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La salute è un diritto, anche di chi consuma droghe. Dove sono finiti i livelli essenziali della riduzione del danno?

In occasione della giornata mondiale della Salute, una rete di organizzazioni della società civile, del terzo settore, operatori, persone che usano sostanze hanno rilanciato un appello alle istituzioni per l’implementazione dei livelli essenziali della riduzione del danno. 

“La salute è un diritto costituzionale. Anche per quei cittadini e cittadine che usano sostanze, legali e illegali. Per loro, sono previsti sia trattamenti di cura che interventi di riduzione del danno e del rischio (Rdd). Questi ultimi tutelano la salute e il benessere delle persone che usano sostanze e che non possono o non vogliono smettere di usarle, ma non per questo sono destinati a vedere la loro salute compromessa.

Un approccio vincente, adottato in tutta Europa e in molti paesi del mondo. Anche in Italia da decenni politiche e interventi di Rdd dimostrano che è possibile lavorare per la qualità della vita e della salute di chi usa sostanze.

Dopo decenni di stallo istituzionale, finalmente nel gennaio del 2017, la riduzione del danno è entrata a far parte dei livelli essenziali di assistenza (LEA), con il DPCM del 12 gennaio 2017.

Sembrava una buona notizia. Ma dove sono finiti i livelli essenziali della riduzione del danno?

In due anni nessun atto governativo e ministeriale è intervenuto a garantirne l’implementazione. Solo poche regioni, già virtuose sotto questo profilo, hanno compiuto qualche passo in avanti.

Questa latitanza istituzionale è gravissima: non solo perché non attua quanto previsto per legge, e nega il diritto alla salute, ma perché espone milioni di persone che usano sostanze a rischi e danni che sono evitabili.

Siamo stanchi di leggere dichiarazioni retoriche sul consumo di droghe, false morali e inutili appelli a controllo e repressione.

I giovani si possono educare a un consumo consapevole e meno rischioso, invece che farli annusare dai cani; le morti per overdose si prevengono con un sistema integrato, fatto di distribuzione del farmaco salva vita (naloxone), di analisi delle sostanze con sui informare i consumatori (drug checking), di servizi (drop in, unità mobili) che invece vengo tagliati, di stanze del consumo sicuro, che in Italia non ci sono e in Europa salvano centinaia di vite.

Il mondo è scosso dalla crisi del fentanyl, e laddove questa crisi miete vittime, come negli Stati Uniti, si cerca di recuperare il tempo perduto a causa della “guerra alla droga” e introdurre sistemi di Rdd. In Italia, la riduzione del danno la sappiamo fare: possiamo aspettare una crisi del fentanyl anche qui, o possiamo prevenirla. Noi ci stiamo già lavorando. La politica sta remando contro.

Quello che serve è una politica delle droghe – sociale e sanitaria – razionale, efficace, attenta alle persone, pragmatica.

Come realtà della società civile e del terzo settore attive e impegnate nelle politiche sulle droghe, nei servizi sulle dipendenze e sui diritti umani e civili, chiediamo al Governo, al ministero della Salute per le sue competenze, e alle Regioni di avviare tempestivamente un processo di attuazione e implementazione dei livelli essenziali di assistenza della Rdd.

Questo chiediamo nel documento “LEA. La Riduzione del danno è un diritto. Verso un processo di innovazione nelle politiche italiane dei servizi”.

Scarica il documento

Alla rete hanno aderito CNCA, Forum Droghe, Antigone, CGIL, FP-CGIL, LILA, la Società della Ragione, ITARDD, Comunità di S. Benedetto, Gruppo Abele e LegacoopSociali.

 

CNCA
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