oggettiva; per farlo è necessario un processo che veda convergere diverse competenze: sociali, sanitarie, economiche e non ultimo informatiche.

Pur essendo chiaro, a chi osserva dall’interno i processi e a chi li vive in prima persona, il rilevante effetto moltiplicatore di qualità delle azioni di Riduzione del danno e di Limitazione dei Rischi relativo ai destinatari diretti ma anche alla comunità complessiva, questo non è facilmente traducibile e comunicabile al resto del sistema integrato dei servizi, ai committenti e ai decisori politici. Al contrario, la costruzione di modelli accreditati e condivisi per la Valutazione dell’impatto sociale – che potrebbe trovare una risposta in progetti di tipo sperimentale, realizzati attraverso i percorsi di co-progettazione previsti dal nuovo Codice degli enti del Terzo settore – e con una partecipazione attiva della società civile in accordo con la Strategia EU sulle droghe, potrebbe aiutare a consolidare ed estendere tali pratiche a beneficio mutuo e collettivo. L’indicazione a misurare gli effetti socioeconomici diretti e indiretti di progetti e azioni sociosanitarie, piuttosto che la semplice analisi dei costi, è in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle agende dei principali organismi internazionali come Nazioni Unite, ILO, OCSE, Unione europea, e l’invito ad una maggiore partecipazione della società civile è stato ribadito da una indagine del Civil Society Forum on Drugs (CSFD) e dal Parlamento europeo.

L’opportunità di mettere a sistema queste differenti expertise è apparsa chiara nella cooperazione con la società Open Impact: utilizzare la piattaforma con uno strumento digitale adattato sul modello di valutazione co-progettato, con appositi indicatori dedicati, qualitativi e quantitativi, e proxy finanziarie che permettono la digitalizzazione del nostro lavoro e la lettura, perlomeno parziale, del suo impatto sociale e anche dei suoi effetti economici.

Per oltre un anno il gruppo ha lavorato alla definizione e alla selezione degli indicatori: non tutto ciò che è significativo per un occhio sociale può essere facilmente tradotto in dati di impatto misurabili e/o metabolizzato in procedure informatiche, tuttavia il lavoro è stato anche un’utile occasione di contaminazione reciproca.

Il confronto si è articolato attraverso incontri ristretti e allargati in remoto e in presenza usando anche strumenti per i sondaggi online con continui adattamenti. Lo scopo era costruire un modello digitalizzato che permettesse una prima sperimentazione e potesse adattarsi o essere sufficientemente adattato a vari servizi di prossimità relativi alle diverse popolazioni destinatarie degli interventi: da popolazioni fortemente marginalizzate a gruppi caratterizzati da una piena integrazione sociale, accomunate dalla difficoltà di essere raggiunte dai servizi Hard to Reach Populations, come appunto vengono definite dalla letteratura internazionale di settore senza dimora, utilizzatori di sostanze più o meno ricreazionali, sex worker, persone con dipendenze comportamentali, ma anche semplici giovani nei loro gruppi informali.

Al termine della primavera del 2022 il percorso adattato alle peculiarità del nostro settore era pronto. Si pensava a un beta test di qualche mese nel quale coinvolgere quattro o cinque equipe, un po’ sulla falsa riga dei trial clinici per la fase di test. Più che l’effettivo impatto avrebbe dovuto restituire la facilità di uso dello strumento: la maggior parte dei servizi deve già raccogliere e compilare una gran mole di dati per i committenti e spesso gli operatori coinvolti percepiscono queste incombenze come un ulteriore appesantimento burocratico del loro lavoro, un tributo da dare alla bulimia burocratica della committenza senza che poi costituisca o venga percepito come un vantaggio per le attività stesse.

L’adesione alla fase di sperimentazione è però stata tre volte più alta dell’atteso, come il volume di dati raccolti e di feedback relativi, e altri si sono aggiunti in corsa. Alcuni video tutorial e una mailing list che raccoglie tutti gli incaricati sono stati usati per facilitare il supporto e la valutazione del processo e rifiniture e adattamenti stanno continuando come pure la raccolta di dati: ad oggi, inizio novembre 2022, in piattaforma sono state compilate 1.500 schede, con dati relativi a più di 29mila contatti. A dicembre, quindi, potremo avere non solo una misurazione della fruibilità e della compliance correlata nella raccolta di dati, ma anche una prima indicazione di impatto e nel prossimo anno sarà pronto il primo strumento dedicato alla Valutazione di impatto sociale del lavoro di strada, ovviamente ancora da perfezionare e da estendere, ma già in grado di restituire agli operatori, ai destinatari, alle committenze, ai decisori politici e, in ultima istanza, ai contribuenti, una misura di quanto ciò che troppo spesso viene percepito come un lusso che non ci si può permettere in tempo di crisi o addirittura come iatrogeno, sia in realtà qualcosa di cui non si può fare a meno, un investimento capace di coniugare risultati sociali e vantaggi economici.

Andrea Albino, CNCA, Marco Biazzo, Open Impact,
Lorenzo Camoletto, CNCA, Claudia Iormetti, CNCA

CNCA
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