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Accoglienza come costruzione di pace

Nell’Assemblea del 5 aprile scorso, il CNCA Trentino Alto Adige ha condiviso questo documento sulla guerra in Ucraina.

Accoglienza come costruzione di pace

Accoglienza è una parola straordinaria che definisce un modo, un atteggiamento, un sentimento di attenzione alle necessità, alle urgenze di una o più persone in difficoltà.

Accoglienza è azione concreta per dare risposta, sollievo, respiro alla fatica, alla sofferenza, alla solitudine, al dolore ed è uno dei modi migliori per combattere pregiudizi e stereotipi e per creare una comunità più inclusiva e solidale. Accoglienza fa bene anche a chi la mette in campo; fondata sullo scambio e la condivisione, amplifica lo sguardo personale, affina le sensibilità, rinforza l’empatia.

Accoglienza è ciò che moltissime organizzazioni sparse nel territorio nazionale e regionale da decenni hanno messo in campo e mettono oggi quotidianamente a disposizione di una umanità spesso ai margini. Tante di queste realtà fanno parte del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA) e hanno visto migliaia di persone, spesso molto diverse per provenienza, vissuti, estrazione sociale, condizione, affacciarsi alla porta e trovare risposta a bisogni profondi dell’essere umano.

Un impegno, quello delle comunità, che si è andato facendo negli anni più difficile, perché contrastato da politiche ostili e da un clima frutto di parole divisive che hanno alimentato la cultura della paura e del diverso. Ma questo non ha determinato diminuzione di impegno né perdita di motivazione e non ha modificato il significato profondo della propria azione. La orrenda guerra scatenata da Putin, “l’inaccettabile aggressione armata” come l’ha definita papa Francesco ha prodotto, oltre a morte e distruzione, ulteriori milioni di profughi e generato una grande ondata di solidarietà. Come scrive il presidente del Centro Astalli Stefano Graiff, «E’ bello oggi constatare che anche il nostro Trentino, di fronte al dramma che sta accadendo, riscopre la sua profonda umanità e solidarietà; quell’umanità, oggi, di fronte al dramma, torna con forza ad emergere ed a far sentire la sua voce.» Quella voce che era sempre più flebile e che ora si alza in ogni angolo del nostro territorio, si fa forte, si traduce in formidabile azione collettiva. In questo terribile dramma cogliamo tutti questo fiore e coltiviamolo per farlo vivere in modo duraturo. Perché la guerra, questa immonda guerra, come tutte quelle che si combattono in questo disgraziato mondo, produce vittime innocenti, rifugiati, distruzioni materiali, ma fa anche danni terribili distruggendo le relazioni che intercorrono fra le persone, come pure fra le altre comunità e i Paesi. Un dolore che impedisce di riconoscere l’umanità delle persone che appartengono ad una bandiera diversa. Serviranno tantissimi anni per recuperare quanto distrutto in poche settimane anche sul piano del rapporto, della relazione con l’altro, persona, comunità o Paese che sia… Ricchezze che Leonardo Becchetti chiama terre rare, come quei minerali di cui abbiamo necessità sempre più impellente per il nostro modello di sviluppo.

Occorre fare ogni sforzo possibile per fermare i cannoni e che la guerra cessi, subito. È urgente deporre le armi. «Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere». Dunque, dice papa Francesco, «si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace». La gente comune che è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra.

Siamo accanto alle vittime di questa aggressione distruttiva, con la stessa attenzione e la stessa cura che abbiamo con chi scappava e fugge tutt’ora dalle decine di conflitti in ogni parte del mondo. E ci conforta ritrovarci oggi dentro una comunità che ha recuperato la propria dimensione solidaristica e di pace. Perché di questo si tratta: costruire percorsi di pace attraverso lo spirito di comunità, il recupero delle relazioni che avviene nel dare risposta ad un’emergenza drammatica. Di recuperare le relazioni abbiamo tutti una evidentissima necessità, perché è attraverso questa attenzione all’altro, verso questa sensibilità alla sofferenza, verso questa disponibilità all’incontro che si può rinforzare la comunità. Un substrato sul quale costruire la pace, che non è solo la cessazione della guerra, ma l’esito di un lavoro costante, continuo, faticoso, che ci deve vedere impegnati nella vicinanza, nell’aiuto, nel comprendere i bisogni di chi ha necessità di essere accolto. Una accoglienza che non discrimina, non sceglie, non fa gerarchie, una accoglienza che parte dalla prossimità e si estende, si amplifica, si allarga. Allo stesso tempo deve vederci sempre più convinti nell’abbattere muri, costruire ponti, attivi nel contrastare col dialogo la radicalizzazione voluta e cercata da chi vede con fastidio il confronto sui contenuti, capaci di disarmare l’aggressività, disponibili nella ricerca di percorsi diversi per affrontare i conflitti che non siano quelli della corsa alle armi e della negazione dell’umanità, la guerra. Corsa alle armi che alimenta, piuttosto che arginare, l’instabilità e la probabilità della guerra come da decenni sostiene la Rete per la pace e il disarmo da decenni.

Le notizie che arrivano dalla martoriata Ucraina devono ancora di più convincerci che ogni giorno è buono per esercitare nelle nostre azioni un’etica delle responsabilità, per essere operatori di pace, per dare una speranza al futuro.

L’Assemblea del CNCA del Trentino Alto Adige
05 Aprile 2022

CNCA
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